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IL CONTE CERCA MOGLIE

Era nauseato da tutto quello...eppure non poteva esimersi, doveva restare lì. Maledizione! Avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di essere lontano da quella sala, pur di tornare indietro, per poter nuovamente allontanare quel momento. Si guardò intorno, i lineamenti del viso atteggiati in una maschera dura ed impenetrabile. Gli ribolliva il sangue nelle vene, sotto una finestra, la figlia del suo ospite stava chiacchierando con delle amiche, gli si accapponò la pelle, al solo osservare quelle espressioni vacue e quei gesti, tanto precisi, tanto leggiadri, da dargli l'impressione di assistere ad una pantomima.
Il suo ospite era famoso per la sua stravaganza, e per la sua discutibile vicinanza alla classe borghese, per cui al trattenimento erano presenti anche rappresentanti di suddetta classe. Rabbrividì. “Pensa all'obbiettivo” si ammonì mentalmente, mentre raggiungeva il centro della sala. Aveva intenzione di invitare a ballare la figlia del suo ospite. Se davvero voleva trovare moglie, da qualche parte doveva pur cominciare. “Moglie”! Bastò quella parola a nausearlo. Ignorò quella sensazione e tutte quelle che vennero dopo. Atteggiò le labbra in un freddo sorriso ed invitò la fanciulla. Scambiarono solo poche frasi ma quando accompagnò la sua ospite, presso la madre, sentiva la testa pulsargli. Per carità, ella era stata impeccabile, proprio come un libro stampato, leggiadra, pronta ad assecondarlo, graziosa, ma cotanta precisione era inquietante. Avere una moglie, non era quello che desiderava, ma ciò di cui aveva bisogno. Maledizione! Ma il padre doveva proprio lapidare tutto al gioco? Doveva proprio lasciare lui, con un titolo ed un mare di debiti? Scosse la testa, avrebbe dovuto rimettere le cose a posto e cercarsi una moglie ricca, con una cospicua dote. Ma l'idea di ammogliarsi lo mandava su tutte le furie, una donna petulante da dover mantenere! Lo sapevano tutti che il conte di Stafford odiava la mondanità e tutto ciò che comportava. Scosse ancora la testa e tornò a scrutare la sala, tutte quelle donne trasudavano eleganza e ricchezza, proprio come lui, d'altronde sarebbe morto, pur di non mostrare la sua situazione, ci mancava solo di passare per un cacciatore di dote! Scrutò ancora la sala, doveva pur esserci una ragazza meno nauseante ed ottusa delle altre, ma chissà quante di loro erano un bluff. Passò in rassegna anche alcune ragazze borghesi, ma oltre il fatto di essere di una classe inferiore, non erano diverse dalle altre debuttanti.
«Stafford» Il suo ospite li venne vicino.
«Melville» Rispose al saluto.
«Ho un favore da chiedervi» Il conte non rispose ed il suo ospite continuò «Vedete la vecchia duchessa di Hertfild?»
«Sì, La vedo, Melville arrivate al sodo» Sapeva ciò che stava per chiedergli l'amico e quel tipo di favori non gli piaceva.
«Ha preso, ormai da anni, sotto la sua ala una giovane senza famiglia»
«Arrivate al sodo» Si stava seccando.
«La ragazza possiede una graziosa figura ed una ricca dote»
«Melville, se è come dite, perché è lì nell'angolo?» Il conte di Melville abbozzò un sorriso.
« La duchessa ha già mandato via parecchi giovanotti, invitatela voi.»
Quella donna non gli piaceva era troppo stravagante e la ragazza meno adatta di quelle che aveva già visionato, ma se era vera la storia della dote, non poteva permettersi di essere schizzinoso.
Stranamente la duchessa aveva accettato il suo invito ed egli si era ritrovato a ballare con la ragazza. Ora, mentre la riaccompagnava presso la duchessa si concesse di osservarla meglio, non era bella, molte delle ragazze in sala la superavano, ma nemmeno la si poteva definire brutta.
Durante il ballo era rimasta pressoché muta, e solo quando gli era stata presentata e quando l'aveva riaccompagnata, avevano scambiato qualche parola, e neanche questo era un male, almeno non gli aveva peggiorato il mal di testa. Rimaneva il problema della sua bassa levatura.


«Dannazione!» Andava esclamando percorrendo la stanza, su e giù.
«Julius! Per amor del cielo!» Hector alzò le sopracciglia con aria d'interrogazione e rimprovero.
«Ma vi pare che sia concepibile? Dovrei corteggiare una donna di estrazione così bassa per la sua dote?» il conte di Stafford puntò il cugino negli occhi.
«Julius, sapete bene di aver già cominciato!» Julius sospirò.
«Sì, ma ci sarà pur un'alternativa!» Hector alzò ancora gli occhi, con fare accigliato.
« Un'alternativa, dite? A miss Hirton, o alla prigione per debiti?»
«Ad, entrambe, Maledizione! Ad entrambe!!»
«La figlia del conte di Melville, o se preferite quella del marchese di...» ma si fermò notando l'espressione di Julius.
«Per carità! Morirei sapendo di dover passare mezza giornata con codeste fanciulle!» Scosse la testa con vigore. «Non posso pensare di sposarne una!»
« Allora la figlia di Mr Ill, o di Mr Griffeen, o di Mr Garreth, sono belle e molto ricche.»
«E terribilmente sciocche. No Hector, no.»
«A quanto pare l'unica che vi infastidisce di meno, è miss Hirton»
«Già» Disse pesantemente, pensando alla carnagione diafana e agli occhi grandi della fanciulla. Forse, ella, era proprio il male minore.


Rassegnato continuò la sua opera di corteggiamento, cominciando a fare sul serio. Iniziò inviandole dei fiori, dopo ogni ballo cui si incontravano, e cominciò assiduamente a farle visita. Più la incontrava e più doveva ricredersi. La ragazza aveva conosciuto la duchessa, tempo addietro, quando morti i suoi genitori, si era messa a cercare un impiego. Fu così che Lady Hertfild, ormai sola e sfiorita, aveva deciso di prendersi cura della ragazza. La duchessa ormai era molto anziana, e il suo ultimo desiderio era quello di lasciare la sua eredità a Janet Hirton, a patto che ella facesse un buon matrimonio, mettendo così a frutto la buona educazione ricevuta.
Più passavano i giorni, più la fanciulla lo affascinava, al punto che per due volte desistette prima di dichiararsi. Era un contro senso, ma più passava il tempo e meno aveva coglia d'ingannarla. Ma era un inganno il suo? Certo la sua situazione economica era pessima, ma restava pur sempre il suo titolo e la differenza che vi era tra egli el padre. Eppure c'era qualcosa che lo frenava, qualcosa di assai più insidioso e meno comprensibile: la paura di essere rifiutato.


Benché già due vole vi avesse provato, e avesse miseramente fallito, una sera, mentre erano ad un trattenimento, miss Hirton, uscì fuori, in veranda, ed egli la raggiunse. L'aria fresca della sera, o forse la vista della fanciulla che al chiaro di luna, appariva molto più che graziosa, lo convinsero che non era sbagliato dichiararsi, se non altro perché il conte di Stafford, era caduto nella trappola più vecchia del mondo, si era innamorato di quella fanciulla dagli occhi grandi e il sorriso dolce, e se ciò che provava non era amore, gli era molto prossimo, perché se ella in quel momento avesse scelto un altro uomo, egli sarebbe certamente impazzito, dal momento che bastava il solo pensiero per consumarlo di gelosia. Le si avvicino. Ella guardava oltre la balaustra della veranda, verso il giardino. Le pose le mani sulle spalle e le sfiorò i capelli con le labbra, era conscio delle libertà che si andava prendendo, ma non riusciva più a ragionare con lucidità.
Le dichiarò ciò che provava, e le comunicò la sua intenzione di sposarla, si sentiva teso e vulnerabile, ma quando gli fu chiaro che ella non lo avrebbe respinto, felice la fece voltare verso di sé e la baciò con passione, nell'ombra della notte.




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Opera scritta il 26/05/2016 - 19:44
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1378 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Che bel racconto. A quanto pare l'amore supera anche le pessime intenzioni... e persino l'ipocrisia. Chissà se quello dalla dubbia personalità, Stafford voglio dire, abbia capito veramente quello che gli è successo. Ma anche la fanciulla, tutto sommato, era consapevole della realtà circostante... Comunque Brava Marirosa. Bella lettura

Francesco Gentile 27/05/2016 - 17:28

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Grazie Nadia e Grazie Salvo dei vostri commenti molto molto graditi!!!

Marirosa Tomaselli 27/05/2016 - 11:32

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Urca, Marirosa!
Una storia ottocentesca resa viva e vivace da monologhi, dialoghi, stile di vita, semi bellezze, matrimoni per interesse, gelosia, suggello con amore.
Tuttavia il tuo Stafford mi sta sulle ..... 5* a te con stima.

salvo bonafè 26/05/2016 - 20:59

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Bellissimo racconto d'amore, scritto in modo scorrevole ed elegante. E' una dolce favola in cui il povero conte viene preso in trappola suo malgrado, quasi a voler dimostrare che anche un cinico opportunista può inaspettatamente innamorarsi. Sei stata bravissima con il conte, la tua penna ne ha fatto un innamorato, nelle mie mani poverino avrebbe fatto una fine peggiore probabilmente ingannato da chi voleva ingannare. Meglio la tua versione dolce
e romantica mi hai fatto sognare.
Un abbraccio cara e complimenti ancora
Nadia
almeno 5*

Nadia Sonzini 26/05/2016 - 20:56

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Lo leggerò con calma.

salvo bonafè 26/05/2016 - 20:00

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