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Sconoscevo la tua natura
i danni immensi… la paura
forte della mia ignoranza
mi ha ingannato l’assonanza.


Ti immaginavo una vertigine
un soffio d’aria fresca
un fiore, una gazzella
una femmina, dalla coscia snella.


Così aerea, così frizzante
con quel nome suadente
invece tu, vizzi le fronde
e la “peste” si diffonde.


Perfida creatura
quale vento ti ha portato in volo?
Con lo scempio dell’ulivo
amara è la terra dove io vivo.



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Poesia scritta il 03/10/2024 - 15:28
Da Francesco Scolaro
Letta n.421 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Mi piaceva succo d'olio, così mi son appesa e come matta ho divorato tutto quanto, non volermene sono anch'io da Dio creatura inventata, chiedo venia!!complimenti!

Anna Cenni 04/10/2024 - 12:07

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