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Le partorienti d'Ashur

Pagliericci improvvisati,
nel tempio abbandonato,
dove sacerdoti astratti cantano,
tra vani risonanti di grida,
nel parto imminente di umori
di donne e legami di sangue,
cosi struggenti da commuovere.


Le brocche di Hanhut portate dalle
ancelle, i crogioli accesi a riscaldare l'acqua,
la donna senza sguardo che assiste,
con mani forti e voce suadente.
La giovane Emmer sta soffrendo, gocce
di sudore le imperlano la fronte,
il respiro affannoso, le grida di dolore,
nella mente la foga del guerriero acheo
che ha violato nel suo corpo l'innocenza.
Dovrà pur nascere questo bambino!
E' sempre un dono amaro che la sorte
ha offerto in un momento di spade cruente,
che hanno reciso il seno di donne fiere,
il loro sguardo spento come pallidi reverberi di cristalli inerti.
La notte distende le sue ali ad abbracciare un cielo infinito,
tra silenzi intrisi di sofferenza e disincanto,
il Nosto's dell'esodo di un viaggio senza ritorno.


Emmer è stanca, vuole morire, ma non sarà la sua morte
a dare la vita, poche parole nel respiro infranto,
il vagito del piccolo Aimhos che rinasce alla vita.


Mani di madre che stringono, radici d'amore e di sangue,
dono d'amore nel non amore!




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Opera scritta il 10/02/2021 - 16:00
Da Alpan .
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