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A DISTANZA (quarta e ultima parte)

INIZIO QUARTA E ULTIMA PARTE -
E proprio con Tuck passò principalmente l'inverno, affezionatosi quasi morbosamente, rimanendo spesso a casa sua a mangiare, giocare e parlare infinitamente del più e del meno. Aveva conosciuto pure i nonni che, anche loro, chiesero a Pietro un occhio di riguardo al loro nipote, preoccupati sempre per i giri in cui era immischiato. Tuck era pur sempre un ragazzo della nuova generazione, seguiva – altre leggi – ben diverse dall'insegnamento cattolico indotto dai genitori per ogni generazione. Benché frequentasse lo scientifico senza troppi problemi, passava molto tempo in strada: spacciava, beveva ed era un fumatore accanito – che disastro! Ma Pietro mantenne la Parola fatta ai nonni finché potè. Il giovane era un testardo, bestemmiava e più volte fu aggressivo anche con Pietro, che però cercò di andare oltre, guardando il Buono che c'era in lui. Dolce quando parlava dei suoi genitori, che ben ricordava dopo che il destino li avesse mandati fuori strada mentre rincasavano l'anno prima che si conobbero. E ancora più soave quando parlava della propria fidanzata, che ebbe modo di conoscere anche se lei, questo Pietro, proprio gli andava giù. Pietro venne invitato alla festa di Capodanno direttamente a casa di Tuck assieme con i suoi compagni che già gli aveva fatto conoscere e Nip, con la quale dormì in stanza assieme sul letto di Tuck – in quell'occasione, nel buio, Pietro ringraziò il Signore per tutte queste Bellezze che non avrebbe mai minimamente immaginato che si avverassero, il tutto anche grazie alla Conoscenza di Raffaele, che continuò sempre a vedere meno per via dei suoi impegni in musica: era bravo e incominciava a essere molto richiesto, perlopiù in Svizzera, motivo per cui ad un certo punto, non lo rivide più. Diventati tutti maggiorenni, spese il 2019 a impartire lezioni di guida dapprima a Nip, poi a Tuck e agli altri. Non ne furono molto riconoscenti però, e via via, come i Dieci Piccoli Indiani, iniziarono a scrivergli e invitarlo sempre meno. Tantissimi erano stati i suoi – Favori – nei loro confronti, ma nulla fu ricambiato. Pensò che anche questo fosse sacro – ma sapeva tanto anche di presa in giro, oltre che di sfruttamento. Con le altre compagnie, uguale, sentì un peso e un vuoto nello stesso tempo. Stavano crescendo, e crescevano con valori del tutto sbagliati. Pietro cercò quindi di allontanarsi, notando bruschi cambiamenti di personalità in ragazzi che pretendevano tanto, si abbandonavano al fumo e alcool e diventavano terribilmente scontrosi e sempre più irresponsabili. Li stava veramente perdendo, così – per non sciupare tutte quelle – Meraviglie – che avevano vissute insieme, un giorno per caso sparì, togliendo a tutti un “disturbo” prima che fosse, nuovamente, troppo tardi. Andare in giro specialmente per Gallarate fu difficile, se non rischioso: non è vero che è sempre facile entrare nelle compagnie – ma sicuramente è sempre difficile uscirne. Non poteva farsi 4 passi a piedi che si sentiva sempre echeggiare alle sue spalle il proprio nome. Sembrava quasi un ricercato – ma lui di guai non ne aveva, e non li voleva, non certo dopo avere fatto così tanti favori. La gente del resto se la prende sempre con i più deboli e soli. E' sempre stato così, e glielo confermava anche lo psichiatra qualche anno prima, che il gruppo uccide il singolo. Era un – sipario – che si stava chiudendo piano senza applausi, senza lanci di verdure, senza più nessuno in platea, come di una – sesta parete – oltre le quinte, quella che gli attori immaginano davanti come di uno specchio al posto del pubblico, che ormai era già stata alzata, e non solo nella mente di Pietro, che si ritrovò nuovamente solo. Questo fu un brutto colpo, perchè per la prima volta riuscì ad entrare e rimanere stabile in una o meglio, più compagnie venendo continuamente cercato, contattato e invitato – e perfino in casa d'altri e per più volte, mentre ora era di nuovo solo, per la strada a girovagare senza Amici. A volte la vita è veramente buffa. E nonostante il dolore, se ne andò con la Consapevolezza di aver dato tutto se stesso – in Buona Fede. E con questo riuscì a farsi avanti, senza avere troppe – distrazioni – al lavoro e in casa coi suoi, col Pensiero di aver fatto e vissuto tante – Bellezze – e con Altri! Niente di più Sacro aveva chiesto, e niente di più Sacro ha ricevuto. Già nel gennaio 2019 si era ritirato, come una sorta di “esilio”, nel baretto di periferia del suo paese. Certo, sempre intento a ricercare qualcuno conosciuto in chat, iniziò la – via dell'Alcool – per sciogliesi un po', oltre che fumare – cosa che aveva già incominciato a fare coi suoi Cubani, la prima volta nel maggio scorso, a San Marino. Lo vedevano tutti quelli del bar, nell'angolino, solo, con l'aria triste di chi pensava altrove. Gli venne offerta una manciata di arachidi, ormai perso alla seconda Tennent's, forse per compassione. Già la prima volta aveva visto dei ragazzi abbandonarsi anche loro alle caraffe – così gli balenò in mente l'idea che forse gli Amici doveva farseli dietro casa, e non altrove. Gli stessi ragazzi, che si era Promesso di rivedere chissà dove – chissà quando, li rivide il weekend successivo all'oratorio, sui gradini dell'ingresso a fumare, così anche la sera nella piazzetta davanti la chiesa, sia prima che dopo essere stati al bar, di notte fonda. Tutto il mondo è paese, e anche qui tra motorini e biciclette, vide spuntare un'Ape guidata proprio da uno dei ragazzi, non prima di averne sentito il suono al ritmo del motore che gli era già familiare. Buffa la vita così come le coincidenze – perchè già un reduce di Battiato gli confermò che tutto riporta poi a tutto. E come se non bastasse – colui che guidava l'Ape frequentava lo stesso Istituto di Guarn, quello della “santa” Trinità! Fece tutta la primavera e l'estate 2019 perlopiù a fare avanti e indietro per la frazione del suo paese, ammazzando il tempo coi suoi giretti solitari in bici certo, ma col compromesso ora di farsi notare anche da questi “nuovi” ragazzi, vedendo sempre di rado quelli del “nord”, se non per portare all'esame pratico di guida chi aveva Promesso di farli guidare. Impossibile fu per Pietro entrare nel – nuovo giro – trovando curioso il fatto che gli stessi ragazzi che vedeva al bar altro non erano che animatori dell'oratorio, anche loro – come tutti – implicati nel giro del fumo. E quindi trovò curioso Pietro questo – dualismo – anche se dovette fare i conti con quelli della Chiesa, dato che chi stava al bar, Lance – come LeGault – più volte gli fece il Quarto grado non avendolo mai visto prima. Pietro però, che ci era entrato dopo tantissime insicurezze con la banalissima scusa del caffè al banco, riuscì tranquillamente a tenere testa e anche a dargli corda, o meglio assecondarlo, con la scusa di aver avuto i nonni nella frazione (-ora al cimitero!), frequentare il bar, essere di passaggio per i giretti a zonzo, aver avuto il nonno vigile – insomma, per questi casi Mrs. Doubtfire insegna, rammentò spiritosamente, ripensando alla scena del film di quando viene rimorchiata/o dall'autista del bus, anche se avrebbe avuto paura di un commento alla Poirot in “Assassinio sul Nilo”: “In altre parole lei sta inseguendo sta seguendo uno dei passeggeri?”. Ma questo Lance non era affatto cattivo poi, anzi gli fu prezioso per sapere – tra un urlata e l'altra ai ragazzi – i Loro nomi. Non mancarono le feste di paese, nelle sere estive, e Pietro si sentì più a casa e al sicuro qui nel paese natale che in altri posti o – mondi – che non gli appartenevano. Ora la situazione era Ottima – nessuno ancora conosceva Pietro e Pietro ancora non conosceva nessuno, se non a distanza. Ma andava bene così, perchè si creava qualche forma di rispetto oltre che di – equilibrio – certo. Il delirio ci fu l'ultimo lunedì del mese di agosto, il 26, la festa del patrono, quando fecero i fuochi delle mezzanotte e un fiume di birra prolungando la serata oltre le 3 del mattino. Pietro per la prima volta, essendo ancora in vacanza, poté assistere all'intera festa dalle giostre nei campi ai concertini in musica nella piazza senza risparmiarsi l'acool di cui anche lui ne faceva uso e – abuso! Arrivò alla settima, ma dalla 1 e mezza del mattino la birra era ormai gratis. “Ne vuole un'altra?” domandò una valletta fra i tavoli di plastica nel piazzale intenta a sbolognare le ultime caraffe di birra per finire il servizio, “No cara, sto per vomitare.” gli rispose Pietro ormai partito, con l'intento di essere ironico. Era bello vedere tutte quelle luci in festa, così come lo erano – i sensi – e le facce di tutti i ragazzi che Pietro osservava a distanza. Gli arrivò perfino una pallonata addosso da parte loro, accidentalmente, che restituì senza manco accorgersene talmente brillava – di Luce propria. Era felice. Solo – ma felice. Continuò a frequentare la frazione per tutto autunno e inverno – sperando che sotto Natale qualcosa sarebbe successo: sapeva che organizzavano cene in oratorio, e magari l'occasione di inserirsi – dato che poi lavorava pure in un ristorante quindi era dell'ambiente. Oppure farsi unire al tavolo del bar, per bere in compagnia, o qualcuno che lo vedeva solo per la piazza – chiamarlo per andar con Loro e magari a casa di qualcuno a vedere un film e mangiare pizza – niente di più Sacro. Voleva osare, ma rischiare altre fallimentari Amicizie sarebbe stato dannoso se non – fatale – per Pietro.
Nel 2020 però non ci fu una Primavera per il povero Pietro, almeno non quella che aveva tanto Sperato. Un giorno andò a trovare Oniq a lavoro (-cosa che faceva spesso) ma non lo vide più – non lo aggiornò che fu trasferito nella velenosa Brianza, continuando certamente a frequentare e invitare i suoi vecchi compagni di liceo senza più Pietro – un caso (-e non più ragazzo!) ormai perso a se stesso. Il dispiacere immenso, per tutto l'anno passato, nel vede le Loro auto fuori dalla residenza di Oniq, quando magari decideva di andarlo a trovare e fargli una – sorpresa – o forse per parlare di qualche problema che, vista la situazione, non gliene fregava più niente, e non solo a Oniq – a nessun altro! In febbraio poi, subito dopo carnevale unitosi sempre a Loro ma ben mascherato, un virus proveniente dall'oriente, denominato “Corona”, arrivò a colpire la nazione e il globo intero e più precisamente la Lombardia, a partire dalla campagna cremasca alla quale Pietro era tanto legato per via di Quel film. Costretti dalla legge a rimanere a casa per la potenziale diffusione del contagio, lui, che aveva programmato nuovamente il tutto per festeggiare l'Equinozio di Primavera (-il Nuovo Anno!) per queste Conoscenze a distanza, non si rassegnò e da testardo e anticonformista che era, uscì per le sue inutili “missioni” con l'intento sempre (-e invano!) delle possibili Amicizie: aveva preparato infatti delle lettere mica tanto anonime di presentazione a Quei ragazzi della frazione. Usciva di notte fonda per imbucarle nelle Loro case di cui sapeva benissimo l'indirizzo per via dei soliti pedinamenti del dopo-sbronza (-ci fu anche quella per Julì, a Legnano, che fu un'impresa – ma ci riuscì benissimo!), passando di campo in campo senza farsi vedere in strada o nei viali, controllati ininterrottamente dalla polizia per il coprifuoco. La notte è pur sempre sola anche se porta gran consiglio, non conoscendo miserie. A Pietro, che costeggiava i viali oramai privi di vita, erano ancora le Stelle a fargli da guida – come di un navigante disperso in mare che si affida al Cielo per seguire la meta. Pietro avvertì una forte solitudine non solo dentro, ma anche fuori, intorno a sé, anche se l'“eccitazione” per queste (dis-)avventure da compiere in periodi ben precisi e prefissati l'aveva tirato su di morale prendendo il tutto come gioco, sfida, forza, e capacità – perlopiù intellettiva – nonostante l'improvvisa situazione drammatica che si stava svolgendo in tutto lo Stato e il mondo intero e che aveva causato migliaia di contagi e morti per colpa del virus. I sentimenti andavano oltre i problemi o le implicazioni umane – miglia e miglia di cuore, non lo avrebbero potuto mai fermare! I paesini di periferia erano città fantasma, come lo era stato Chernobyl nella primavera '86. Ci fu il divieto di uscire per 2 mese interi – e Pietro uscì di rado e sempre di nascosto, percorrendo i sentieri di campagna. Si sentiva Hitler quando usciva dal bunker a prendersi qualche boccata d'aria tra un bombardamento e l'altro, ormai verso la fine, per poi ritornare subito dentro. Tra un campo e l'altro, capitava di vedere qualche coppia di ragazzi fumare uno spinello, oppure semplici sigarette. Quell'odore gli ricordava sempre le Primavere e le estati passate in altre terre, con altre compagnie e tante emozioni. Quasi gli veniva da piangere: sapere quale male avesse fatto per meritarsi tutto questo deserto, l'oblìo – la dimenticanza, da parte degli Altri. Non riceveva alcun messaggio, alcuna chiamata ne video-chiamata. Poteva godere solamente di questi momenti alla vista di ragazzi che si abbandonavano alle proprie – verità – in mezzo ai campi. Il problema del virus era ben lontano in Pietro. Gli Altri non avevano problemi perchè già si conoscevano – incontrarsi nei campi fu Facile per Loro. Era Pietro alla fine a non conoscere nessuno o meglio – erano gli Altri a non conoscere Lui. Qualche volta si – ritirava – fra i boschetti adiacenti al campo sportivo ripensando, alla vista del campo vuoto, a Wellis – pensare che 2 anni prima stava lì a goderselo... a distanza. Ora il Deserto. Le lettere poi arrivarono ai rispettivi ragazzi che aveva in qualche modo conosciuto e frequentato, anonimamente, presso il bar, l'oratorio e le feste di paese. Ovviamente non ci fu risposta, essendo anonime. E poi avevano altro a cui pensare. Sacro è giocare col Mistero della Vita – ma non per dei neo-maggiorenni. Anche quando riprese la vita, ritornata l'estate, li vedeva festeggiare – la Libertà – e anche lui la festeggiò, seppur a distanza. Gli balenò in mente, ancora, che forse sarebbe stato meglio non studiare musica, iniziata 10 anni prima ed ora fermo a corto di Fantasia, stufo anche di fare il – pagliaccio di sempre – anche se di divertimenti non ne aveva mai avuti alla fine, ed essendo solo se li inventava scrivendo buffi se non assurdi pezzi, ai limiti e confini della realtà. E sarebbe stato meglio anche non farsi conoscere da nessuno, che non valeva la pena rischiare così tanto per vedersi solamente cancellare un'Esistenza dagli Altri che avrebbero lasciato solo Pietro più di quanto non lo fosse prima. Ma Sacra è la Conoscenza, Sacro è l'incontro – così gli dicevano i reduci di Battiato, che avevano già previsto tutto, anche della pandemia, di alcune maledizioni che li avrebbero fatti estinguere uno ad uno, tempo dopo tempo. Infatti si tranquillizzava quando ripensava sempre ai momenti passati con Loro, in armonia, a bere del tè nelle sere d'estate, parlando dell'esistenza stando bene collegati l'uno all'altro senza litigare, alzare le mani, ricattarsi e o minacciando il prossimo. Che Pace sarebbe stato condividere questo coi propri coetanei, gli balenò Pietro – seduto solo al bar, una sera di inizio luglio. A un certo punto però entrò Tuck arrivando da Gallarate in macchina: “Ohi, Pete!” urlò di Meraviglia. Tutti si girarono, anche i ragazzi a cui “badava” Pietro, che si alzò vedendolo arrivargli incontro per abbracciarlo. Si strinsero forti con Pietro in lacrime dalla commozione, alzando la mano in segno di Grazie o Pace ai ragazzi seduti al tavolo dietro Tuck, che a loro volta guardavano lui sorpresi come per dire “Ah, ma allora non è del tutto solo!” (-o forse perchè avrebbero capito il mittente anonimo di Quelle lettere – i Richiami della Coscienza). Tuck lo guardò negli occhi: “Ma che fine hai fatto? Ti stavamo aspettando tutti per festeggiare con te – siamo venuti con 3 macchine e ci fermiamo qua stasera, se non ti dispiace – va bene?”. Anche questo, pensò Pietro – è Sacro. E poi fuggirono la notte, insieme.



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Opera scritta il 30/04/2020 - 15:07
Da Pietro Valli
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