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IL FUNAMBOLO

Il signor Clifford si trovava sulla sua fune: i piedi uno sopra l’altro, le braccia distese e un bastone per l’equilibrio.
Un mucchio di persone lo osservava mentre si muoveva nel cielo di Alley: c’era chi aveva un nodo alla gola e chi era entusiasta.
Respiri e silenzio riecheggiavano nell’aria.
Passava poi qualche secondo, poi un passo, corto ma decisivo.
Nessuno sapeva quello che provava il signor Clifford, nessuno osava dire nulla.
Molte voci giravano sul suo conto: chi diceva che aveva ucciso la moglie e che si era poi trasferito qui, ad Alley; chi invece lo vedeva come un brav’uomo che era semplicemente vedovo… tutti erano sicuri però che egli non avesse una moglie.
Alle prime luci dell’alba, quando ancora tutta Alley dormiva, lui si svegliava, andava a prendere il pane, poi si rinchiudeva in casa e ci rimaneva per tutto il resto della giornata.
Solo quando la notte stava per calare su Alley lui e la sua squadra appendevano la fune alle case, si preparava e con la sua tuta nera da funambolo la percorreva.
Inizialmente nessuno lo osservava, poi la gente incuriosita si fece avanti, ma lui era sempre uguale: non parlava, non socializzava. Era solo.
Si può dire che il grande gruppo dei contrari della lingua italiana lo racchiudesse: lui non era normale, felice o bello, lui era diverso, triste e tenebroso.
La corda era sempre più tesa, gli sguardi della gente sempre più fissi: nessuno osava nemmeno compiere un minimo battito di ciglia.
Si trovava ora molto vicino alla Chiesa, luogo di culto che non frequentava mai.
La nebbia invadeva Alley in quel momento e la notte stava per arrivare.
Quando ci si chiede la risposta a delle domande, ma purtroppo queste non ci sono, i dubbi diventano come dei tornadi e si portano via con con sé le poche certezze.
Questa era l’unica, ma forte sensazione che accomunava gli abitanti di Alley.
Non importa se si è felici o tristi, buoni o cattivi. Per tutti è la stessa.
Per tutti escluso il signor Clifford, perchè lui di certo sapeva tutto riguardante la sua vita, ma era come un buco nero, rapiva chiunque provasse ad avvicinarsi e poi li rispingeva, nel paese delle incertezze.
Mancavano ormai pochi passi… TUM TUM TUM.
Il cuore della gente di Alley era colmo di emozioni, tutti osservavano impietriti la scena.
C’è chi dice che il signor Clifford, era un importante uomo di affari, che aveva smesso di dedicarsi a ciò solamente per l'amore della fune...
Sembrava davvero che osservandolo lui e la fune erano come una cosa sola, uniti da un filo invisibile.
Il signor Clifford si sentiva dunque a suo agio quando era lì; forse era meglio non sapere niente, forse doveva essere lui ad avvicinarsi a noi e non l’opposto.
Mancava un passo e avrebbe raggiunto la fine del percorso, ancora uno sforzo e ce l’avrebbe fatta… ma… quasi tentato da una forza che solo lui poteva sentire, il signor Clifford mosse un piede, poi l’altro e con molta calma, quasi come se stesse danzando nel cielo, cadde.
Il funambolo, uomo dai tanti segreti, si era lasciato andare, portando anch’essi con se.



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Racconto scritto il 04/04/2020 - 17:54
Da Eleonora Bassi
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