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Nelle quiete stanze.

La penombra regnava sovrana
e la mia anima si mostrava bramosa,
mentre il silenzio aleggiava nell’aria
un velo di polvere ammantava ogni cosa.


Tu che serena dormivi,
avvolta da un incanto fatato
al mio compiaciuto sguardo sfuggivi,
finché la mia mano trovava il contato.


Non so se eri sveglia o dormivi
ma rimasi a guardarti inerme,
quando nelle pesanti coperte sparivi
le mie mani rimasero ferme.


Il timido sole che risveglia un mattino
ancora intriso di una dolce notte,
mi dava il coraggio di starti vicino
e non pensare alla mia strana sorte.


Fuori, alla luce tutto brillava,
gocce di pianto gelate dal vento,
il freddo pungente la soglia varcava
e dalle coperte nasceva un lamento.


Caldo e avvolgente il tuo improvviso abbraccio,
a pagar con l’amore l’urgente bisogno
o desiderio impellente di sentire il contatto,
senza l’effimero volo di un sogno.




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Poesia scritta il 24/12/2014 - 12:14
Da Cristiano Pili
Letta n.1114 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Una spina nel cuore la tua poesia!
Struggente!
Molto molto bella!
Ciao Elisa

elisa longhi 25/12/2014 - 07:45

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