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Scrivi una storia con questo inizio: Non m’era mai capitato di restare senza un soldo in tasca. Non potevo comprare niente e non avevo più niente da vendere. Finché ero in treno mi piaceva rimirare il tramonto sulla pianura, ma adesso mi lasciava indifferente e faceva tanto caldo che aspettavo con ansia il calare della sera per stendermi a dormire sotto un ponte.


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Sono quello che sono

Ho sempre ammirato il mio modo di sognare, sembrava una parte distaccata dal di me che ero e di come sognavo, perchè estraneato da ogni cosa e circostanza di cui invece tutto il giorno ne rimaneva impiegato. Ho sempre o quasi fatto tutto da solo, mi sono tirato su da solo appena la morte del mio grande padre, che mi lasciò una discreta attività e che io ingrandii all’estremo, trovandomi con una famiglia che mi sorrideva da ogni parte. Guardandoli assopiti, come chi è in un film a guardare i loro godimenti pieni di una calda gratitudine a rallenty, con la piscina di sera illuminata dal di dentro, con i camerieri che con il tovagliolo chiedevano se potessimo bere dello Champagne. Le ostriche le astici che guizzavano sui miei vassoi d’argento, i via vai dei camerieri i palloncini che di notte volavano in aria, con il contrabbasso e l’orchestra d’angolo, i fuochi artificiali nel mio grande cortile, come un campo da golf in pendenza, dove i miei doberman mansueti correvano con i miei figli. La mia attività i miei onori, le banche che custodii per non alleggerirle se avessi trasferito i miei beni, tutti i miei amici, tutti i miei colleghi tutte le mie segretarie, tutti i viaggi in treno che facevamo, e quel tratto di pianura modenese fino a Massa dove il sole tramontando baciava i rilievi collinari dei vigneti degli oliveti, del mare in lontananza. Adesso è cambiato qualcosa, adesso non è più il passato giovane, sono ormai nel tramonto della mia vita, ho più di novantanni, e le mie membra chiedono asilo, chiedono il rinforzo che non può avvenire. A sognare da questa enorme finestra dalle vetrate bianche, della Privaty-clinica, accudito di ogni sostegno di ciò che ho coltivato nella mia vita, rimembro e rimembro ancora, sognando come sognavo distaccatamente prima, guardo ciò che ho portato in alto, e guardo ciò che non ho fatto, non posso più intraprendere i miei movimenti azionari che se ne occupino i miei generi, nemmeno le temperature sono più tollerabili come quelle di una volta, guardo e ammiro tutto ciò sognando distaccatamente come in un sogno di cui la realtà può esserne un’altra come circostanza della vita, come chi non è stato un industraile come me, che dolcemente sulla riva di un fiume sotto un ponte, ascolta il leggero lieto scorrere di un fiume, addormentandosi all’incessante scorrere della vita.



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Scrittura creativa scritta il 22/04/2017 - 22:04
Da Luca Di Paolo
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