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sulla stessa lettera

Certo, mai più il mio spirito
dai gorghi vorticosi
verrà come ora attratto:
potess'io nei limosi
fondi trovar l'anfratto
che m'estingua nel morbido
suo grembo: manca un raggio
di luce, e geme fisso al tuo miraggio.
Solo un fruscio dell'alito,
sol la voce e, di te,
il sapore ed il canto
e lo sguardo che in me
furon vita ed incanto:
è dunque un sogno? Rendilo
vivo ancora e soave
come quando il dolor m'era men grave.
Pur raccogliendo polvere,
nulla che riarsa arena,
del nostro sventurato
episodio, la pena
negar non puoi, ne'il grato
sentimento che prodiga
il cuore ancor prigione
della spira che assorbe la ragione.
Perché ai raggiri subdoli
di calunnia volgare
il cielo che ci uni'
permise d'invescare
io, tu.. e non puni'
col sale e il fuoco i perfidi?
Si rovino' l'incanto
e l'ombra di te sfuma nel mio pianto.
È siam divisi: estranei!
Grave affanno la mente
afferra, ed il profondo
petto gela stridente
un rancor furibondo:
e qui vi batte e domina,
implacato rodio,
e si rinnega il voto fatto a Dio.
Eppur t'invoco: aiutami!
Questo grido nel nulla
cade, che' sorda sei,
o soave fanciulla
che fosti agli occhi miei
stupenda: solitudine
mi coglie ed amarezza
ed un cieco furor che ti disprezza.


Dave Giacobs 2017




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Opera scritta il 12/10/2017 - 01:44
Da Davide Giacomello
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