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L’autore del Tomo -7 e mezzo

…filo…


Come al solito me ne stavo a passeggiare verso il margine di cucitura, quando ad attirare la mia attenzione fu una donna.


Pochi ricorderanno la donna seduta in disparte alla locanda all’inizio di Reprobi Angelus…


Ebbene, ancora lei; defilata e vestita di stracci. Neri.
Lavorava a maglia, qualcosa che somigliava a una sciarpa. Forse uno scialle.
E sembrava osservarmi. Anzi, mi osservava.
Ne fui certo quando col piede mi allungò un gomitolo che si dipanò velocemente.
Dentro un fiato, il suo ammonimento <Eccoti il filo logico… non dovrai mai scordarlo!>.


Di nuovo quel turbine di minuti cristalli, e mi trovai in un’altra pagina.
Samaèl al tavolo da gioco «Siedi autore, tra me e… lei» in un filo di voce.
“Lei è la signora del…”
«Non darti pena autore, è di famiglia. E ciò che più conta, non è qui per te».
Alla destra della donna, in un filo di vita l’anziano Della Cannella << Regge il fio dei giorni / per la tela tra le dita. / Pone sulla rocca il pennacchio, / filatrice della vita>>.
Senza togliergli gli occhi di dosso, da sotto lo scialle <Dimmi autore, hai poi raccolto il gomitolo?>.
Mi uscì un mezzo sì, e timoroso cercai di mostrarglielo. Ma mentre cercavo di prenderlo dalla tasca delle braghette, quello si mise a rotolare tra le pagine. E correva, correva… fino a scomparire nell’ottavo capitolo.
<E dimmi> ancora lei <hai poi trovato il filo?>.
«Lascialo sedere ora» Samaèl visibilmente contrariato «vogliamo iniziare questa partita? ».


Intanto alzai gli occhi in alto, perché lo facevano anche gli altri. Tutti tranne Samaèl.
Un ragnetto sui puntini di sospensione del titolo tesseva la tela celato alle sue prede.
«Così come il destino intreccia le sue trame all’ombra della vita…» ancora piuttosto adombrato.


<<La lettera, la lettera…>> balbettando quasi, l’anziano.
«Vi ho chiesto di lasciarlo sedere!» la voce ora si era indurita «Vi narrerò io della lettera…
Ricevette una lunga epistola il Padre mio, da un padre cupo per la sorte che sarebbe potuta toccare ai suoi figli. Gli chiedeva aiuto.
Ma Dio, il vostro dio, dopo averla letta, stretto nel suo serto, la rimandò indietro.
Mi presi cura io dei ragazzi, e sempre io rinchiusi l’autore per salvaguardarlo nel Tomo.
Però quello, indocile, si lasciò sfuggire dalle pagine la lettera che arrivò ad Adonay. O Simone, come preferisci autore. Per questo ti devo delle scuse».
<Se Samaèl si scusa, è giunto il momento che io vi lasci> la signora di nero vestita <…vecchio, andiamo>.


In quell’ultimo filo di vita.





-la riflessione di Samaèl intorno all’aracnide è una rivisitazione dell’aforisma dell’autrice e amica Marina Assanti




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Racconto scritto il 15/03/2023 - 19:41
Da Mirko D. Mastro
Letta n.246 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Anche da parte mia splendido racconto.

Maria Luisa Bandiera 16/03/2023 - 16:16

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Io la ricordo bene la donna seduta in disparte, era però quasi invisibile, ma è sempre in disparte ed osserva.
Ha un tocco gentile questo capitolo, parla di cose profonde ma è come tu le sfiorassi con un fiato, raccontando. È così...come mettersi seduti sul prato con la schiena all'olmo e leggere fantasticando. Non c'è nulla di più bello per me, che viaggiare con la mente. Grazie, è anche questo un capitolo deliziosamente...bellissimo!!

Anna Cenni 16/03/2023 - 15:52

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grazie a te...

Marina Assanti 16/03/2023 - 11:42

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Splendido racconto

Mary L 15/03/2023 - 22:29

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Splendido capitolo... ti si legge d'un fiato! Complimentissimi... e grazie per l'ottimo uso del mio piccolo aforisma. Sei super! Al prossimo capitolo

Marina Assanti 15/03/2023 - 20:31

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