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Miro l’argenteo cielo astratto,
E Per riflesso forse tu mi scorgi,
Chi sa se ai mie’ pensieri porgi
La mano c’a me hai sottratto.


Pure l’ anima stratta a te s’è stretta
Sì forte che il remoto divien scarno,
Eppur dietro ti corre l’occhio indarno
Come quella dell’ore a l’altra lancetta.


S’ingarbuglian le vie, corpo immoto
Innanzi a uno smacco intriso d’acido,
Di vita costretta in una canzone,


Fosti forse fallace allucinazione?
Cerco i tuoi ricci d’amore avido,
Ma di te non restan che smorte foto.




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Opera scritta il 07/11/2022 - 22:38
Da Pedro Barcelò
Letta n.314 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Piaciuta e apprezzata.

Maria Luisa Bandiera 08/11/2022 - 17:25

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Forte suono epico.

Aquila Della Notte 08/11/2022 - 16:29

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Apprezzata, piaciutissima.
Benvenuto

Marina Assanti 08/11/2022 - 13:49

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Bella e piacevole, apprezzata.

Anna Cenni 08/11/2022 - 13:35

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Nostalgia che pervade tutta questa bella lirica in tono aulico.

Jean Charles G. 08/11/2022 - 11:03

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