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IL DUCA DI REDDINGTON (Seconda Parte)

Lillian era al solito posto. Un po’ leggeva, un po’ rimuginava sugli eventi. Era passato davvero molto tempo da quando aveva veduto il duca, ma non ne era passato molto, da quando lo aveva sentito nominare. In verità quella mattina era arrivato un invito da parte di sua grazia. Aveva organizzato un ballo, ma lei, a quanto sembrava, non era stata invitata. Possibile che Jane avesse fatto un’impressione così favorevole al duca? Eppure egli non le era parso un uomo adatto a Jane. Forse si era sbagliata, forse sua madre aveva ragione e Jane era perfetta. Ma lei non voleva diventare una bambolina ammaestrata, voleva un uomo con cui dialogare, ma a quanto pareva, quest’uomo non poteva essere il duca. E probabilmente non lo avrebbe mai trovato.


Il duca era accanto al marchese. Scrutava la sala. Ormai lord Groove e la sua famiglia erano arrivati. Mancava Lillian. Ma non si era fatto illusioni: il conte voleva accasare Jane. E lui lo avrebbe accontentato. Ma con lo sposo che egli stesso aveva scelto. Lui aveva altri piani per il proprio futuro.
«Davvero voi dite, che questa Jane sia una buona candidata come moglie?»
«Certo, altrimenti non ve ne starei parlando.»
«E perché non la sposate voi?»
«Ho i miei motivi.»
«Ho la sensazione che vogliate disfarvene.» Bene, non si era ingannato sull’intelligenza del marchese. Ma questo giovava a suo favore.
«E avete ragione, amico mio. Ma certo non è a causa di Jane, che vi ripeto è perfetta» “…per voi” aggiunse mentalmente, senza dire una parola.
«E perché mai, allora?»
«Ho un’altra donna che voglio sposare.»
«Capisco. »
«Avete fascino. Scommetto che riuscirete a far innamorare Jane di voi.» “ed io farò la mia parte, dietro le quinte per favorirvi” ma di nuovo tenne i suoi pensieri per sé.
«Sembra una sfida, Reddington.»
«L’accettate?»
«Non mi tiro mai indietro davanti ad una sfida.» Il duca sorrise. Adesso sarebbe cominciato il suo piano.


Invitò Jane a ballare, ma questa volta abbandonò la sua maschera di fredda cortesia, per mostrare i suoi intenti.
«Non trovate che sia una bella serata.» Chiese Jane speranzosa, mentre lui non parlava.
«Terribilmente noiosa, invero. Anche la compagnia.» Le rispose.
«Ehm…ecco…avete ragione, vostra grazia.»
«Suvvia, non compiacetemi. Temo di essere troppo vecchio per queste cose.» le disse.
«Vostra grazia, non siete affatto vecchio.» Gli disse desiderosa di compiacerlo. Ma lo irritò.
«So quel che dico. Siete già stata presentata al marchese di Giventhope?»
«No vostra grazia.»
«Allora provvederò io a presentarvi, e a presentarlo alla vostra famiglia.»
«Perché?»
«Egli è una persona che gode della mia massima stima. »
Scambiarono poche altre battute, quasi tutte pronunciate dal duca, con riferimenti e lodi rivolte al marchese. Non riferimenti espliciti, ma velati, quel che serviva per incuriosire una giovane debuttante. Finito la danza egli scortò Jane dai suoi genitori. Mentre si avvicinava, fece un segno al marchese. Salutò con cortesia lord e lady Groove e si prese cura di presentare loro il marchese, con parole che potevano suscitare l’interesse del conte, ma soprattutto quelle della contessa.


Lillian, aveva passato la sua serata a pensare al duca, e al tipo di ballo che aveva dato. Non lo avrebbe confidato a nessuno, faticava addirittura ad ammetterlo con sé stessa, ma era dispiaciuta di non essere stata invitata. La madre e la sorella, la raggiunsero in biblioteca quando ormai era già tarda mattinata. Al solito parlavano tra loro non prestando attenzione ad ella.
«Davvero vostra grazia, vi è sembrato strano?»
«Sembrava meno…gentile del solito. Il marchese invece…»
«Sì, anche a me è sembrato una personalità notevole, ma perché accontentarsi, quando si può avere il duca?»
«Siete sicura che, sia possibile avere il duca?» Dubitò Jane. La madre non aveva sentito il modo in cui egli le aveva parlato. E in realtà non voleva un uomo così duro. Il marchese era stato più che gentile, e l’aveva riempita di complimenti.
«Non dite sciocchezze, vi ha anche invitato alla sua battuta di caccia domani.» Lillian, ascoltava in silenzio, certa che né la madre, né la sorella avrebbero voluto prendesse parte alla conversazione. Ma da dove saltava fuori il marchese? Era forse uno degli ospiti del duca? E chi gli aveva presentati? Erano domande che non avrebbe mai avuto il coraggio di porre, e che sarebbero rimaste senza risposta, per sempre.


Il giorno dopo Lillian sedeva sotto il suo albero preferito, lungo il sentiero. Sua madre, sua sorella ed il padre erano alla battuta di caccia, del duca. E subito il gentiluomo s’insinuò nei suoi pensieri. Non si accorse, della figura che le si era accostata fin quanto egli non parlò.
«Lettura interessante?» Lillian sussultò.
«Vostra grazia, come mai siete qui?»
«Mi annoio alle battute di caccia, finanche quelle che organizzo io.» Aveva un sorriso provocatorio disegnato sulle labbra.
«Eppure avete la fama di essere uno sportivo.»
«Ho la fama di essere molte cose. Diciamo che attualmente sono impegnato in un’altra forma di caccia.»
«Non vi capisco…» Lui sorrise beffardo.
«L’importante è che mi capisca io, non trovate?»
«Se lo dite voi…» ma Lillian non continuò la frase.
«Siete in disaccordo, non è vero?»
«Ho la sensazione che vi stiate prendendo gioco di me, vostra grazia.»
«Potrebbe essere un lieto passatempo.»
«Ebbene, vostra grazia, non vi darò soddisfazione.» Egli sorrise.
«Davvero? E non avete timore di urtarmi?»
«Sono sicura, che fin troppe persone siano ben liete di compiacervi. Non saranno le mie parole, ad urtarvi.» Gli occhi di lei mandavano fiamme. Lo stava sfidando, eppure ci riusciva senza contrariarlo. Era quello il punto, ella non aveva paura delle sue idee, ma l’esponeva con un garbo del tutto naturale.
«Avete ragione. E ditemi, perché avete rifiutato il mio invito al ballo?» Le si dilatarono gli occhi per la sorpresa. Era stata invitata?
«Non lo sapevo.»
«Lo immaginavo. È un bene che io sia qui, allora. Non vi avrei trovata neanche alla battuta di caccia.» Il cuore di Lillian mancò diversi battiti. D’un tratto la conversazione si era fatta seria.
«Come sapevate che ero qui?»
«Sono sempre informato su ciò che mi interessa.»
«Cosa intendete?»
«Lo saprete a tempo debito.» Si congedò. Aveva uno strano sorriso disegnato sul volto, che ella non seppe decifrare. Lo guardò allontanarsi, con in testa mille pensieri e il cuore che le batteva furiosamente nel petto.


Ormai era passato un mese dal suo ultimo incontro con il duca. Ed in quelle settimane erano successe molte cose. Egli si era allontanato molto da Jane, che al suo fianco si era trovata sempre più spesso il marchese, desideroso di consolarla e di compiacere la madre. E a poco a poco il nome del duca di Reddington, era stato soppiantato da quello del marchese di Giventhope. E Lillian non sapeva se rattristarsene o esserne felice.
In casa sua, era tutto un gran fermento. Sin dal giorno prima, quando, dopo una delle sue assidue visite, il marchese si era dichiarato a Jane. Chiaramente la sua proposta era stata accettata con slancio.
Lillian era felice di avere tempo per se stessa, ma nello stesso momento non poteva non rattristarsi. Adesso davvero non avrebbe più rivisto il duca. E ciò la intristiva immensamente. Egli, non era un uomo facile, aveva mille ombre dentro di sé, eppure ella lo aveva visto sorridere. E avrebbe voluto vederlo ridere. Com’era il duca quando era felice? Lo aveva visto adirato, con l’espressione cupa e fredda, e lo aveva visto crucciato, con lo sguardo pensieroso, rivolto altrove. E poi quel giorno lo aveva visto divertito. Sapeva com’era quando era beffardo oppure quando era infastidito, ma felice non lo aveva mai visto. Era curiosa, avrebbe voluto conoscerlo di più. E avrebbe voluto che egli la conoscesse meglio. Chissà che opinione si era fatto di ella? Ma ormai non aveva più nessuna importanza.


Due giorni dopo il Duca entrava nello studio del conte. La sua visita, quanto meno inaspettata, era stata anticipata da un bigliettino recapitato, molto presto, la stessa mattina.
«A cosa devo la vostra visita, Reddington?» Chiese ossequioso il conte nel riceverlo.
«Ho saputo delle nozze di vostra figlia.»
«Ecco le giovani, sono volubili, ma forse se vostra grazia…» Il duca lo interruppe con un gesto della mano.
«Era quanto desideravo.» disse.
«Quanto desideravate?» Gli fece eco stupito il conte.
«Esattamente. Vostra figlia è molto più adatta al marchese, che a me. Ma non sono qui per questo.»
«Cosa, dunque, vi porta nella mia casa?»
«Sono venuto a chiedere la mano di Lillian.»
«Cosa!?!» Il duca si alzò, lo sguardo duro.
«Se avete intenzione di rifiutarmi, non ho motivo di restare oltre.» Disse con sprezzo. Il conte si riprese.
«Nessun uomo sarebbe tanto pazzo, da rifiutarvi come genero.»
«Bene. Allora è deciso. Mi concederete la mano di Lillian.»


Lillian era nella sua stanza, quando sua madre, vi entrò dentro come una furia.
«Lillian, per amor del cielo, rendetevi presentabile e mutatevi d’abito.»
«Perché mai? Cosa sta accadendo?» Era alquanto irrequieta, spaventata. Era la prima volta che la madre le rivolgeva una simile richiesta, di solito le si intimava di restare in disparte o parlare poco, per non mettere in ombra Jane.
«Qualcuno vuole vedervi in biblioteca. Sbrigatevi.» Detto questo la madre uscì in tutta fretta e lei rimase attonita, chiedendosi chi mai la volesse vedere. Non pensava potesse esserci nulla di buono. Ma in fondo non poteva esserci nulla di molto importante. Non potevano averle già trovato un marito, giusto?


Dopo che la sua cameriera l’ebbe aiutata a prepararsi, scese in biblioteca. Aveva il cuore in subbuglio. Aprì la porta, aspettandosi di trovare chiunque, ma non certo chi vide. Il duca era lì. Era lì e a quanto pareva aveva chiesto di lei. Il cuore le saltò nel petto.
«Volevate vedermi, vostra grazia?» Chiese ad un tratto intimorita.
«Sì, per parlarvi di una cosa molto importante.» Lillian, sussultò, cosa mai poteva dirle, di così importante?
«Parlate, vi ascolto.» Disse ad occhi bassi. La sua voce tradiva una certa impazienza ed apprensione.
«Non vi girerò intorno. Lillian, io vorrei chiedervi di sposarmi.»
«Certo, vostra grazia.» Disse senza riflettere. Poi, come se un fulmine avesse fatto breccia nella nebbia dei suoi pensieri, cominciò a capire la portata della conversazione. «Aspettate, voi volete sposarmi? Volete sposare me?» Chiese sorpresa. Lui scoppiò a ridere. Era la prima volta che accadeva. Aveva una bella risata. Per nulla sgradevole.
«Voi e nessun’altra. Accettate?»
«Ne sarei onorata,» Gli disse arrossendo. Egli fece un altro passo verso di lei.
«Ne sono lieto.» L’istante dopo la stava baciando. E Lillian non poté fare a meno di chiedersi, se al mondo potesse mai esistere qualcosa di altrettanto meraviglioso, delle labbra del duca che la baciavano.




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Opera scritta il 31/10/2023 - 11:53
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.244 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bella scrittura, scorrevole, convincente. La trama si fa interessante.

Mino Colosio 02/11/2023 - 07:33

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