Oh povera casa decrepita, cadente ,
al tempo vinta, miri in terra tua vernice,
che muta accoglie come antica pelle
D' intorno un prato rinverdito di ortiche iperico
e soffione.
Per cielo un tetto di stelle , perduta dimora.
Ma un tempo il cotto ricopriva il calpestio,
marmi stucchi , cristalli lucenti la tua belta'.
Filtrava la luce del giorno
e le nitenti finestre
si sposavano con il sole
Morbide tende al vento come vele di mare,
l 'aere era pregna di lavanda
di fiori odorosi.
Il vociar serbi nelle umide mura.
Qual fanciulla cantava in maggio la primavera?
Quale madre accudiva i pargoli festosi di
giocar tra l 'erba?
Quanti sogni avresti a dir se avessi favella!,
di sposi ardenti di figli futuri.
Pur la morte di chi visse ricordi .
Le lacrime si mescolano al gocciar d 'interno.
Cosi pur le glorie umane invero,
al trionfo la fortuna sempre ballerina,
si volta e allor si cade al fondo.
Vecchiezza e compianto
ci accompagnano
fino all' ultima alba.
Ma tu dolce alloggio che ora non sei piu adorno ,tutto tace,
ti rimane solo un pallido rimpianto.
Corrado cioci
Poesia scritta il 13/05/2024 - 01:15Voto: | su 1 votanti |
I miei complimenti all'autore di questa fantastica poesia che mi ha colpito moltissimo! Grazie di averla condivisa in questo salottino di Oggi Scrivo.
Chapeau!

Maria Luisa Bandiera
13/05/2024 - 07:50



