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Il matrimonio degli altri

Tra me ed un invito di matrimonio faccio passare tanta roba ma un cugino che vola a nozze resta duro da schivare.
La cerimonia resta lontana quanto un sogno dal risveglio. Quasi mezzogiorno, il termoauto segna 36 gradi e c'è da credergli. La bestemmia che recito dentro è tenuta a bada dal padre dello sposo in onda sul mio retrovisore. 5 in macchina, perchè la famiglia grande ed allargata si chiama Sicilia. Io guido e sudo sino al mausoleo, direttrice Nomentana. I pochi presenti lanciano ombre affilate sull acciottolato della piazzola. Non so come, ma provo pietà per un paio di loro. Sudato e in anticipo, tiro boccate d'aria afosa che sanno di aperitivo all inferno.
Fa caldo, tanto caldo.
Siedo sull' unica panchina risparmiata da un sole assassino e fumo, ignaro che sto per scontare la prima croce della giornata. Due tipe sulla 70ina mi chiedono un po' di spazio per smezzare quel po' di ombra che avanza. Alzo gli occhi e non ci credo: sembrano figure sbucate dal buco di culo di quest'aria immobile sputata in terra da un cielo sgombro e accecante di un tormentato primo pomeriggio di un giorno di luglio da cani. Rispondo al sorriso di circostanza di una delle due.
"Mamma mia che caldo", esordisce la tipa sfilandosi una ciabatta.
"Si boccheggia", rispondo inforcando gli occhiali da sole.
"Stanotte le zanzare mi hanno divorata.."
Ma davvero? e sti grancazzi no?
"Lei è qui per una delle cerimonie?", insiste.
Capisco che le tipe stanno al matrimonio di mio cugino come Naomi Cambell alla mia camera da letto. Sorrido, educato, poi rispondo mi alzo e telo. Torno a rosolare sotto al sole e a partorire nuove, potenti smadonnate. Ma il peggio del peggio è appena rimandato, ed è li ad un passo. Le donne barra ragazze cominciano ad affiorare dal vicolo come sorprese fuggite da un cilindro esagerato, annunciando l' arrivo degli sposi. Calzano tacchi 8-10-12 ad un tiro di schioppo dall' impossibile. Strizzo un po' gli occhi, loro avanzano. Sanno di vaga minaccia, spuntone dopo spuntone, eco sordo dopo eco sordo, passi come battiti acuti di un cuore in affanno. Si dispongono, colorate, in una strana sequenza al rallentatore. Fa caldo e l' evoluzione del genere femmina da cerimonia racconta di una inedita e poco darwiniana correlazione tra umore cervello e cm crescenti e progressivi di scarpe ed acconciature. Un solo passo fuori posto e le sospetti sul punto di scricchiolare tra le pieghe degli abiti da sera, fragili e complicate, i volti di chi rifiuta il sole da mesi, simili alla cera lavorata ad arte da un artista dissociato. Sono la punta di un icerberg che vede noi maschi accodarci in perenne e sofferta apnea. Le osservo senza smettere di sudare, perchè stavolta è tutta roba che mi riguarda; zie, cugine e tutto il resto. Inizia la giostra dei complimenti reciproci su questo o quel colore, questa o quella scarpa, questa o quella borsa, tutto vero e genuino come la puttana che cerca di farti passare dal bancone del night al piano di sopra. Poi una voce precede l' ienvitabile.
"Cuginoooooo, ma non mi saluti?"
"Ciao, come stai?"
la vedo venirmi incontro, passo felpato.
"Io bene. Tu piuttosto, che non ti fai mai vedere"
"Sai com'è. Il lavoro". La storia della mia vita in 5 parole. Suppongo che la cosa mi faccia sentire un po' depresso.
"Ma..", il sorriso-cugina s'icrina di colpo: "Ma la cravatta??"
"La cravatta?"
"Non hai la cravatta..."
"E no. Fa caldo, ho rinunciato"
"Ho capito ma insomma." Lo dice abbassando di mezzo tono la voce e non capisco il perchè. Voglio bene a mia cugina, ma non riesco a non pensare a quanto funzionerebbe meglio il mondo se ognuno badasse ai cazzi propri. E poi gli sposi, provvidenziali come un tiro di coca ad un droga party. Applausi, flasch, grida da stadio e mia cugina che scatta verso l' auto d'epoca color ghiaccio. Sono libero e solo, ma i sogni, si sa, costano poco e durano meno. C'è una predica da scontare, e poi damigelle organo e ceri. C'è ancora una mezza giornata da affrontare al grido di "evviva gli sposi".
Solo al centro della piazzola, sudo e aspetto.



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Opera scritta il 15/09/2016 - 22:14
Da Ilario Lekin
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Commenti


grazie Giuseppe. Sono siciliano anche io e credimi, conoscono come funzionano le cerimonie giu' da noi:)

Ilario Lekin 21/09/2016 - 22:43

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Mi piace molto il lato ironico della vicenda che riesci a implementare nel racconto...difatti ho riso più di una volta. Forse hai cercato di sdrammatizzare ma quello che importa e che il racconto risulta genuino e gustoso. I matrimoni a me personalmente non è che mi piacciono...trovo tediosa la cerimonia e soprattutto quando lo sposalizio si celebra nei mesi caldi(ssimi). Qui in Sicilia il caldo è simile a quello del Sahara Spagnolo per questo evito di rosolare fuori e seguire la messa inchiesa

Giuseppe Scilipoti 20/09/2016 - 14:11

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ciao Milina. Ho evitato di raccontare la cerimonia ed il pranzo perché sarebbe alla lunga poteva venire a noia. Si anche io cerco di evitare i matrimoni se posso, specie a luglio quando ci sono 40 gradi

Ilario Lekin 17/09/2016 - 11:00

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Più che una festa, una tortura!
Però potresti descriverci anche il resto (la funzione, il pranzo, etc) sempre che tu abbia resistito tra gli incontri interessanti.
Anche a me non piacciono i matrimoni e declino spesso gli inviti. Per il mio ho risolto facendolo alle cinque del pomeriggio e riducendo la tortura a poche ore...
Ciao!

Millina Spina 16/09/2016 - 15:09

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