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Stoccolma e ritorno

- Siete spariti… SPARITI ! – fu il commento dell’intrigante Tea, presunta amica di Clara e mia, quando alla fine ci incontrò al supermercato.
Spariti, certo: eravamo partiti per quel secondo mezzo viaggio di nozze, rimasto in sospeso per oltre trent’anni.
Come dirle che partivamo per Stoccolma, senza invitare lei e Gianni a unirsi a noi? Come ammettere che volevamo essere romanticamente soli, nonostante l’età?
Invece le avevamo detto che andavamo a trovare il nostro Roberto, a Lugano, per pochi giorni. Meno male! Perché qualche imprevisto c’era stato… Ma cominciamo dall’inizio.
Auto parcheggiata in aeroporto, qui nell’ Isola. Volo diretto sino a destinazione senza intoppi. Perfetta efficienza svedese per il trasferimento in hotel con comodo pullman di linea.
Così come in Norvegia, ovunque c’era acqua e verde, solitudine e spazi illimitati. L’autostrada ondeggiava dolcemente a sinistra e a destra, su e giù, adattandosi ai rilievi del terreno.
Poi… la città! Edifici alti come da noi, ma distanziati da strade larghissime. Hotel confortevole, personale gentilissimo.
Per i successivi spostamenti la mia Claretta sapeva che c’era una “card” turistica molto conveniente, ma poco pubblicizzata, che testardamente riuscimmo a trovare.
Visitammo subito la chiesa di Santa Clara, fortunosamente vicina all’hotel, e poi alcuni musei interessanti, iniziando dal Vasa. Accanto a questo potemmo iniziare una bella passeggiata sul lungomare, con Clara che scattava decine di foto. Poi volle essere fotografata lei, davanti a un bel prospetto di casa isolata:
- Mi raccomando: prendimi tutta, non tagliare i piedi!
“Che cosa hanno i piedi di Clara?” vi chiederete. Sono piccoli e ben formati, con le unghie smaltate di rosso, ma niente di eccezionale.
“E allora?” Niente, per lei è questione di principio.
Fu necessario che io indietreggiassi di qualche metro. D’altra parte il terreno scendeva verso il lago, o mare che fosse, e ciò mi agevolava nell’inquadrare anche l’intera casa dietro di lei, sino al culmine dei tetti spioventi.
Poi Clara fece un gesto di alt con la mano, ma lo ripeté più volte. Capii che dovevo indietreggiare ancora.
A un tratto il mio piede sinistro non trovò l’appoggio e istintivamente gettai sull’erba la macchina fotografica di Clara. Quindi la mia schiena fece semplicemente SPLASH sulla calma superficie dell’acqua.
Ragazzi, le mani e il viso mi ghiacciarono nell’acqua torbida e faticai pure a tornare a galla. Quando riuscii a riaprire gli occhi, la mia efficiente mogliettina mi indicava un punto agevole per risalire. Sì, ma… fuori sarei congelato! Riuscii a dirle:
- Non è che in quella tua borsa ampia e miracolosa hai per caso un asciugamani?
Lei scosse la testa, poi cercò… e trovò una tovaglietta da bidè! Me la porse appena uscii dall’acqua. Poi mi disse:
- Aspettami! – e corse via. Dopo tre minuti tornò di corsa, mi ordinò di spogliarmi, quindi mi diede un accappatoio.
“Come ha fatto a trovare il negozio?” – mi chiesi.
Alla fine, con gli abiti strizzati e inseriti in una grossa busta di plastica, trovammo un taxi e tornammo in hotel. Le ragazze della reception non batterono ciglio. In camera spiegai a Clara il malinteso della mano che faceva: alt, alt, alt e che io avevo interpretato come: indietreggia.
Feci una doccia calda e poi Clara mi porse un bicchierone di caffè bollente. Mentre bevevo, mi chiese se l’acqua in cui ero caduto fosse dolce o salata.
Riuscii a trattenere lo sdegno e dopo un lungo minuto risposi: un po’ salata.
* * *
Lì a Stoccolma la coda della primavera somigliava al nostro inverno. Poi all’improvviso spuntò il sole e l’estate.
Immediatamente molte giovani svedesi cominciarono a mostrare le gambe, indossando pantaloncini cortissimi (“hot pants” è il nome più adatto) o minigonne all’inguine. Io immaginai che qualcuna semplicemente avesse smesso di indossare gli abituali pantaloni!
Certo è che molte paia di gambe tornite biancheggiavano al sole svedese, che invece abbronzò il mio viso e quello di Clara, a iniziare dal naso.
Durante le nostre passeggiate per i quartieri della città ogni tanto Clara mi diceva: abbassa gli occhi! Io le ribattevo:
- Clara, quelle gambe sono come le tue, soltanto un po’ più lunghe!
Lei borbottava:
- Sento la mancanza del mattarello e della padella pesante!
Così accadde che, passeggiando lungo una sponda che dolcemente piegava a sinistra, rimasi colpito dall’immagine di tre o quattro ragazze che percorrevano un ponte pedonale rilevato, con le belle gambe illuminate dal sole. Clara mi disse:
- Abbassa gli occhi…
Pensai che stesse esagerando, ma lei ripetè:
- Abbassa gli occhi… guarda dove vai!
Intuii e guardai giù… per vedere l’acqua che si avvicinava.
Stavolta lo SPLASH fu di pancia. Risalii con difficoltà e Clara mi diede ben due tovagliette, ma non andò a cercare un accappatoio. Strizzò la mia camicia e il leggero giubbotto, poi mi porse il suo. Appena possibile prendemmo un taxi e rientrammo in hotel. Stavolta le ragazze della reception erano proprio divertite.
* * *
Avventurette da niente, direte. Ma non conoscete il seguito della storia.
Nel tardo pomeriggio dell’ultimo giorno ci imbarcammo per rientrare nell’ Isola: volo “low cost” diretto.
Io ero molto stanco e attendevo impaziente di vedere dall’oblò il mare, Adriatico o Tirreno, per capire se eravamo a buon punto. Clara si sarebbe contentata di vedere all’orizzonte le Alpi innevate. Invece… colline, boschi, laghetti.
Poi mi resi conto che il sole, anziché essere a destra dell’aereo, era a sinistra. “Che strana rotta!” pensai “Ha deviato verso ovest.”
Clara mi riferì di aver udito, all’inizio del volo, un forte rumore proveniente dal motore sinistro, che si trovava proprio dietro i nostri posti. Pian piano cominciai a pensare che forse andavamo verso nord!
A un tratto Claretta con gli occhi sbarrati mi indicò il motore, che aveva preso fuoco! Qualcosa entrò in funzione e getti schiumosi lo spensero.
L’aereo si inclinò a sinistra, fece un lento giro in discesa, poi riprese la rotta. Notai che volava più basso e anche più lentamente.
Clara chiese alla hostess dove fossimo, ottenendo l’incredibile risposta che non lo sapeva.
Finalmente il comandante parlò agli altoparlanti… in svedese! Fortunatamente un passeggero di origine italiana, seduto davanti a noi, ci spiegò che per motivi tecnici saremmo atterrati a Berlino!
Pensai che l’aereo fosse a corto di carburante, ma Claretta fu più chiara: atterraggio di emergenza. Io guardai le hostess che chiacchieravano tranquillamente, strinsi la mano di Clara e mi preparai a un atterraggio difficile.
Invece tutto andò bene. Scendemmo tutti e bivaccammo per quattro ore nell’unico bar aperto dell’aeroporto. Gli oltre cento svedesi del volo accettarono l’inconveniente senza battere ciglio, chiacchierando e bevendo birra. I bambini si addormentarono dove poterono. Io e Claretta prendemmo un caffè e un gelato.
Rientrammo con un altro aereo e poi con la nostra auto, mentre un’alba struggente annunciava un luminoso giorno estivo.
* * *
Mi svegliai a ora di pranzo e molto raffreddato. Rimasi a letto imbottito di bevande calde e aspirine, e per passatempo selezionai le foto da far stampare. Il mattino dopo diedi a Clara una pen-drive con le foto scelte.
- Quante sono? – chiese. Risposi:
- Cinquanta, come mi avevi chiesto.
Nel pomeriggio, al ritorno dal fotografo, Clara sbottò:
- Hai fotografato troppe gambe bianche!
- Clara, tesoro, eri tu la fotografa!
- Tranne una ventina di foto scattate da te…
- No, cara, una decina soltanto, scattata a qualche giovane biondina, così, per il folklore…
- E delle mie hai scelto quelle in cui qualche coscia (o molte) biancheggiano al sole!
- Clara, anche le tue gambe sono bianche!
- Certo, perché ancora non mi hai portata al mare!
- Cara, fammi guarire e ti porterò in spiaggia ogni giorno.
- Sì, ma non userai gli occhiali scuri, perché voglio vedere dove guardi!
- Clara, sai quanti anni ho?
- E io non ti ho detto che ne dimostri molti, troppi di meno?
- Cara, mi vuoi vecchio, zoppicante e moscio?
- No, caro… ti voglio fedele al mille per mille! Noi donne sposate dovremmo mettere ai nostri mariti i paraocchi, come si fa con i cavalli…
Il paragone con un cavallo non mi dispiaceva. Inoltre avevo una mezza intenzione di regalare a Clara, per uso esclusivamente casalingo, un paio di pantaloncini mooolto corti!
fine



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Opera scritta il 16/06/2014 - 11:34
Da Michele Fiorenza
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