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risorgo

Glacial m’è l’irrider tuo
ch’ a profani olezzi ‘l poetar mio avvince
di scomposte gestualità ebbra giaci
e sguardo infuocato rechi qual pietrosa lince.
Del vergar mio su virgin foglio
dì fu in cui ti beasti e ‘l gaudio a sparger avesti
estraneo non mi fu i’ confesso ‘l tarlo dell’orgoglio
poi ch’il giubil tuo profondevasi in festanti riti agresti.
E or in taglienti invettive hai il prisco idillio rappreso
del sentimento la tela mutata hai in ragnatela
ma cogliermi non saprai, t’el dico, né sorpreso né offeso
dianzi al tuo sembiante ch’a umiliarmi anela.
Le labbra mie mai menerai verso ‘l rimpianto
dell’averti in disio coltivata eppoi amata
ma in me germogliar vedrai l’estasi di novel canto
in questa vita che credevi ormai prostrata.
Ma della tua traditrice dissolvenza, credi
non un picciol istoriamento rimarrà
certo ‘i non son lo scheletro che vedi
ma il fiero bocciol d’una ritrovata intensità.



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Opera scritta il 04/07/2018 - 10:28
Da cristiano comelli
Letta n.993 volte.
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Commenti


Bellissima resurrezione

Francesco Cau 04/07/2018 - 19:01

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