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= Poesia
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Il viaggio (eco versi, le Grange) diciannovesima tappa

Quest’oggi il nostro salotto itinerante si troverà ad affrontare, se così si può dire, una specie di turbolenza. Sentirete sobbalzare le vostre poltrone di varia foggia, ma restate seduti tranquilli ognuno al proprio posto.
“Ma che ci posso fare/ se a me piace il Natale…/ Ma che ci posso fare/ se mi piace tirare la neve/ c'è più gusto a mangiare/ a bere e ad abbracciarsi ancora./ Chiudi gli occhi, esprimi un desiderio/ ed immagina che sia vero”.
Vedo le sagome nitide di Ernesto, Giuseppe e Santa, e le ombre di Ferruccio e Arduino, Glauco, Valentina, Michele e Teresa. Maria Luisa, Barbara e Loris, Antonio, Grazia e Anna Maria, Moreno, Laisa, Mary e Margherita.
Continuano a piacermi le ombre senza il fardello dei dettagli. E le qualità dei dettagli.
Viaggeremo lì “dove fiorisce il rosmarino c’è una fontana scura… dove cammina il mio destino c’è un filo di paura”, canta Fabrizio De André.
Ho pensato di accostarti l’ecopoesia, un genere particolare che si è sviluppato a partire dall'ultimo decennio del XX secolo nell'ambito di un movimento poetico ispirato a tematiche ecologiche. Il tema ricorrente dell'eco-poeta è la natura e la sua salvaguardia, ma non è il cantore della poesia bucolica classica, bensì colui che ne rileva oltre alla bellezza i problemi che la sconvolgono. L’ecopoesia è caratterizzata anche da una sua specificità nella forma espressiva che utilizza una comunicazione poetica semplice e chiara.
Nel mentre leggerò…


Le due imponenti torri coniche
che dominano Castell’Apertole
danno ricovero ai demoni dormienti
di Belzebù, suoi tegumenti e costole,
in attesa dell’adunanza apocalittica.
Detta così mette i brividi, non credete?
Gli abitanti delle terre alle porte di Trino
credono che il loro cielo e le acque chete
siano contaminati dall’uranio del reattore
della discussa centrale elettronucleare .
I neonati che nascono senza piangere
e gli uccelli che si scordano di volare
non fanno forse più rabbrividire…?
E la paura ha smesso di far tremare.


Allora Graziella, prenderai posto accanto a me?
“Ma che ci posso fare/ se a me piace il Natale…/ C'è più gusto a cantare/ mentre si fa sera./ Ma che ci posso fare/ se mi piacciono le luci accese/ tra le vetrine del centro,/ delle candele nelle chiese”.




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Racconto scritto il 22/12/2020 - 19:28
Da Mirko D. Mastro
Letta n.825 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Un altro emozionante viaggio itinerante in bella compagnia, e si continua ....

Maria Luisa Bandiera 24/12/2020 - 17:59

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E il viaggio continua tra emozioni e arte splende la tua magica penna che lascia una scia luminosa... sui nostri cuori.
Buon Natale Mirko

Margherita Pisano 24/12/2020 - 09:24

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Che piacere Graziella...
Grazie e Buon Natale autori

Mirko D. Mastro(Poeta) 24/12/2020 - 05:54

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Il tuo viaggio prosegue e ad ogni tappa arricchisce il mio piacere di parteciparvi. Bella la tua idea di portarci sulla strada della storia della poesia e dei suoi svariati aspetti. Mi piace molto anche il tuo citare spesso i versi di canzoni d'autore. Stelline... stelline per te...

santa scardino 23/12/2020 - 22:15

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Sì certo poeta Mirko con grande piacere accetto!!

Graziella Silvestri 22/12/2020 - 21:51

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È con grande piacere che saluterò la poetessa della Natura se vorrà salire in carrozza.
Anche questa prevedo sarà una bella tappa.

Ernesto D’Onise 22/12/2020 - 20:35

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