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Livorno

Una lingua d'asfalto che
precipita tra le braccia tese del mare,
dardeggiata dall'ultima curva del sole,
e poi tu e i tuoi capelli fluttuanti,
la scia di fumo che scivola via
dal tubo di scappamento della
macchina davanti a noi,
il profilo sgargiante di fiamma
della Rossa, coi suoi litorali
festosi e il fragore delle chitarre,
e ancora, il sommesso tepore
della penna che scorre sulla cellulosa
bianca del mio quaderno,
mentre la radio canta e stride.


Livorno si combina
in una percezione mista
di suoni e colori.
La rete filtrante delle mie sensazioni
si districa e si spalanca
setaccia granelli
e poi distilla un succo
che sa di sale,
che odora di sangue:
il ricordo.


La corsa s'arresta.
Si scende.
La visione scema.
Ora si vive.




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Opera scritta il 25/11/2016 - 14:47
Da Matih Bobek
Letta n.969 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


davvero magnifica
scorrevole, intelligente, colorata
beh, Livorno merita

laisa azzurra 25/11/2016 - 21:44

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