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Le istruzioni sono:

Da questo incipit scrivi un racconto breve:
"La vidi correre verso di me. Protetta dall'ombra del palazzo accanto. L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi."


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NIENTE REGOLE

La vidi correre verso di me. Protetta dall'ombra del palazzo accanto. L'avevo immaginata sotto la pioggia, per tutto il giorno. E sorrisi a quel pensiero, come fosse un'idea indecente che non potevo permettermi.
E non potevo. Davvero. Niente fantasie, sul lavoro. Mai. Lei si avvicinò, col fiato corto. Era davvero bella. Dannazione, Will! Mi ammonii, mentalmente, ma non potevo cambiare il desiderio che provavo.
<<Eccomi.>> Mi disse, consegnandomi un'anonima busta gialla.
<<Non qui.>> Sorrisi, mettendole un braccio intorno alle spalle, e scortandola, altrove. Avevo voglia di baciarla. Diamine! Shadow, mi avrebbe fatto la pelle, se avesse sospettato qualcosa di simile. Era davvero un bel pasticcio, pensai, perdendomi nei suoi occhi verdi. Avevano un potere ipnotico, su di me. Contai fino a cinque, e ripresi a respirare con calma. Niente défaillance sul lavoro. Mai.
<<Perché qui?>> Chiese, guardandosi intorno. Eravamo in un vicolo, stretto e senza finestre, dove era raro passasse qualcuno.
<< Eravamo troppo esposti.>> Dissi più che altro, per sbrigarmi.
<<Non sei un po' troppo paranoico?>>
<<No.>> Dei passi, che si avvicinavano mi misero in allarme. Lei neanche se ne era accorta. Nascosi in fretta la busta. E misi in pratica la prima idea che mi venne in mente.
L'attimo dopo, le mie labbra erano fuse con le sue. E quel bacio, mi piaceva. Altroché se mi piaceva. Ora ero davvero nei guai. Niente coinvolgimenti, sul lavoro. Mai. E io ora ero coinvolto. Accidenti. Lei era così morbida, e la cosa mi sembrava così giusta. I passi si allontanarono. Segno che la mia recita era riuscita, e che la mia era stata un'interpretazione da oscar. Peccato che non stessi recitando. Con uno sforzo enorme mi staccai da lei.
<<Ma che diavolo ti prende?>> Era ancora ansimante. Per il bacio, sicuramente. <<Si può sapere, per quale motivo mi hai baciata?>>
<<Niente di personale.>> Mentii. Lei strabuzzò gli occhi.
<<Torna al lavoro.>> Le dissi, allontanandomi. I miei piedi li sentivo di piombo, ma almeno si muovevano, per quanto mi costasse allontanarmi. Lei mi bloccò, afferrandomi il braccio.
<<La vuoi smettere di giocare a fare James Bond? Sai questo non è un film.>> La guardai.
No. Non era un film. E io non stavo affatto giocando. Trassi un respiro, ma sentivo che la collera saliva. Proprio lei doveva lavorare nell'archivio? Proprio me, dovevano mandare? La mia buona stella, non era affatto clemente. Il mio orologio emise un breve segnale. Guai in vista. Dovevo muovermi. Avrei dovuto lasciarla li? La logica suggeriva di sì, non potevo portarmi dietro un peso, ma il mio istinto fu più forte. Mi liberai dalla sua presa, ma anziché allontanarmi, la presi per mano.
<<Seguimi e non fare domande.>> Lei, basita, mi guardò come fossi divenuto matto, ma non disse nulla. Io cominciai a correre, tirandomela dietro.
Già avevo in mente le parole di Shadow, e il suo tono sarcastico. “Bravo. Ottimo lavoro.” avrebbe detto e poi avrebbe aggiunto: “Ti sei bevuto il cervello, S1X?”
in quel momento non ci diedi molto peso. Lui non c'era e il pericolo era vicino.
Lei continuava a seguirmi in silenzio, ma sentivo la sua tensione crescere. Sarebbe esplosa, prima o poi. E io pregai, che accadesse, dopo aver raggiunto la macchina.
Feci appena a tempo, a mettere in moto, che lei cominciò ad urlarmi, domande, su domande. Tutte sensate, devo ammetterlo, ma che mi misero in difficoltà.
<<Non è questo il momento, delle domande.>>Tagliai corto.
<<Ah, no?>> Sbuffò. <<E quando sarebbe, di grazia?>> Scossi, la testa, e pigiai sull'acceleratore.
Non risposi. Certo che quando ci si metteva, era davvero irritante. E il suo sarcasmo, mi ricordava il mio capo. Un rivolo di sudore freddo, mi scorse lungo la schiena. Eravamo seguiti. Non ci voleva un genio, per capirlo. Pigiai ancora sull'acceleratore. Guidavo come un pazzo, nel caotico traffico dell'ora di punta. Un suicidio. Ma cosa potevo fare di diverso?
<<Fammi scendere. Se vuoi ammazzarti, sentiti libero, ma senza di me.>> Era spaventata, e si teneva stretta alla maniglia.
<<Reggiti forte e non preoccuparti.>> Le dissi.
<<Davvero? No, in fondo perché dovrei preoccuparmi? Sono sull'auto di un pazzo che va a 200 all'ora in pieno centro!>> Aveva ragione.
<<So quello che faccio.>> Non ne ero affatto convinto.
<<Ne sono certa!>> La voce era inacidita, dalla rabbia e dallo spavento. Il mio orologio, cominciò a ronzare. Mi stavano chiamando. Sapevo bene cosa avrei dovuto fare, chiedere il cambio, ad un altro agente, e tornare all'I.C.G.A, e fare rapporto a Shadow. Ma attenersi alla procedura, era da escludere. Diamine! Se fossi uscito vivo da quella situazione, ci avrebbe pensato il mio capo, a farmi fuori. Niente improvvisazioni, sul lavoro. Mai. Quelle parole mi vennero in mente, proprio mentre mi accingevo ad improvvisare.
Trassi un respiro e afferrai più saldamente il volante. Mi concessi un secondo, per voltarmi verso di lei, e sorriderle.
<<Cerca di stare calma.>> Le dissi. Il secondo dopo, stavo facendo inversione a u. le gomme stridevano, in modo agghiacciante. Sgommai, bruscamente, e presi la prima traversa a sinistra. Ero contromano, ma in quel momento, il codice della strada, non era una mia priorità. Le lanciai un'occhiata di sbieco. Era bianca. Non dovevo distrarmi.
Feci un paio di manovre, strane, e svoltai più volte, procedendo quasi a zig zag.
Quando fui sicuro, di aver seminato chi ci seguiva, o almeno averlo distanziato, frenai inchiodando. Lei mi urlò qualcosa, che preferii non capire. Scesi dalla macchina, e l'aiutai a fare altrettanto. Lei cercò di allontanarsi. Ma io la bloccai. La presi per mano.
<<Seguimi. Ti spiegherò tutto, ma ora dobbiamo sparire, e subito.>>
Lei annuì. Doveva aver pensato che era meglio non contraddirmi. Era una situazione grottesca. La guidai, forse sarebbe meglio dire, la trascinai, verso uno dei parcheggi dall'agenzia. Ce ne erano sei, comuni parcheggi, privati, intestati a comuni, società, ma che in realtà erano ad esclusivo uso di noi agenti. Presi la mia chiave universale, e scelsi la prima auto disponibile. Lei mi guardava sbigottita.
<<Adesso, rubi anche?>>
<<No. Ho il permesso di farlo.>> Era vero, ma non del tutto. Dopo il cambio, sarei dovuto tornare al quartier generale, ma questo non era nelle mie intenzioni.
Salimmo in macchina, ed io partii sgommando, tanto per non perdere il vantaggio ottenuto. Ero sicuro che nessuno ci avesse seguito negli ultimi tratti, ma comunque guidai come avessi due eserciti alle calcagna. O forse era il pensiero della rabbia di Shadow, a farmi desiderare di essere il più lontano possibile.
Finalmente arrivammo a casa mia. Misi l'auto in garage, era meglio non dare nell'occhio. E la feci salire.
Feci appena a tempo a chiudere la porta.
<<Cosa diavolo sta succedendo? E chi sei?>> Batteva ritmicamente un piede per terra, i capelli erano scomposti, e la rabbia, ben visibile sul suo volto. A me apparve bellissima.
<<Piccoli problemi, con la procedura.>>
<<Con la procedura? Ma di cosa stai parlando?>> Scossi la testa. Niente rivelazioni. Mai. Al diavolo! Qualcosa dovevo pur dirla!
<<Non sono un contabile.>>
<< Ma, dai! E chi sei?>>
<<Ti ho contato...sotto copertura. Quei dati servono al mio capo. Sono un'ombra.>>
<<Tu. Sei pazzo!>> Mi urlò, cercando di guadagnare la porta. La fermai.
<<Senza dubbio. Ma tu stammi ad ascoltare.>>
<<E va bene.>> Sbuffò.
<<Sono un agente ombra. Il mio vero nome è William, Dumsteen. Ma non lo uso mai. Lavoro per un agenzia governativa, segreta. E non avrei mai dovuto coinvolgerti.>> Lei mi guardò scettica.
<<Dovrei crederti?>> Scossi la testa, amareggiato
<<Sì.>> Dissi solo.
Passai parecchi minuti a spiegare, ciò che potevo spiegare, cercando sempre di tenermi sul vago. Avrei voluto stringerla, baciarla, ma mi costrinsi a tenermi a una debita distanza.
<<Cosa si fa ora?>> Mi chiese, bella domanda.
<<Dovrei fare rapporto, al mio capo.>> Dissi. Non mi entusiasmava l'idea, ma non avevo scelta.
<<Ed io?>> Cosa le dicevo ora?
<<Vieni a cena, con me?>> Il mio cervello, doveva essersi scollegato, o forse ero davvero matto. Lei mi guardò truce, per un attimo temetti per la mia incolumità, poi rise.
<<Credi sia una buona idea?>>
<<E' una pessima idea.>> Ammisi, ma subito dopo aggiunsi <<Ma se dopo l'incontro col mio capo, sono ancora vivo, dovrò pure festeggiare, no?>>
<<Sei matto...William.>>
<<Chiamami, Will.>>
Era una pazzia, anche solo pensare di andare oltre, ma i suoi occhi continuavano ad ipnotizzarmi, e la desideravo ancora di più.
<<Va bene, ma cosa ti aspetti?>> Le sue parole mi riportarono alla realtà
<<Nulla. Tu mi piaci, punto. So di non aver fatto una buona impressione, ma in fondo, cosa può succederti di peggio?>> Lei abbozzò un sorriso.
<<Vada per la cena.>>


L'accompagnai a casa, con la promessa di andarla a prendere alle nove e mezza. E poi corsi all'agenzia.
Si respirava un clima ostile. Cercando d'ignorare, quelle brutte sensazioni, mi feci coraggio ed entrai, nell'ufficio di Shadow.
Lui, era in piedi vino alla finestra. Mi dava le spalle. Non era un buon segno.
<<Bene, S1X. Lieto di vederla, sano e salvo.>>
<<Grazie.>> Deglutii a fatica.
<<Lo sa cosa ha fatto?>> Era furioso.
<<Be'...vede...sa>> Balbettai confusamente. Quell'uomo mi dava i brividi, aveva una personalità d'acciaio.
<<Ha mandato a puttane la vera, prima missione importante della sezione S001.>>
<<Lo so. Ma non avevo alternative.>> Dissi, cercando di ricompormi.
<<Attenersi, alle direttive, forse?>> Si era voltato, e ora mi guardava direttamente.
<<Mi scusi. Signore.>> Lui, sedette di fronte a me. Era un uomo alto, dal fisico asciutto, i capelli neri, gli occhi scuri, che in quel momento mandavano lampi.
<<Ha almeno le carte?>>
<<Ecco.>> Gliele porsi. Lui le esaminò brevemente.
<< È sospeso, per due settimane. E si consideri fortunato.>> Era una punizione, piuttosto grave, secondo il regolamento, ma in fondo ne ero lieto. Due settimane, da passare con Molly. Assunsi un aria contrita.
<<Sì. Signore.>>
<<Vada.>>
Uscii a razzo e per poco non inciampai in un uomo alto, più vecchio di Sadow, ma di bell'aspetto.
<<Mallhoy!>> Sentii Shadow salutarlo.
Poi le altre parole mi giunsero confuse e mi allontanai, ma sapevo che avrebbero parlato di me. Pazienza.


Andai a prendere Molly, puntuale alle nove e mezza Lei scese quasi subito, ma aspettarla ne valeva la pena. Quando la vidi, mi sembrò ancora più bella. La feci, accomodare in macchina e la portai in un ristorantino elegante, appena fuori città.
<<Ti piace la cena?>> Le chiesi per rompere il ghiaccio.
<<Sì...>> Il silenzio tornò pesante.
<<Non, scherzavo, stamane. Mi piaci. Mi sei piaciuta subito.>> Era vero. Mi aveva colpito, già quando l'avevo conosciuta, il giorno prima, quando mi ero presentato, per chiederle, quelle carte, con un pretesto.
<<A quante, l'hai detto?>> Sorrise. Io sorrisi di rimando.
<<Meno, donne di quello che pensi. Col mio lavoro, non è facile, lasciarsi coinvolgere.>>
<<Allora, dovrei sentirmi lusingata!>> Era straordinaria. Molte donne, sarebbero già crollate, dopo un pomeriggio così.
Glielo dissi.
<<Mi riservo di crollare, come dici, dopo la cena.>> Sorrisi malizioso.
<<Se vuoi ti faccio compagnia.>>
<<E il tuo lavoro?>> Mi chiese, cercando di cambiare argomento.
<<Mi hanno sospeso. Troppe regole infrante.>>
<<Per me? E pensi ne sia valsa la pena?>> Sorrisi. Ormai avevo scoperto le mie carte, forse pure troppo.
<<Sì.>>
Uscimmo dal locale, mano nella mano.




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Scrittura creativa scritta il 24/10/2016 - 15:38
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1154 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Scusami anzi tu se ti mando tre messaggi, Oggi scrivo fornisce ahimè non molti caratteri ed è per cui impossibile scrivere ad esempio delle recensioni (a meno che non le spezzetti in più parti). Colgo l'occasione per ringraziarti di cuore per aver letto e commentato con piacevole interesse i miei racconti, e ti ringrazio anche per la costanza, anche questo fa piacere. I miei racconti sono scritti con passione, senza particolari ambizioni. Sei molto gentile e molto cara. Grazie!!!

Giuseppe Scilipoti 19/01/2017 - 23:08

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Ne potresti trarne un seguito o altre storie, la figura di William Dumsteen tiene testa a James Bond (mia passione di quanto ero un ragazzino), anche Molly o l'ombroso Shadow non sono da meno. Ci credi che durante la lettura mi è sembrato di assistere ad un film? Questo per dimostrare che il tuo riuscito racconto ha saputo coinvolgermi tantissimo. Anche il finale mi è stato gradito, il fatto che Will è stato sospeso per sole due settimane, non posso che immaginarmi altre avventure.

Giuseppe Scilipoti 19/01/2017 - 23:05

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Avvincente e travolgente!
Trovo strano che alcuni tuoi racconti belli come questi sono esenti di stelline (che ne ho messe comunque cinque) e di commenti.
"Senza regole" è il tuo primo racconto di genere spy-story e non te lo dico tanto per dire ma te la cavi molto bene anche con questo genere. Tra l'altro è intriso di romanticismo, che come abbiamo stabilito nei commenti precedenti, il romance risulta il tuo marchio di fabbrica.

Giuseppe Scilipoti 19/01/2017 - 23:01

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