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Blue Lobelia

… mancava davvero poco. Un’ultima stanza. Nel libro era chiamata Locus. La Stanza dove tutto cessa di esistere, e dove esiste ogni cosa…



Prefazione



Quanto segue accadde sui fogli sopra la ruggine dell’ottone e il legno del manico di un tagliacarte.


<<Quando il sole si corica con le preghiere dei bambini apparirai. Nel tuo completo nero, e senza calzini perché loro ci insegnano che non sempre essere fatti l’uno per l’altra significa stare insieme.
Vestita della tenda che si gonfia dietro una finestra avrò qualcuno da rassicurare, poi ti raggiungerò per arrotolarti le maniche e allentare il nodo alla cravatta. Mi farai cadere la giacca sulle spalle. Come due figure melanconiche>>.
Questo c’era nella lettera.


Rientrando dalla presentazione del suo libro lo scrittore, un insolito silenzio corposo lo avvolse come inchiostro nella giacca bigia, e la penna nel taschino gli cominciò a pesare come le vicine nuvole cariche di pioggia.
“A te cara nuova amica, che il tuo nome è sinonimo di misericordia… Dio ne abbia di me!” gli tornò in mente la dedica scritta a una garbata donna dall’accento gradevole.
Iniziò a pensare alle volte che l’anima gemella era venuta in suo soccorso, che lo aveva completato. Era benedetto. L’aveva lì celata agli occhi della mente, nel cuore.
Ma non c’era giustamente stata con lui in quel giorno, lei che era parte integrante del libro.
Lei che nella vita si era creata una famiglia, ed era una sposa felice.
“Forse saremo destinati ad incontrarci anche per un attimo… Vivrei con serenità solo un ultimo giorno per quella sensazione di completezza e di appagamento senza ragione” sorrise.
“Se ricominciassi a bere quel buco che c’è in mezzo al salotto e che da troppo tempo fingo di non vedere temo possa scomparire…”.
Si alzò come svegliato dal clicchettìo del vecchio telegrafo desueto sullo stipo “Quel buco prima o poi mi inghiottirà”, allentando il nodo alla cravatta.
Con il vento l’uomo si accorse di un aquilone, e ricordò come ebbe inizio la fiaba.
“Stamattina volevo giocare a soffiarti sulla schiena… ti sei stretta nelle spalle, hai coperto col lenzuolo i seni e mentre mi perdevo sulla pelle nel profumo tra il lobo e il tuo collo mi hai sfiorato l’indice col dito, lasciandomi l’aquilone e portando via il filo. Hai raccolto la gatta e lo spillone e mi hai fatto l’occhiolino, e ho seguito le tue forme e ti ho sentita ancora ridere. Ho aspettato un momento prima di raggiungerti per non dartela subito vinta, anche se mi piace sia tu a decidere.
Sapevo di trovarti in cucina. Hai smesso subito di accarezzare la gatta per scucirmi le labbra col sapore del caffè, e in un filo di voce abbiamo guardato i vestiti volare come aquiloni prima di fare l’amore”.
E non c’è un prima o un dopo nello spazio di una sagoma che è tutt’una col suo incastro.
Il cordicino che qualcuno chiama destino lo teniamo stretto al cuore, come un nastro. E non c’è carezza che non sia desiderio o desiderio che disfi l’aquilone. Lui, vola… tra una goccia di pioggia sul mio corpo ed una lacrima sul tuo s'avvinghia addosso a noi, tra di noi scivola.
Sullo scrittoio una frase con l’incertezza dell’autunno “L’aquilone, la gatta e le nostre storie”, che non si era accorto di avere scritto.
Ad un’estremità uno spago si muoveva fin oltre la prospettiva “Certo dev’essere molto lungo” pensò.
Guardò meglio. Dove l’occhio ancora può arrivare, un nodo come di sicurezza. E ancora spago.
“Anche se finisce, o si spezza…” pensò ancora. Solo allora sentì un gatto fargli le fusa appena
sotto il cuore, e notò che aveva intorno al collo un lembo celeste, forse di un foulard, e una lettera con ceralacca. <<Un filo invisibile tra noi>> iniziava così.
Gonfiò lo sguardo oltre il nodo, e gli parve di vederla dall’altro capo dello spago dietro l’orizzonte. Annuì, mani affusolate tanto belle non si scordano.
“Buongiorno fiaba… in fondo quello che sono lo devo all’ispirazione”.


L’uomo nella giacca bigia aprì il giornale e nel tempo di un caffè lesse quel che da tempo si sapeva: gli Stati Uniti hanno manifestato una forte apprensione per la rapida e importante presenza cinese nell’area del porto di Haifa, intravedendo in ciò una minaccia diretta agli interessi nazionali e globali di Washington. Tale condizione ha intaccato il livello dei rapporti strategici che legano il governo israeliano, la Casa Bianca e Pechino.



(correva l’anno 2046, novembre. Camelie, la bellezza perfetta non esibita)





Fiori color blu e foglie piccole, come i suoi occhi


(quarto libro, da Il Tomo- Dominique Noir)




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Racconto scritto il 18/04/2021 - 18:21
Da Mirko D. Mastro
Letta n.606 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Grazie a tutti

Mirko D. Mastro(Poeta) 19/04/2021 - 15:27

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Sei una garanzia...narrarita poetica o poesia in prosa, questo nei tuoi racconti si ripete spesso. E poi io trovo il tutto molto originale. Bravo Mirko!

Giacomo C. Collins 19/04/2021 - 14:05

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Una bella scrittura scorrevole: un po' di ermetismo per stimolare la curiosità e poi già proiettati nel lontano futuro dell'anno 2046. Interessante l'incipit: "... la stanza dove tutto cessa di esistere, e dove esiste ogni cosa ..."
Sempre bravo!

Maria Luisa Bandiera 19/04/2021 - 08:23

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Mirko, tu sei il maestro della prosa poetica e qui ne dai una prova eccellente. È bello perdersi in questa lettura e lasciarsi trascinare dal filo conduttore di...un aquilone!

Anna Maria Foglia 19/04/2021 - 08:16

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I sentimenti non sono pietre, sono come le rose.
"Osho
Leggendo ho pensato a questa frase di Osho, forse per similitudine dei sentimenti che tu lasci fluire, così, molto semplicemente.
Ma non dimentichi mai di fare una capatina al reale che accade...l'ultima notizia del giornale.


Margherita Pisano 18/04/2021 - 22:12

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SUBLIME

Andrea Reggiani 18/04/2021 - 21:35

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