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Lontano
appena velata
gorgheggia una tromba
inno alla vita
che corre dimenticando
di vivere.
Voglio che le tue cosce
m'accarezzino
il viso, ultima
barriera prima dell'eterno silenzio;
voglio ancora
la bocca tua
insaziabile
su questa carne
dolorosa
che un grembo
di donna, divina follia
della vita, lanciò
dal nulla verso il nulla
sperando nella pietà
dell'universo,
e implorando da ogni dio
un grano
di misericordia.
Oh, terra
della mia eternità...
Sulla tua bocca
bacio
il ricordo
della tua bellezza,
sul tuo sesso s'impingua
la nostalgia della vita,
vivo
sul tuo corpo
caldo,
illuso ed impotente
la fuga del tempo.
Fra mille anni
ancora, un poeta
guarderà l'ariete
e il toro, e non saprà
che da noi
non tornarono le rondini
in quel tempo e vedemmo
il cielo piegare
sull'abisso.


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Poesia scritta il 19/10/2012 - 17:31
Da Giancarlo Rocchetta
Letta n.1332 volte.
Voto:
su 2 votanti


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