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La strega del paese.

La gente mormora su tutto, mentre le persone di una certa età inventano storie o fatti, che guarda caso sono sempre accaduti quando loro erano bambini; non a caso è nato il detto che: i vecchi e i forestieri possono raccontare quel che vogliono; per il semplice fatto che nessuno può andare a verificare data l'incongruenza dell’età con le epoche. Tempo fa alle pendici di un piccolo monte esisteva un paese, che mostrava con vanto a tutti i forestieri la sua fattura artigianale; ponendo in evidenza il bianco uniforme delle mura levigate. Un lungo sentiero partendo dalla pianura e passando nel mezzo di un piccolo bosco collegava il paese al resto del mondo. Nel mezzo di questo piccolo bosco esisteva una casa mezza diroccata. Il suo aspetto a dir poco sinistro, metteva inquietudine a i vari passanti, che per la prima volta percorrevano il sentiero che conduceva al paese. La casa non era disabitata; ci viveva una vecchia Signora, che rimasta sola perché vedova e senza figli, non avendo più interesse per la vita, si era lasciata andare al suo destino evitando qualsiasi contatto con gli abitanti del paese; che vedendola sempre sola e non perdonata dal tempo gli avevano appioppato il marchio indelebile di “ Strega “. Aveva la pelle avvizzita dal tempo, i capelli grigi e lo sguardo dall’aspetto serafico. Ogni comune viandante, passando davanti alla sinistra dimora faceva fatica a nascondere uno sguardo esterrefatto, un evidente stato di malessere temporaneo; dentro di lui, il viandante, caricandosi di profonda paura per i fatti attribuiti alla tetra abitazione percorreva quel tratto in fretta e furia, come se stesse attraversando un tratto di strada infettato da chissà quale malattia esotica, un luogo da evitare. Io non mi sono mai permesso di andare a verificare quelli che i grandi dicevano circa la strega, la fifa era tanta; non quanto l’ignoranza, che a quei tempi sovrastando gli adulti, dettava legge facendola da padrona. Un giorno come tanti, mi sono recato in compagnia di un mio zio in città per delle compere; lungo la strada siamo passati davanti alla casa della strega; mio zio in quel momento aumentando la velocità passò in tutta fretta quel breve tratto. Mentre l'attraversava il suo volto attonito e carico di paura mostrava in un solo attimo tutta la sua eterna ignoranza. Arrivati in città fatte le dovute compere, ci rimettemmo in viaggio per il ritorno. Mancava circa un km dalla casa detta stregata, il motorino si spense e di colpo si fermò; mio zio esclamò: che succede, non si sarà mica grippato il motore, e adesso come facciamo, e rivolgendosi a me mi disse: tu che sei giovane e leggero, corri al paese e chiama tuo padre informandolo dell’accaduto, non è ancora buio, il paese e poco più avanti vai. Dentro di me si alimentò una paura tremenda, pur sapendo che tutto quello che si diceva altro non erano che storie di paese, storie nate dall’ignoranza di chi non conosce. Dentro di me sapevo che non esisteva nessuna strega, ma nonostante tutto avevo paura, dovevo passare davanti alla casa della strega, e se quella mi prende, insomma cominciai a formulare tanti brutti pensieri. Mi misi in cammino a passo spedito, mentre la dimora sinistra si avvicinava sempre di più, tant’era la paura che non appena incominciai a passarci vicino feci uno scatto simile ad un centometrista. Mio malgrado però, nella fretta il mio piede sinistro tocco in modo involontario il destro che perdendo la stabilità mi fece perdere l’equilibrio e quindi cadere . Nella caduta battei la testa per terra, mentre il mio naso comincio a sanguinare; ma io non sentivo dolore, sentivo solo una paura tremenda; pensavo ecco, adesso mi prende e chissà cosa mi farà. In un attimo mi passarono davanti alcuni momenti della mia vita, come accade ad alcuni moribondi negli ultimi istanti della loro sorte; mentre il piccolo bosco intorno a me dava l’impressione d’infittirsi ancora di più, come due enormi mani che chiudendosi intrecciando le dita portano via quel poco di luce al mite palmo della mano. Resomi conto dell’accaduto, mi alzai e con la manica della maglia cercai di tamponare il copioso flusso di sangue. Mentre mi stavo rendendo conto dell’accaduto, e sulla direzione da prendere, una mano rugosa mi si posò sulla spalla; al suo tocco e alla sua vista tutto il corpo s'impietrì; poteva essere solo lei, la strega. Con tanta paura e molta ignoranza mi girai per avere la certezza; era proprio lei la strega. Di colpo la paura ebbe su di me una reazione incontrollabile, cominciai a piangere supplicandola di non farmi del male, gli dissi che sarei andato via subito, e non gli avrei più dato fastidio. Rispose lei: ma dove vuoi andare combinato cosi, tutto pieno di sangue, vieni con me mi prese la mano e mi condusse nella sua casa. Mi sembrava un sogno, la strega che includeva tanto timore non mi faceva più paura, medicò la mia ferita con quello che aveva a disposizione, e offrendo dei biscotti di fattura artigianale, mi disse anche che ero il primo visitatore dopo tanti anni e che la cosa gli aveva fatto molto piacere, e che potevo passarla a trovare quando volevo. La terribile strega del paese da tutti temuta, non era altro che una povera donna anziana tutta sola, piena di acciacchi, non poteva essere cattiva; quelle mani rugose non mi spaventavano più, tutta la casa non non mi faceva più paura, per il semplice fatto che io l’avevo conosciuta.



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Opera scritta il 13/10/2020 - 11:28
Da CIRILLO CARMINE
Letta n.610 volte.
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Commenti


Non bisognerebbe mai giudicare senza conoscere. Spesso le cose non sono come appaiono e la bontà è nascosta da una crosta dura.

Teresa Peluso 13/10/2020 - 20:08

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