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Prosegui una storia che inizi così: "Fissava il foglio bianco dinanzi a sé , mentre, veloci, i pensieri ballavano nella sua testa. Vedeva le immagini prendere corpo per poi, come d’incanto, svanire in un momento, in un battito di ciglia.
Il tempo passava, ma niente, nulla, non un solo pensiero si era chiarificato, strabuzzava gli occhi cercando di vedere oltre la fitta nebbia in cui era avvolta la sua mente. Vuoto. Stava per chiudere tutto, andare via, si era fatto tardi e cominciava a sentire i morsi della fame. Non aveva pranzato e, ormai, doveva essere ora di cena. Stanca e avvilita, si accingeva a spegnere il computer quando vide una figura venire verso di lei. Si materializzava ad ogni passo, testa alta e espressione fiera “Io sono Claudia” disse “mi stavi aspettando”.


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Giusy e Claudia

Giusy e Claudia


Non si sentiva affatto impaurita. Anzi spense con la solita flemma il suo pc , girò la sua poltroncina a rotelle verso quella figura e si mostrò aperta, disposta al dialogo come se attendesse quella visita; quasi un’amica. Giusy era solita cenare sempre allo stesso orario, problemi digestivi le imponevano una certa ritualità per via anche di una lunga serie di pillole da ingerire poi, fino a tarda serata. Abbozzando un tenero sorriso rispose “ certo che ti aspettavo ,è tanto tempo che ti cerco,fai parte di me anzi sei proprio me,quella che voglio essere ma forse quella che gli altri non vogliono che io sia.” Un mondo ipocrita che oggi si trincea ancora dietro un falso perbenismo dove non c’è spazio alcuno per la diversità. Diversità ma che parolone;non uguale , ne simile. La dice lunga eh!La diversità come fosse una cosa fortemente negativa,minacciosa. Certo che se continuiamo a guardare la diversità come un limite allora non si va proprio da nessuna parte, mia cara Claudia. Proviamo invece a vedere oltre la comunicazione con l’altro, un fatto positivo che ci potrà anche mettere l’uno contro l’altro in uno scontro ma, non ci renderà diversi perché non sarà discriminazione. Giusy rivolgendosi a Claudia quasi con le lacrime agl’occhi disse “sto malissimo da quando , già all’età di otto anni ,ebbi la sensazione di provare qualcosa in più e non di diverso. Un qualcosa che mi completava al punto tale da non temere l’uomo, da non vederlo come l’altro al quale unirsi per fare coppia ma assumerne le sue caratteristiche per meglio amare l’altro sesso che poi sarebbe il mio.”Ormai con l’impeto a mille Giusy continuò raccontando che lei ,crescendo ,aveva provato a non escludere dalla sua stessa vita emotiva e sessuale “lui”, l’uomo, e aggiunse di più rivolgendosi a quella figura, sempre più nitida e presente, Claudia per l’appunto, che aveva anche provato e con successo ad amare , in tutti i sensi, poi, un bel giorno, sbirciando dalla tenda della finestra della sua cameretta che dava proprio di fronte a quella di Claudia, ebbe come una forte attrazione , forti brividi e disagio allo stesso tempo. Ora Giusy è a pochi centimetri da Claudia. Ne sente l’odore familiare , ed avverte il battito del suo cuore che accelera, sempre più. Trova il coraggio di sviscerare tutto e, cercandola con le mani e con gli occhi impauriti, prova il forte desiderio di accarezzarla per prendersi cura di lei, donarle tutta la sua attenzione , i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le proprie pulsioni. Insomma appartenerle fino a custodirla con se e diventare tutt’uno. Troppi anni trascorsi ad osservarti rientrare a casa e nella tua ritualità, non ti sei mai accorta di un grande fratello che ti amava segretamente e, nel mentre, pasticciava la sua vita con le mani sporche di paura, del giudizio, dell’ additamento, dell’ignoranza che però cozzavano con la purezza e la nobiltà di quei sentimenti. Cosa posso farci se la mia vita si è sviluppata in un paesino dove il pregiudizio sembra innato e così non dovrebbe essere in quanto “la diversità” è solamente un paradigma educativo di stimolo all’accoglienza in tutti i sensi. Giusy ormai aperta continua dicendo “ho trascorso notti intere a pensarti ,a darmi un contegno , come voleva un intero paese e la mia stessa famiglia,ma derisa ed offesa ho rinunciato e mi sono trasferita in città. Oggi vivo qui in un contesto cittadino ipocritamente accettata ma dove ho conquistato la forza di rispettare me stessa , guardarmi allo specchio fiera e rendermi conto che non sono malata come forse tanti hanno creduto , non sono diversa in nessuna parte del mio corpo se non forse nel cuore e nell’anima avendo la forza di concepire l’amore per la vita e la vita per l’amore come un dono di Dio che non credo proprio abbia mai discriminato qualcuno. La cosa che mi infastidisce e che tu,Claudia non dici nulla , sembri troppo calma , tranquilla e con una certa seraficità, ormai amorevolmente convinta delle mie convinzioni mi autorizzi a venirti incontro e misteriosamente tu diventi me in un unico corpo , un'unica anima un unico cuore . Prendo le mie cose , le ammucchio in una valigia e m’incammino verso la stazione, compro un biglietto per ritornare al paesello dove si trova il mio cuore e me stessa e finalmente saprò cosa fare quando uscirò da casa, da quella vecchia casa del mio…paese.


Luciano Capaldo 28 giugno ‘15




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Scrittura creativa scritta il 28/06/2015 - 14:07
Da luciano rosario capaldo
Letta n.1223 volte.
Voto:
su 20 votanti


Commenti


Grazie Paolo per la tua attenta osservazione. Infatti è rischioso ai tempi d'oggi affrontare temi sociali così imponenti .
Ringrazio anche l'onnipresente Rocco e Claudio gentile nel commentarmi.

luciano rosario capaldo 29/06/2015 - 12:59

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Racconto particolare che apre un vasto punto di riflessione. Non ho tutti gli elementi per osservare cosa è bene o male del non simile. Dico solo che se è una questione di cuore e anima, come da racconto, potrebbe rimanere tale. Ma non posso e non voglio giudicare. Mi complimento solo con te Luciano, per la tua grandissima sensibilità e coraggio nel donare a noi tutti un tema ancora controverso.
Complimenti infiniti.

Paolo Ciraolo 29/06/2015 - 12:56

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Non resta che segnalarti per il riconoscimento mensile. Pregevole quanto scorrevole sequelar... Lieta settimana Luciano

Rocco Michele LETTINI 29/06/2015 - 06:56

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Bella. Sai io ho due amiche che si chiamano così. Comunque bello

Darkkozak Claudio 29/06/2015 - 00:10

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