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Pensieri sparsi su Bobby Fischer

Uno dei più grandi giocatori di scacchi di tutti i tempo è, senza alcun dubbio, Bobby Fischer.
Bobby iniziò a giocare a scacchi da bambino, ossia dalla tenera età di 6 anni.
Per lui, gli scacchi, erano una vera ossessione, passava le sue giornate, di bimbo prima e ragazzino poi, giocando interminabili partite, andava in giro nelle librerie di New York cercando testi che parlassero di scacchi.
Bobby è stato uno dei più giovani gran maestri.
Aveva un rapporto con la madre piuttosto conflittuale, tanto che il suo primo viaggio nella “mecca” degli scacchi, ossia l'allora Unione Sovietica, lo fece con la sorella.
Il viaggio non ebbe per Bobby il risultato sperato, lui voleva incontrare e sfidare i campioni di scacchi, quello era il suo vero interesse ma non fu accontentato più di tanto.
Bobby fu, in quell'occasione, un gran rompiscatole e un ospite molesto, tanto che quando ripartì per gli Stati uniti, i sovietici furono ben lieti di esserselo tolto dai piedi.
Bobby scalò tutte le classifiche possibili nel mondo degli scacchi, divenne un mito, però l'essere continuamente al centro dell'attenzione, fermato da sconosciuti, intervistato, additato etc, incominciava a infastidirlo parecchio.
Il suo genio lo portò, all'età di 29 anni, a sfidare, per il campionato mondiale, Boris Spasskj.
Quella partita non ebbe un'importanza solo nel ristretto mondo scacchistico ma, essendo il primo campione americano che sfidava i sovietici per il campionato mondiale, anche un'importanza politica notevole.
Le televisioni americane dettero molto spazio a quella sfida, che divenne una sfida tra America e Unione Sovietica.
Bobby, però, creò tante difficoltà.
Era scontento della sede dell'incontro, nella fredda Islanda, lontano da tutto e da tutti.
Continuava a tenere sulle spine gli organizzatori dell'incontro tanto che Kissinger gli telefonò per convincerlo a volare in Islanda.
Qui, Bobby, continuò nelle sue richieste e nei suoi capricci, tanto da infastidire notevolmente lo sfidante il quale pensava che fosse non un “tratto caratteriale” del suo concorrente ma una tattica per innervosirlo e farlo giocare male.
Boris accolse anche la richiesta, cosa che non era tenuto a fare, di continuare gli incontri in una sorta di sgabuzzino, visto che il rumore delle telecamere infastidivano Bobby.
Alla fine Fischer uscì vincitore.
Nel 1975 Bobby rinunciò al titolo di campione del mondo contro Karpov, voleva cambiare le regole del campionato ma la cosa non fu accettata e lui non si presentò agli incontri facendo vincere, per abbandono, il suo avversario.
Dopo il campionato del mondo del 75, Bobby letteralmente svanì.
Per molto tempo si seppe poco o nulla della sua vita.
Nel 1992 la ex Jugoslavia, per motivi propagandistici, chiese a Bobby e a Boris, di ripetere l'incontro del campionato del mondo del 1972, oramai i due campioni erano, scacchisticamente parlando, l'ombra di se stessi, inoltre quell'incontro non aveva più il valore e il significato di quello di vent'anni prima.
Bobby ne uscì fuori da quell'incontro con 2 milioni di dollari in tasca e una denuncia per aver disobbedito all'embargo dell'Onu, in più aveva sputato contro un documento americano.
Nonostante tutto questo Bobby fu lasciato stare per un po' di tempo, poi accadde l'11 settembre e lui si abbandonò a commenti molto forti contro il suo governo.
Riuscì, con vari stratagemmi, a farsi rinnovare il passaporto e a viaggiare per l'Europa e per il Mondo, ma un giorno, la giustizia americana, riuscì a bloccarlo in Giappone.
Fu portato in prigione, la sua situazione si fece piuttosto difficile per lui ma, inaspettatamente, un amico islandese si diede da fare affinché la sua piccola nazione lo tirasse fuori da quel pasticcio.
Bobby riuscì a continuare la sua vita da uomo libero, in più con circa 2 milioni di dollari da spendere, in Islanda.
Qui passava le sue giornate leggendo, passeggiando e cercando di evitare giornalisti e curiosi in genere.
Una volta un giornalista venne a sapere che, solitamente, andava in un determinato posto, lui si presentò con l'intento di intervistarlo.
Bobby da allora cambiò abitudini.
L'Islanda incominciava a stargli un po' stretta, stava già pensando ad un'altra meta, un altro posto dove vivere, cosa non facile in quanto il governo americano voleva la sua “testa”, ma una brutta malattia lo bloccò.
Bobby era sempre stato restio a farsi vedere dai medici e a frequentare ospedali in generale, tanto da permettere che una malattia renale progredisse fino a diventare impossibile da affrontare.
Gli fu proposto un ricovero ospedaliero e la dialisi, lui rifiutò solo quando si rese conto che i dolori, i problemi che il suo fisico stava affrontando erano molto gravi accettò il ricovero, proposto da un suo amico medico nonché grande giocatore di scacchi, ma allora era già troppo tardi.
Morì a 64 anni, curiosamente lo stesso numero delle caselle presenti in una scacchiera.
Alla sua morte si accese un contenzioso sull'eredità, su quello che rimaneva dei 2 milioni di dollari vinti, tanto che la sua salma fu riesumata per eseguire il test del Dna.



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Opera scritta il 17/05/2018 - 20:47
Da Massimiliano Casula
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Commenti


Grazie del commento e della visita.
Bobby Fischer si definiva un genio prestato agli scacchi.
Ora il suo ricordo, il suo nome, inizia a perdersi nelle nebbie del tempo; le nuove generazioni non sanno neanche chi fosse, ma fino a qualche decennio fa Bobby era l'icona degli scacchi.
Dire Fischer portava subito alla mente una scacchiera, con re e regine.

Massimiliano Casula 19/05/2018 - 09:43

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Mi ricordavo bene di lui, ma non conoscevo la sua vita. L'ho letto con piacere.

Grazia Giuliani 19/05/2018 - 00:16

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