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Sospeso nel vuoto

La foschia avvolgeva i vialetti che circondavano le case dei palazzi. Un tiepido sole cercava di farsi spazio fra quel muro denso, mentre una leggera brezza si stava adagiando leggiadramente sui tappeti erbosi dei giardini. E lui, che in realtà non era un amante delle ore prime, si svegliò pungolato dal rumore delle zampette dei piccioni che picchiettavano sui tegolini del tetto. Si girò verso la vetrata che introduceva nella sua terrazza che si affacciava sulla strada principale, e tra le persiane, con gli occhi ancora socchiusi, scrutò l'orizzonte. Poi di scatto, quasi impaurito, si voltò verso il comò ai piedi del suo letto, dove la televisione accesa gli teneva compagnia tutta la notte e la sveglia digitale gli scandiva il tempo ricordandogli le ore che correvano puntuali. E si, il suo cuore era sempre lì, pulsante di sangue, appoggiato alla sinistra del decoder. Non aveva memoria di quando aveva deciso di custodirlo in quella scatola trasparente. Forse tanti giorni, forse pochi minuti. Ma preferiva tenerlo ad una debita distanza, piuttosto che dentro il suo petto. Credeva così di soffrire meno, ma quella probabilmente non era la vera ragione della sua scelta. Allungò una mano, e non trovò nessuno, poi allungò l'altra, ed anche dall'altra parte niente. E cominciò a pensare a quei tre chilometri e mezzo circa. La distanza che lo divideva da lei. Non enorme, ma comunque troppo lunga per delle regole assurde che qualcuno sconsideratamente aveva deciso di applicare. Un sistema studiato, si diceva, per salvaguardare la salute e l'integrità di tutti, ma un sistema sbagliato per tanti che non accusavano quel pericolo così grande da doversi rintanare in casa come topi. Tre chilometri e mezzo poteva percorrerli tranquillamente anche a corsa, ma la situazione vigente non glielo permetteva. Il tempo sembrava sospeso in un limbo. Erano passati pochi giorni da quando l'aveva vista l'ultima volta, ma a lui quei pochi giorni sembravano una vita intera. Il pensiero di non poter sapere cosa lei stesse facendo in quel preciso istante lo attanagliava, ed il desiderio del suo contatto lo stringeva alla gola togliendogli il fiato. Eppure non poteva fare altro che aspettare. Si voltò verso destra e con una mano accarezzò il cuscino, immaginandosi di stare accarezzando il suo bel volto. E così, dopo un sospiro carico di amore, richiuse gli occhi sognando il momento in cui avrebbe potuto ridonare al suo cuore avvolto di speranza quei due occhi fantastici capaci di rinchiudere in loro un mondo stupendo.



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Opera scritta il 14/12/2020 - 23:11
Da Gabriele Fastoni
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