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Loro, robot

Daniel Affleck, uno scienziato americano di fama mondiale considerato il principale punto di riferimento nel campo della robotica, con orgoglio rimase a osservare per svariati minuti i cinquecento robot schierati sull'attenti in quell'hangar segreto della Fortezza delle Scienze. Le macchine antropomorfe in tuta mimetica erano pronte per essere caricate nelle camionette dei Marines, in quanto era prevista una simulazione a Desert Brown, nel Colorado.
All'improvviso, il flusso dei pensieri dello scienziato venne interrotto da Mizuki Kurata, il tecnico e assistente di origine giapponese, appena sopraggiunto alle sue spalle. 
«Queste unità ci permetteranno di vincere qualsiasi guerra, per di più con perdite umane minime, quindi vedi di non scocciarmi» affermò convinto Affleck, riaccendendo una discussione che li aveva visti impegnati la sera precedente e non senza qualche accento polemico. 
«Temo che un giorno i robot potrebbero insorgere ai nostri danni» disse titubante il suo collaboratore. 
«Visto che hai contribuito al Progetto Origin dovresti sapere che la loro affidabilità è garantita.»
«Hai presente l'Antica Roma? Durante la terza guerra servile, nel 71 a.C, gli schiavi via via finirono per ribellarsi tanto da formare un esercito agguerrito» espose il dottor Kurata.
«Le macchine sono impostate per obbedire, ragion per cui non potranno mai prendere decisioni» insistette il luminare.
«Ascolta, gli l'ED-209 risultano programmati proprio per neutralizzare esseri umani. Oltretutto hanno la predisposizione ad evolversi» riattaccò il nipponico braccio destro. 
Il borioso scienziato, con un cenno di mano, respinse infastidito le perplessità del collega, per poi dirigersi verso le porte aperte dell'hangar. Nel frattempo, il terzultimo robot, in prima fila sulla sinistra, girò la testa e lo guardò andarsene.



Nota dell'autore: il titolo 'Loro, robot' riadatta e rende omaggio a 'Io, robot,' una raccolta di racconti di fantascienza di Isaac Asimov, mentre gli ED-209 si rifanno sul film 'Robocop,' invece il Progetto Origin sul videogioco 'F.E.A.R. - First Encounter Assault Recon' ed infine la Fortezza delle Scienze omaggia una serie televisiva anime intitolata 'Il Grande Mazinger.' 
Dedico questo racconto a un amico scrittore di nome Dario De Santis, un cultore del cinema e della letteratura Sci-Fi.




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Opera scritta il 22/07/2019 - 14:19
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.753 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Non è ostico, è bello, sei bravissimo!!! Un bacione e scusa se sono così sintetica.

Maria Isabel Mendez 24/07/2019 - 21:11

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Ciao Santa, grazie per la piccola disamina. La fantascienza (in questo caso direi che ha qualcosa di profetico) è un genere che ha suscitato l'interesse da parte del sottoscritto dal 2014. Oh, l'importante e che non sia roba ostica. Concordo con le parole che dici peraltro ci speravo di stupirti col robot che gira la testa, del resto il racconto non dispone di una vera e propria sorpresa finale, semmai c'è una sorprendente reazione. Grazie di cuore amica mia!

Giuseppe Scilipoti 23/07/2019 - 15:05

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È questo un genere a te congeniale! Accendere il seme dell'essere uomini e non robot nella mente di chi pensa soltanto alla gloria della tecnologia è giusto e fa pensare. Anche gli ideatori della bomba atomica credo e spero che chissà se l'avrebbero portata a termine.
Inoltre questo racconto,per un attimo, ma solo per un attimo, mi ha fatto pensare all'esercito di terracotta dei Ming. Bellissimo la chiusura, quel robot che gira la testa la dice tutta. Complimenti!

santa scardino 23/07/2019 - 14:12

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