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Alla complice

Mi manchi più di quanto posso sopportare, pensandoti riesco ancora a percepire il tuo profumo, riesco a sentire ancora il tuo respiro, vedo ancora l'insicurezza dei miei occhi riflessi nella profondità dei tuoi. Vagando tra le strade in mezzo ad un infinità 0di gente, sento il suono della tua risata e mi fermo, e mi giro con la flebile speranza di vederti conscio dell'impossibilità che ciò accada. Questo dolore mi opprime, vorrei adagiarmi sulle tue ginocchia, sentire le tue mani che ad ogni carezza spazzano via i problemi e i cattivi pensieri, poi ricomincio a camminare accorgendomi che non sei piu mia complice in questo caos che è la nostra società, un sorriso amaro sorge sul mio viso, conseguenza inevitabile della tua assenza, non sei piu mia e questa è la realtà.



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Opera scritta il 23/05/2019 - 01:20
Da IL CONTE M.
Letta n.926 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


...quando c'era solo la carta...senza il "non"

Grazia Giuliani 23/05/2019 - 19:24

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...è una lettera d'amore, quando non c'era solo la carta per scrivere, potevano essere lunghe, brevi e sulla busta si scriveva "consegnare nelle proprie mani" e il postino sapeva che doveva darle solo al destinatario...
romantica, la tua.

Grazia Giuliani 23/05/2019 - 19:23

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A me non pare male, ma mi da l'idea di una poesia. Comunque tu hai trasmesso i tuoi sentimenti. Bravo

Maria Isabel Mendez 23/05/2019 - 18:54

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Un po' minimalista. Ci sono nel testo alcune parole sta staccare. Si legge in fretta e lascia poco. Più adatto ad un SMS che a una lettera.

Seby Flavio Gulisano 23/05/2019 - 09:31

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