Una normale storia d\'amore
Lui era un ragazzo segnato da un passato complicato e abbastanza doloroso, fresco di un forte trauma del quale sentiva ancora il peso e portava una pesante corazza di autodifesa.
Aveva occhi verdi di ghiaccio e sguardo duro, ma nascondeva un segreto. Nascondeva un indomabile voglia di amare ed essere amato.
Lei era una ragazza all'apparenza solare, alla quale piaceva stare in compagnia, che amava ridere, e che credeva nel valore dell'amicizia, una ragazza che sapeva stare da sola, ma anche lei come lui e dopo anni di solitudine nascondeva il medesimo desiderio.
Amare ed essere amata.
Quella sera c'era una leggera brezza nell'aria, e, per una curiosa serie di circostanze, i nostri due protagonisti si incrociarono sullo stesso cammino.
I loro occhi rimasero a vicenda rapiti, erano uno per l'altro la cosa più bella che avessero mai visto.
In un istante un misto di paura, desiderio, attrazione si impadronì dei loro cuori.
Capirono subito quanto si desideravano.
Dopo essersi presentati andarono avanti a stuzzicarsi, provocarsi e studiarsi per tutta la sera, tra una birra, scambi di battute, giochi di sguardi e una breve passeggiata.
Lui respirava il dolce profumo dei suoi capelli mossi dal vento e la guardava accanto a lui, quei secondi sembravano ore, gli occhi le brillavano come acqua di fonte rischiarata dal sole, fino a che lui, tenendole tra le mani forti il viso, si fermava e le accarezzava dolcemente gli zigomi con i pollici, per poi mordere teneramente le sue labbra prima di assaggiarle per la prima volta, per il primo, timido bacio.
Erano sfioramenti di labbra leggeri per prendere confidenza, sempre più intensi, ogni istante più voraci delle labbra altrui, tocchi di passione e di scoperta verso quel nuovo sapore sulle labbra.
Si accarezzavano tra sorrisi di complicità e delicate frasi:
“-Alle mie labbra piacciono le tue-“, le sussurrava lui, e lei con un sorriso ricambiava avvicinando la bocca verso la sua e rispondendo:
“-Anche alle mie le tue-“
si respiravano a pieni polmoni, per carpire da quell'istante ogni più piccola emozione, assaporandone ogni secondo, assaporando ogni centimetro di pelle, ed infine Il primo intreccio di lingue, il primo incontro dei loro fluidi, il primo incontro di elementi. Avevano la sensazione di aver aspettato una vita per vivere quel momento, e la consapevolezza che una vita non sarebbe bastata per dimenticarlo.
Da quel momento in poi fu subito passione, acqua, fuoco, terra e cielo, racchiusi in due corpi, non esisteva altro che la loro voglia di possedersi in ogni momento e in ogni luogo. E pensare che fino a poche ore prima lei non sapeva nemmeno dell’esistenza dell’altro.
settimane passavano come giorni, lui non sapeva cosa provasse lei, e si stava innamorando follemente, fino a che una magica sera di giugno, sotto fuochi d’artificio di una festa, decise di di chiederle di unirsi in una cosa sola.
C’era un’albero di Magnolia secolare in quella piazza, nel pieno della sua fioritura, così mentre lei si era allontanata per fare delle foto, lui con una scusa si arrampicava su quel tronco fino a riuscire a cogliere da un ramo uno di quei magnifici e candidi fiori, lo nascose dietro la schiena, e mentre lei ritornava verso di lui, lui glie lo porse e le chiese:
“-ti va di diventare solo mia?-
Commossa da quel gesto, da quel semplice ma inaspettato fiore, e dal fatto che nessuno aveva mai fatto qualcosa di così particolare e speciale per lei, non era riuscita che a dire con voce tremante:
“Sono sempre stata solo tua dalla prima sera che ti ho visto-“
Mentre guardavano i fuochi le abbracciava il ventre, per la prima volta braccia solo sue, lei solo sua, e mentre guardava nella penombra delle luci di quella sera il suo dolce profilo, non riusciva a trattenere una lacrima di emozione, che silente si faceva largo tra le rughe d'espressione dei suoi occhi chiari e lucidi di gioia e commozione.
-Per lui lei era una creatura della luna disegnata da un’angelo.
Sfiorandole i capelli la aveva fatta voltare cercando di capire se stava accadendo davvero a lui o se stava facendo solo un sogno.
Per la prima volta aveva ciò che desiderava con tutto se stesso, ciò che aveva scelto, ed erano li, lei era davvero li, reale come le emozioni che stava provando, e in un secondo, come un uragano, ogni dubbio e incertezza venivano spazzati via, lavando via il sale dalle ferite dei mille dolori che aveva subito nella vita.
Erano una cosa sola per la prima volta, lui con la donna della quale era geloso ancora prima che fosse sua, quando lei, ignara della sua presenza ballava fino a perdere il fiato mentre lui la ammirava danzare nascosto tra la gente del locale che frequentavano.
Finalmente poteva respirare davvero il profumo dei suoi capelli, profumo del quale si saziava di nascosto, quando come un ladro le passava accanto senza farsi notare, finalmente poteva guardare quegli occhi profondi e morirci dentro, occhi dei quali cercava voracemente fugaci incroci clandestini tra la folla, riusciva finalmente a dirle quanto profondamente la voleva sfiorandole le labbra dolcemente con le dita, labbra che lo avevano sempre fatto sciogliere come neve al sole quando sensualmente se le mordeva.
Finalmente loro, un unica cosa, un fiore bianco e candido, in un abbraccio d'amore e speranza sotto i fuochi di una festa, in una magica sera di giugno.
Trascorse poco tempo da quella sera, la passione cresceva l’amore diventava più denso e le aspettative si alzavano.
Col passare dei mesi quei caratteri così forti e agli antipodi ben presto cominciarono a scontrarsi, sempre più aspramente, sempre più frequentemente ma ciò nonostante L'amore e la passione non mancavano, come la voglia di crederci e lottare.
Quello che ignoravano era il fatto che un forte sentimento di paura iniziava ad impadronirsi dei loro cuori e ben presto li avrebbe poi distrutti.
Le litigate diventavano furiose,nessuno dei due poteva, ne sapeva più fermarsi, perché ormai non riuscivano a domare la paura che sempre più li allontanava, fino a che una sera di inverno si trovarono costretti a separarsi.
Fecero l'amore un ultima volta, piangevano, erano distrutti, ma ancora riuscivano ad amarsi, perché non era certo il sentimento a mancare e dopo quell’ultimo magico ma devastante incontro di corpi non restava per lei altro da fare che portare avanti la sua scelta di andare avanti per la sua strada da sola, senza colui che tanto amava.
Uscendo di casa camminando verso una stazione, si tenevano per mano fino stringendosi le dita a vicenda, fino all'ultimo centimetro di strada fatto assieme prima di dirsi addio.
Ed eccolo ora li, lacrime agli occhi, appoggiato al corrimano arrugginito e sverniciato che dava sulle scale della Metropolitana, ancora incredulo per quanto era appena successo.
La osservava mentre veniva inghiottita dal buio di quella strada di città qualche istante dopo che lo aveva abbandonato, rinunciando per sempre al sogno di costruire un futuro assieme.
E mentre lei si allontanava a passo svelto e deciso con lo sguardo basso, lui pregava:
-"Voltati, Voltati, ti prego Voltati-"
forse aveva udito il desiderio di quel cuore, la densità di quel pensiero disperato, forse era stato solo per un riflesso incondizionato che si voltò, oppure anche lei come lui voleva guardare ancora un'ultima volta gli occhi dell'altro, gli stessi che fino al giorno prima le sussurravano all'anima parole d'amore.
Quell'ultimo sguardo, dietro a quegli occhiali, gli stessi che lui le sfilava e riponeva dolcemente sul comodino prima di fare l'amore, quello sguardo pesante come un macigno di chi è costretto a prendere un'altra strada nonostante volesse solo stare accanto a colui che amava.
E lui rimase li ancora, pietrificato ed impotente nel gelo di quella strada, con il cappotto aperto, quello che durante l'ultimo bacio, seguito dal suo ultimo "ti amo"
la aveva scaldata un'ultima volta avvolgendola nel suo abbraccio, e ancora non si capacitava, lei non c'era più.
Ormai era sparita dall'orizzonte, ma lui non si rassegnava, sperava di vederla corrergli incontro urlando:
"-proviamoci ancora una volta-".
Passarono minuti che sembravano eterni, fino a che distratto da un cane randagio che gli annusava i pantaloni ritornava alla realtà e con un sorriso di compassione, accarezzando quel ammasso di peli arruffati sussurrava:
"- ti capisco amico mio, ora sono da solo contro il mondo come te-"
E mentre alzava lo sguardo al cielo cercando di non piangere prendeva quella maledetta metropolitana che lo avrebbe portato via per sempre dal suo angelo.

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