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Donna violentata. La sua voce

25 Novembre 2017. Giornata Internazionale contro la vioenza sulle donn


Ma tu… proprio tu… quante promesse mi hai fatto in questi lunghi anni?
Neanche le ho contate più!
Adesso… sono davvero stanca delle tue parole che tali sono rimaste.


Io?
Io... non sono di certo il tuo burattino.
Non voglio continuare più a farlo.
Forse lo hai scordato… ma sono una persona, una donna, non l’essere
che tu usi per i tuoi sfoghi personali, e poi quelli di rabbia,
di frustrazione e del tuo intimo folle malessere contorto e malato.


Proprio me che inizialmente mi consideravi come una regina!
Ed adesso… guardami bene in faccia, in viso.
Osserva bene questo mio corpo martoriato per i tuoi scatti d’ira ingiustificati, assurdi.
Da troppo tempo lo hai maltrattato, torturato.


Li stai vedendo addosso a me tutti i segni, i lividi, le ferite, le contusioni
ancora evidenti della tua cattiveria perversa?


I tuoi sentimenti di oggi,
non sono più buoni come i primi tempi del nostro amore.
Sono rabbiosi, malati, perfidi, ed io non ce la faccio più a starti dietro.


Perdono…? Mi chiedi perdono. (leggere con forte rabbia che esce dal cuore)
E dopo? E no caro mio…!
Ora dico basta... basta… basta!


Dimmi che ne hai fatto, che ne farai del mio perdono,
se poi ricominci da capo con la tua ira,
coi soprusi, con le violenze inaudite sul mio corpo,
senza calcolare quelle verbali, psicologiche?


Mi ha rovinato, devastato non solo nel fisico,
che quello oramai poco importa, ma soprattutto nello spirito,
nell’intelletto, nel mio modo di pensare, che adesso in me non esiste,
non riconosco più come mio.


Già proprio così!
perché io, da troppo tempo, non ragiono più con la mia testa,
piuttosto come tu vuoi che io faccia e che sia.
Soprattutto pretendi che stia sottomessa alla tua maledetta, distorta volontà!


No tu non sei più mio marito,
il compagno amorevole che credevo d’avere!
Non sei più l’uomo dei miei sogni, il mio ideale,
non più grado di darmi amore, serenità, conforto, consolazione, sicurezza.
Parole queste per te inutili.
Lo so bene adesso!
Anche per me, al solo pronunziarle, oramai, le risento tutte prive di significato.


Per te non provo più amore,
neanche rispetto, devozione, fedeltà.
Perché tu, col tuo modo violento di agire su di me,
come fossi una misera creatura pari ad uno straccio,
hai annullato ogni mio desiderio d’essere donna, compagna, sposa.


Mi fai sorridere quando chiedi perdono! (fare una sarcastica, amara, risata)
E poi…?
Ricominci di nuovo con le tue ire, i tuoi sospetti malati,
calpestando anche coi tuoi piedi, la mia persona,
mettendoli perfino sopra la mia testa,
per evidenziare il tuo dominio,
mentre io mi sento diventare “nulla”.


Ma già dimenticavo! Che t’importa di me?


Mi tratti peggio di una sguattera, di una schiava.
Ma io ti ricordo… non sono il tuo possesso;
non puoi permetterti di sbriciolarmi, plasmare,
modellare, distruggere e poi ricompormi come desideri tu,
per il tuo folle perverso piacimento!


Adesso l’ho capito benissimo!
“io” ripeto “io”… non sono più niente ai tuoi occhi.
Ma guarda un po’! Solo ora mi posso permettere il lusso di dire che sono “io”!
Ciò vuol dire che ho ripreso finalmente coscienza della mia identità.


Così mi hai ridotto, proprio senza autonomia intellettiva,
senza speranza.
Io sono diventata il fantasma di me stessa, che sta affogando nella
inutilità e nella scarsa considerazione che ho, oramai,
della vita, di questa mia vita inutile, insensata con te.


Ma nonostante tutto…
Vedrai…
Ricomincerò da capo e lo farò senza di te,
perché la forza, quel poco rimasta, ancora l’ho dentro
la mia anima calpestata e mortificata.


Me ne andrò.
Cercherò di riunire i pezzi della mia personalità, del mio cuore,
della mia ragione che tu hai frantumato a tuo piacimento.
Troverò la forza di ricominciare senza avere
più accanto un uomo violento, davvero malato come te.




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Racconto scritto il 23/11/2017 - 21:55
Da Vincenzo Scuderi
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