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Déjà vu

“Perché volesse ucciderlo è un problema che esula dall’ambito di questa storia."
(ogni riferimento é puramente casuale)


...


Velia aveva sempre avuto poca simpatia nei suoi confronti, quasi una sorta di diffidenza, anche se non aveva nulla da rimproverargli, un bravo infermiere. Forse il suo aspetto poco curato i suoi modi di fare smielati a volte ostentati. Un gigante buono per molti, che si basavano solo sull'esteriorità, perché avevano bisogno di lui, per essere spinti con le loro carrozzine.


Anziani in una casa di cura, che aspettavano con ansia il momento di potersi godere un po' di sole, nel piccolo giardinetto adiacente il fabbricato. Di solito Velia lo incontrava il sabato,la domenica e nei giorni di festa, quando andava a trovare una vecchia zia, che le aveva fatto quasi da madre.


Un saluto poche parole, ma bastava uno sguardo per capire che c'era qualcosa che non andava, un déjà vu, come se le sfuggisse un particolare appartenente al passato. La zia di Velia era un po' giù di morale, negli ultimi tempi si era verificato un incidente a una signora ospite della casa di cura, era caduta dalle scale spingendosi troppo in avanti, appoggiata al suo bastone. Una signora per bene la cui unica colpa era quella di soffrire di Alzheimer.


La signora in questione di nome Giovanna in quei pochi momenti di lucidità soleva ripetere :" perché, mi ha spinta" senza altro aggiungere. Viste le sue condizioni, nessuno dava peso a ciò che diceva, ma Velia sentiva in cuor suo che non era stata una disgrazia, ma qualche cosa di voluto.


Con il passare del tempo tutto le fu chiaro, le tornò alla mente ciò che aveva rimosso per sua difesa;quell’infermiere assomigliava ad una persona conosciuta tanti anni prima, stessa corporatura,stessa dolcezza ostentata, Velia era
un' adolescente sensibile ed obbediente e nonostante non accettasse le attenzioni che quel signore, chiamiamolo così, non sopportava sentirsi osservata, in modo insistente e provocatorio.
Se avesse potuto l’avrebbe fatto scomparire...l’avrebbe ucciso.


Ora tutto era chiaro,la stessa cosa provava per ’infermiere che in questo caso non aveva altra colpa, se non quella di assomigliare ad un essere spregevole.
In seguito venne anche appurato che la Signora Giovanna era caduta per propria distrazione!




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Opera scritta il 11/07/2014 - 14:55
Da Carla Composto
Letta n.1345 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


grazie cari amici

Carla Composto 02/02/2015 - 14:07

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Anche a me ha dato la stessa impressione di Salvatore...
Un racconto interessante, letta tutto d'un fiato.
Complimenti Carlè!

Paola Collura 13/07/2014 - 00:27

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Interessante il tuo racconto, quasi a sorpresa il finale. Molto ben scritto e scorrevole, gradevolissima lettura. Brava!!! Ciao, Marina

Marina Assanti 12/07/2014 - 11:06

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Ho rivissuto i miei giorni di degenza nel Centro Fisioterapeutico"Don Gnocchi" quando per far esercizi ginnici al fine di riprendere a camminare spingevo le carrozzine (mi facevano da appoggio e da attrezzo da palestra) dei vecchietti che mi raccontavano le disavventure della terza età...
E ricordo una reale storiella simile a quanto forgiato di getto... Una cronaca vera mirabilmente esposta... DAL TUO ANIMO SEMPRE UN ANTIDOTO CONTRO IL SOFFRIRE... E' IL TUO PREGIO E LA TUA VIRTU'... ENCOMIABIlE CARLA.

Rocco Michele LETTINI 11/07/2014 - 21:14

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Un racconto il cui titolo richiama qualcosa di paranormale e che, inceve, seguendo la via del giallo, si colora di rilassante e tenue rosa, nel finale.
Originale Fratè!

Salvatore Linguanti 11/07/2014 - 19:31

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