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LA STORIA DI TEDDY E ZOTTY.

LA STORIA DI TEDDY E ZOTTY.


Non ricordo esattamente quando mi fu regalato il mio primo orsacchiotto. Credo sia stata la mia madrina di battesimo, la cara Betty.
Era una donnina dell’Alto Adige che si era offerta di farmi da madrina al mio battesimo. Abitava vicino a mia nonna, nella stessa villetta antica, che si chiamava “Villa Rubin”, a Merano.
In seguito mi rimase sempre vicina e mi riempì sempre di regali , anche perché lavorava come commessa in un negozio di giocattoli.
La chiamavo “Patin” che tradotto in italiano- veneto significa “Santola” ( madrina)
Era l’ amica di tutti i bambini. Faceva tutti questi regali con il cuore e con la massima dedizione.
Non era mai stata molto fortunata con il marito. Era rimasta da sola con la sorella, più anziana di lei. Abitavano al pianterreno di quella bellissima villa antica, uno spettacolo per Lagundo, una frazione di Merano.Ma tornando al mio orsacchiotto, questo era stato da sempre il mio compagno dell’infanzia.
Abbiamo affrontato diversi traslochi e lui era sempre con me. Essendo io figlio unico e piuttosto itinerante ho trovato in questo pupazzetto un amico, un compagno di giochi.
Al mio Teddy parlavo, gli raccontavo le storie, facevamo anche la lotta.
Lo facevo anche parlare con una voce un po’ bassa, come se fosse un orso vero.
Dopo qualche anno di permanenza in centro a Trieste ci siamo trasferiti vicino a Muggia, più in periferia.
Abitavamo all’interno della fabbrica dove lavorava mio papà. Faceva il salumiere. Era molto bravo nel creare i suoi tipici prodotti altoatesini.
Ci facevano fare un po’ i portinai, dal momento che lo stabile risiedeva in un posto piuttosto isolato.


Spesso arrivavano i camion, anche di notte e bisognava farli entrare dal portone principale, poiché poche ore dopo dovevano scaricare la merce.
Quel posto non era molto bello. Il panorama era brutto, il mare piuttosto lontano.
Per fortuna abbiamo abitato lì per pochi anni, perché poi la fabbrica è fallita ed abbiamo dovuto trasferirci nuovamente.
Il mio Teddy era sempre lì con me…con gli anni era diventato abbastanza malconcio. Gli eccessivi spostamenti non gli sono giovati. La bocca si era scucita, l’addome aperto faceva intravedere la paglia sotto.
Un giorno mio padre, maniaco della pulizia decise di sbarazzarsi di quell’orsetto, perché secondo lui era vecchio e sporco.
Di prima mattina, mentre andava al lavoro lo aveva gettato nella pattumiera, mentre io ancora dormivo.
Al mio risveglio non trovai più Teddy, lo cercai dappertutto. Era scomparso nel nulla.Mi misi a piangere come un disperato. La mamma capì, telefonò a mio padre e gli chiese di recuperare l’orsetto dalla pattumiera della fabbrica, prima che passasse l’addetto della discarica e lo portasse via.
Appena Teddy mi fu riconsegnato provai una gioia immensa. Lo abbracciai, lo tenevo stretto stretto.
Non l’avrei mai più abbandonato.
Qualche giorno dopo mia mamma ha provato a ricostruirlo, cucendo le parti mancanti. Riuscì anche a ricostruire la bocca, utilizzando un pezzo di stoffa. Il risultato era stato più che soddisfacente. Ed io gli volevo sempre bene.
Alcuni anni dopo la mamma, in occasione del mio compleanno andò in un negozio di giocattoli a Trieste e mi regalò un altro orsacchiotto. Era molto bello, più nuovo, più colorato. Lo chiamai Zotty ( spettinato) per la caratteristica del suo pelo un po’ arruffato. Il povero Teddy a confronto sembrava oramai un vecchietto. Ma gli volevo bene lo stesso.
Ora che il mio vecchio orso aveva un compagno di giochi potevamo divertirci in tre.Dopo aver abitato per alcuni anni in quella periferia, vicino a Muggia, traslocammo ancora, sempre per motivi lavorativi di mio padre.
Andammo a Barcola, la bellissima frazione di Trieste. Una località incantevole, vicino al mare e a pochi chilometri dal Castello di Miramare.
Naturalmente dovetti cambiare scuola e riabituarmi come al solito ai nuovi compagni, ad una nuova maestra.
I miei fedeli amici, Teddy e Zotty erano sempre con me, compagni e confidenti, sostenitori dei miei momenti più difficili.


CONCLUSIONE


Sono passati tanti anni, tanti spostamenti ancora, tanti traslochi. Eravamo come su una carovana di nomadi, sempre in partenza, mai con delle radici.
E, come già detto, i miei due orsacchiotti erano sempre con me,
Forse già allora si notava in me l’amore verso gli animali, che avrei coltivato in seguito, nel corso della vita.
Appena mi è stato possibile ho tenuto in casa alcuni gatti. L’ultima femminuccia mi è morta qualche anno fa, dopo 20 anni di vita trascorsi insieme.
Comunque a distanza di poco tempo è arrivato un gatto randagio di nome Felix , che ho adottato e che oramai vive quasi più in casa che nel bosco.
E’ simpatico e docile; ho faticato parecchio ad avvicinarlo, poiché era diffidente e spaventato.
Ma con tanta pazienza e discrezione sono riuscito a farmelo amico ed è la gioia del mio tempo libero.
Volevo lanciare un messaggio a tutti i bambini che mi leggeranno :
” Rispettate ed amate gli animaletti; sono creature divine e ci danno molto più di quanto potessimo pensare. Sarete premiati con tanto amore e dedizione . Basta donare a loro un po’ di affetto ed attenzioni e sarete ricambiati. Credetemi…ne vale veramente la pena. “




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Opera scritta il 11/05/2023 - 17:27
Da Rayban Mantello
Letta n.271 volte.
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su 1 votanti


Commenti


Grazie tante per il commento sincero.

Rayban Mantello 12/05/2023 - 22:54

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Un bel racconto scorrevole ed emozionante in tutti i suoi trascorsi tra un trasloco e un altro, piaciuto tantissimo.

Maria Luisa Bandiera 12/05/2023 - 07:59

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