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Arcadia A la fortezza perduta

Era l'anno 3025 Dopo Cristo e la fortezza


spaziale Arcadia A vagava desolata nello spazio in preda alle macchine
del terrore che ne avevano preso il controllo da un mese.
La fortezza era stata progettata da un eminente scienziato di nome Ivan
Maxwell, era grande come due enormi navi da crociera ed era stata
inviata nello spazio alla ricerca di eventuali pianeti simili alla
terra nella galassia di Andromeda.Da tempo ormai l'umanità aveva
esaurito le risorse naturali, quindi la popolazione era drasticamente
diminuita e viveva in piccole città serra.
Il governo mondiale ormai unico aveva dato il via alla ricerca di nuovi
pianeti da colonizzare ed aveva finanziato la costruzione di tre
grandi navi interstellari capaci di viaggiare nelle pieghe temporali e
di sostentare l'equipaggio per parecchio tempo, per la ricerca di
nuovi pianeti abitabili. Una di queste era l'Arcadia A che al
momento del lancio ospitava mille persone tra cui lo scienziato che la
aveva progettata. Faceva parte dell'equipaggio un gruppo
particolare di soldati chiamati i falchi neri "dal colore delle
loro divise con medaglie d'oro falciformi" questi soldati
venivano potenziati con una sostanza chiamata Methyclon 12, che
dava una forza sovrumana e una grande resistenza al dolore e alla
fatica. Erano stati messi come protettori degli astronauti e
disbrigatori dei lavori più pericolosi. Ivan Maxwell lavorava da tempo
ad un progetto top secret per la creazione di un super fluido in grado
di fungere sia da super carburante, sia da super fertilizzante.
Questo prodotto avrebbe consentito di rinverdire il pianeta Terra e
salvare l'umanità. Nello spazio lo scienziato era riuscito a
mettere a punto la formula del super fluido contribuendo a dar
speranza al mondo, ma aveva commesso una imperdonabile sciocchezza:
aveva sperimentato il super fluido su alcuni automi, tra cui un
potentissimo robot da guerra di nome Sargon 3000. Lo sciocco non
conosceva ancora le potenzialità del suo prodotto, il quale a contatto
con le radiazioni cosmiche aveva donato l'auto consapevolezza e la
volontà alle macchine che quindi, guidate da Sargon, avevano deciso di
ribellarsi ai costruttori e prendere il controllo della nave.
L'equipaggio era stato quindi ridotto da mille a centocinquanta
persone che erano riuscite a sopravvivere nascondendosi alla follia
delle macchine ribelli, si trattava per lo più di soldati e scienziati.
Max Stevenson era uno dei falchi neri e si aggirava tra i corridoi
della grande nave, era un uomo alto con capelli rossi, lineamenti
piacevoli e occhi castani, insieme a quattro colleghi stava cercando
di raggiungere il "sancta sanctorum" della nave, ossia la
sala comandi dove si trovava una sorta di telecomando che permetteva
di spegnere i robot e la matrice di super fluido. Max sapeva che le
macchine ribelli erano sulle sue tracce e doveva guardarsi anche dai
Dexar uomini presi prigionieri da Sargon ai quali era stata
somministrata una mistura di super fluido e Methyclon 12 che li
aveva trasformati in mostri deformi con una irrefrenabile voglia di
carne umana. Max disse ai suoi colleghi: signori è più di un mese che
la fortezza è sotto il controllo di Sargon, dobbiamo recuperare la
matrice del super fluido e spegnere i robot, solo così riusciremo a
tornare sulla terra. A tal fine ci divideremo e prenderemo strade
diverse verso il comando principale, questo disorienterà!
i robot e darà ad almeno uno di noi la possibilità di svolgere la
missione. Guardatevi dai Dexar e sopratutto da Sargon che ci sta
cercando di persona.
cinque coraggiosi soldati si separarono e così Max si infilò in un condotto per l'aerazione. Aveva intenzione di sbucare direttamente sulla plancia a, da dove gli sarebbe stato più facile raggiungere il sancta sanctorum e fermare la feroce follia di Sargon. La forza di un falco nero era ampiamente superiore a quella umana, tuttavia era impensabile che potesse sostenere uno scontro corpo a corpo con un automa ribelle o un Dexar, perchè gli automi oltre ad essere potenti macchine erano anche cambiati e potenziati dal super fluido. Mentre invece i Dexar erano mostri nati da una mistura di super fluido e Methyclon, quindi avevano una forza più che doppia rispetto ad un super soldato.
Max sapeva che doveva schivare il più possibile tali avversari e colpirli con il bazooka laser, quindi strisciava silenziosamente nella speranza di non esser visto. Da una grada vide con orrore uno degli automi assassini, che pattugliava il corridoio sottostante ed emetteva degli orribili suoni, come stridii di lamiera. Tutto in esso ispirava orrore, finanche il modo in cui si muoveva.
Attese immobile che quell'orrore si allontanasse pensando: da ragazzo mi piaceva guardare film horror truculenti, se solo avessi saputo che l'orrore più puro dovevo assaggiarlo dal vivo!
Max ripensò con nostalgia al padre Thomas che lo stava aspettando a casa. Era un uomo straordinario che dopo la sofferta morte della moglie era riuscito a crescere un ragazzo in difficili tempi di penuria, non era mai riuscito a dargli l'amore che solo una madre può dare, ma lo aveva provveduto di tutto e gli aveva trasmesso sicurezza e voglia di confrontarsi, cose che gli sarebbero state necessarie per il mestiere che faceva. Sicuramente stava pregando per lui, anche se non poteva immaginarsi l'inferno in cui si trovava. Se proprio devo morire pensò Max, spero di raggiungere mia madre, ma che sto dicendo io non credo in Dio, quindi queste discussioni non si pongono.
Improvvisamente delle urla disperate lo distolsero da quelle riflessioni.
Un Dexar o un automa aveva preso uno dei suoi luogotenenti. Max si sentì gelare il sangue e riconobbe il malcapitato: Mark un soldato simpatico e allegro che sulla terra aveva lasciato moglie e un figlio piccolo. Con una lacrima Max si disse: perdonami Mark, non posso aiutarti, e continuò la sua marcia. Riuscì a sbucare sulla plancia a e si avviò furtivamente per uno dei tanti corridoi elegantemente colonnati, si avvicinava sempre più al sancta sanctorum quando sentì un respiro caldo e fetido alle sue spalle, si voltò e quasi svenne per l'orrore vedendo un Dexar che emettendo un ruggito gli si avventò contro. Fortunatamente un fulmine globulare colpì il mostro alla testa e lo uccise, Henry un'altro commilitone era intervenuto in tempo. Max si rallegrò e rialzatosi proseguì con lui il tragitto. Giunsero al sancta sanctorum ed entrarono grazie ad una speciale tessera digitale donata a Max da Ivan Maxwell. La stanza era al buio, ma davanti a loro scorsero una mensola in cui una specie di grande coppa di vetro brillava di una luce blu. Era la matrice di super fluido, accanto alla quale splendevano di un chiarore dorato delle fiale di Methyclon 12. I due soldati corsero verso quella celestiale visione, ma improvvisamente Henry urlò di dolore. Un automa a guardia del tesoro lo aveva trafitto al ventre con degli artigli simili a quelli di Freddy Krueger in nightmare. Max colpì il robot con il Bazooka laser, poi lo finì a suon di pugni e calci riducendolo in pezzi, indi si chinò su Henry e gli disse: fatti coraggio, te la caverai, ti prendo una fiala di Methyclon, quando una voce lo interruppe dicendo: non c'è tempo più, non c'è posto più, miseri esseri qui perirete. Era Sargon 3000 che li aveva trovati. Max lo osservò notando che era alto 3 metri e assolutamente spaventoso, somigliava ad un cavaliere medievale corazzato in
Titanio.
Sarai tu a morire, elettrodomestico malriuscito, gli gridò coraggioso il capitano e spiccando un salto lo centrò in faccia con pugno. Il colpo sferrato con una forza e violenza bestiali non fece neanche barcollare la macchina assassina, la quale dal canto suo afferrò Max, gli spezzò un braccio e lo lanciò sul pannello di controllo. Henry sanguinante con le sue forze residue prese il bazooka e lo colpì, ma non ottenne nulla. Sargon stava per schiacciare il soldato quando un'altro falco nero intervenne a distrarlo, Lucy una soldatessa coraggiosa e risoluta lo bersagliava con raffiche di raggi laser. Max seppur dolorante si alzò e inserì la scheda digitale nel pannello di controllo, il quale inviò immediatamente il segnale di spegnimento alle macchine ribelli. Sargon cadde in ginocchio, ma prima di spegnersi del tutto disse: se la mia specie perirà si estinguerà anche la vostra, dopo si girò e sparò un laser contro la matrice di super fluido. Ma in quel preciso momento l'Arcadia
A attivò il trasporto iper temporale e tutto scomparve in un lampo blu




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Opera scritta il 14/10/2016 - 23:19
Da Salvatore Armando Cipriano
Letta n.1008 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Un bel racconto di fantascienza
bravo..

Salvatore Rastelli 10/08/2017 - 12:58

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