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Masturbazione Festiva

La morte sale dalle piante vergini.
La terra si piega su se stessa.
Quando sarà il primo sisma?
Nel frattempo, i bambini si spaventano
davanti a fiori che sanno di fiele
e il circo esplode in riva al mare.
I poveri cercano il mais nascosto
nella tasca di chi lo compra.
Il seme, però, strappa le tenebre.


La città compromette di peccati il tuo destino.
La città dove le donne si tuffano fino al midollo osseo,
fino alla sillaba strappata dalla notte.
Elevati suoni coprono la bocca, la corrodono,
la sfrenano, la sporcano.
Ti affondano con una boa di pietra,
ti ingrandiscono con violini in mezzo al fieno.


Il musicista arriverà veloce, ereditario delle acque,
e ti dico:fiore, erba, pianta spinosa, goccia di miele.
Alla porta della foresta
temo i passeri di profilo, gli avvoltoi, il becchino,
alcuni serpenti.
Il piano ha la tastiera consumata,
corde di fango.
Alcol per il traguardo dell’inverno.
Solitudine pisciata da due ubriachi.


La fessura si copre di muschio vicino all’ano.
I pagliacci rovinano tutto,
persino il proprio aroma in bocca scomposto dal riso.
Al fondo, la statua si muove cauta al sapore della brezza
ed è trascinata da bisce già morte.
Masturbazione?
È un gioco a molte voci, pensano i giovani,
e a fuoco lento la carne va cuocendo.



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Poesia scritta il 29/01/2015 - 12:20
Da Poeta Operaio
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