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La tremenda minaccia dei cookie (2/2)

(continua)


Per arricchire una pagina decisamente povera, avevo pensato di dotarla di qualcuna delle funzioni preimpostate offerte dalla piattaforma che stavo utilizzando. È stato allora che, selezionando un’opzione, mi è comparso un avviso: la funzionalità che avevo scelto presupponeva l’utilizzo di cookie, e pertanto mi veniva consigliato di attivare un servizio, offerto comunque gratuitamente, per la gestione di questa problematica.


Per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.


Un po’ incuriosito, un po’ preoccupato, mi sono messo a fare delle ricerche sull’argomento. E ho trovato quello che cercavo.


Semplicemente agghiacciante.


Seriamente preoccupato, ora, avevo seguito le istruzioni indicate in uno dei siti consultati, e che riporto più avanti, per verificare se le mie pubblicazioni sul web facessero qualche fesseria, ed avevo così scoperto che da circa sette mesi ero, come si dice in questi casi, “sotto scopa”. Una scopa che avrebbe potuto prosciugarmi i risparmi di una vita ed anche più, peggio di Banca Etruria. E, stavolta, del tutto legalmente. Anzi, il delinquente sarei stato io!


Avevo un paio di siti realizzati un po’ di anni fa, utilizzando l’hosting gratuito di Freeservers.com, e di cui mi ero quasi dimenticato. Entrambi, intenti a disseminare cookie senza che io ne sapessi niente. Anche il mio Blog54, ospitato dalla stessa Altervista che mi aveva avvisato mentre preparavo la pagina sui browser game (a proposito, se qualcuno ha voglia di dargli un’occhiata, l’indirizzo del mio sito di giochi è http://giubagames.altervista.org/), distribuiva allegramente biscottini a volontà, e quelli della peggior specie, visto che avevo raggiunto il minimo di accessi richiesto e mi si era attivato anche il Google AdSense…


In pratica, ero stato messo in guardia sulla questione giusto perché stavo creando un nuovo sito, oppure sarei stato avvisato se avessi cercato di effettuare qualche particolare modifica strutturale su un sito già esistente. Ma se mi fossi limitato a caricare nuovi contenuti, come avevo fatto più volte dopo il fatidico 2 giugno 2015, su un sito già esistente da anni, o se avessi semplicemente smesso di pensarci, di seguirlo, di aggiornarlo (capita, avviare qualcosa e poi smettere di lavorarci su, magari perché delusi da aspettative non soddisfatte) avrei potuto continuare a dormire sonni tranquilli sotto una terribile spada di Damocle di cui ero totalmente all’oscuro. E la legge, è noto, non ammette ignoranza.


Senza saperlo, ero diventato una specie di Al Capone del web! Da semplice aspirante scrittore e webmaster dilettante, a criminale perseguibile per qualcosa come centomila euro ed oltre. CENTOMILA! E dove li trovavo?


Superati i primi attimi di shock, sono passato in fretta all’azione.


Sul sito dedicato ai giochi, niente funzioni richiedenti cookie; sul Blog54, bloccato AdSense, eliminate funzioni pericolose, fatto il controllo, risultava che continuavo lo stesso a disseminare quegli amari dolcini, quindi ho attivato il servizio offerto (almeno per ora) gratuitamente da Altervista (ad una prima lettura mi era parso complicato – forse l’agitazione – poi in effetti bastava un click sul solito pulsante con la dicitura OK); i due siti su Freeservers.com, non sapendo come gestire la cosa, e non avendo tempo da perdere, cancellati, con grande rimpianto visto che in uno, in circa otto anni, avevo registrato qualcosa come cinquantacinquemila accessi. Ed un triste proposito: preso atto che la politica si era ormai impadronita anche di Internet, dire addio alle speranze di usare la rete per cercare fortuna. Un fantastico successo per l’autorità costituita, che, con la scusa di difendere la privacy del povero utente, ha finalmente trovato un modo, dopo vari tentativi, per mettere un bel bavaglio a quello che finora era stato sinonimo di libertà assoluta.


Avevo più volte accarezzato l'idea di provare ad avviare qualche attività e dire addio ad un posto fisso che, checché ne dica Zalone, mi stava decisamente stretto (e quel benedetto best seller non si decideva a saltar fuori). Ma, consultando al solito Internet, ovunque dessero spiegazioni su come fare, le prime istruzioni fornite erano: trovarsi un avvocato ed un commercialista. Tradotto: qualunque cosa tu voglia realizzare, comincia con lo sborsare un po' di soldoni, poi vediamo di che si tratta. E già con questa faccenda dei cookie, abbiamo un gustoso assaggio di quello che sarà il web in mano ai politici.


Non sapendo se ero l’unico bacucco a non essere informato, o se, come invece temo, la mia situazione fosse condivisa da un bel po’ di gente, ho pensato di scrivere sull'argomento questo articolo, sperando che possa essere utile a qualche altrettanto sprovveduto collega.


Riporto qui le istruzioni per scoprire se il proprio sito o blog deposita biscotti senza preavviso, facendo così rischiare allo sfortunato possessore una batosta da mille ed una notte. Da seimila (minimo) ed una notte!


I passi descritti si riferiscono a Google Chrome e Mozilla Firefox. Metodi analoghi esisteranno anche per altri browser, ma non ho indagato oltre in proposito (fra l'altro, questo scritto diventerebbe stucchevolmente più lungo di quanto già non sia). Nel caso le istruzioni che seguono non fossero sufficientemente chiare, ho caricato su YouTube un video che mostra come fare, raggiungibile al link https://youtu.be/JbBz93z-qyk


Prima di tutto, per avere una visione più chiara della situazione, consiglierei di fare una bella pulizia dei cookie già presenti nel nostro PC. Vorrà dire che, la prossima volta che torneremo a far visita a quei siti, dovremo di nuovo cliccare sulla X della tendina per accettarne ancora l’installazione.


Nel caso di Google Chrome, lo apriamo e…
(a) clicchiamo sull’iconcina con le tre lineette orizzontali a destra della barra degli indirizzi, quella per la personalizzazione ed il controllo di Chrome.
(b) Nel menù che compare, clicchiamo sulla voce “Impostazioni” (nella versione del browser che ho usato, è la terzultima, in basso).
(c) Il browser apre la pagina delle Impostazioni (appunto).
(d) In fondo a questa pagina c’è il link “Mostra impostazioni avanzate...”. Se vi clicchiamo sopra, la pagina si allunga mostrando altre opzioni, la prima delle quali è quella sulla “Privacy”, che offre due pulsanti. Il primo, quello di sinistra, contiene l’etichetta “Impostazione contenuti…”.
(e) Clicchiamoci di sopra.
(f) Si apre una nuova finestra, contenente alcune voci. La prima riguarda proprio i Cookie, che propone alcune opzioni a scelta, e, sotto, due nuovi pulsanti.
(g) Clicchiamo su quello di destra, “Tutti i cookie e i dati dei siti…”
(h) La finestra cambia aspetto, e mostra l’elenco di tutti i cookie memorizzati nel nostro PC.
(i) Clicchiamo sul pulsante “Rimuovi tutto”. L’elenco si svuota. A questo punto abbiamo eliminato tutti i cookie dal nostro disco fisso.
Ora chiudiamo il browser, poi lo riapriamo, e ci colleghiamo subito al nostro sito.
Fatto questo, ripetiamo i passi da (a) a (h).


Con Firefox la procedura è abbastanza simile. Una volta aperto il browser…
A) se è visibile la barra dei menù, clicchiamo su Strumenti, e poi sull'ultima voce, “Opzioni”. Se i menù sono nascosti, come di default, clicchiamo sull’iconcina con le tre lineette orizzontali in alto a destra, simile a quella di Chrome, e poi sull'icona etichettata “Opzioni”.
B) Si apre la pagina delle Preferenze. Nella colonna di sinistra ci sono alcune voci. Selezionare “Privacy”.
C) A circa metà altezza della pagina che si apre è presente un rigo che recita “È possibile cancellare la cronologia recente o rimuovere i singoli cookie”. Cliccare sulla frase “rimuovere i singoli cookie”, che è un link.
D) Compare una finestra con l'intestazione “Cookie”, un riquadro contenente l'elenco dei cookie memorizzati sul computer, e, più sotto, due pulsanti per rimuovere i cookie selezionati o tutti.
E) Clicchiamo su “Rimuovi tutti”
A questo punto abbiamo una situazione pulita. Di nuovo riavviamo Firefox, colleghiamoci al nostro sito, e ripetiamo i passi da A a D. Nel riquadro potremo vedere i cookie presenti ora.


In entrambi i casi, se l’elenco sarà ancora vuoto, o conterrà solo i cookie distribuiti dalla pagina che abbiamo impostato come iniziale nel browser che usiamo, vorrà dire che il nostro sito è “pulito”. In caso contrario, la lista conterrà, nella colonna “Sito”, l’indirizzo del nostro sito (ed eventualmente di altri siti che collaborano con il nostro ad insozzare i PC di chi ci viene a far visita), e, nella colonna “Dati memorizzati localmente” nel caso di Chrome, o “Nome cookie” se stiamo utilizzando Firefox, l’elenco dei cookie che ci divertiamo a distribuire a nostro rischio e pericolo. Ora, se, accedendo al nostro sito, avremo visto aprirsi la famosa tendina, potremo stare tranquilli (forse): o noi, o chi ci offre l’hosting, avremo probabilmente fatto un buon lavoro. In caso contrario… vi autorizzo a cominciare a preoccuparvi. Seriamente.


Comunque, prima di pensare al suicidio o all’espatrio, si può fare qualche tentativo per salvare il salvabile.


Il primo è verificare se la piattaforma web che ospita il vostro blog o sito offre un servizio che gestisca questo problema. Nel caso di Altervista questo servizio si chiama Iubenda, e, almeno per ora, è gratuito.


Se così non è, bisogna prima di tutto capire che tipo di cookie stiamo seminando. Nel migliore dei casi sarà necessario preparare una pagina nella quale descrivere in maniera esauriente le problematiche inerenti la privacy e l’uso dei cookie, tutta roba sulla quale siamo perfettamente preparati, vero? (Vabbe’, magari la ricopiamo da qualche altro sito). Questo, nel caso dei cookie cosiddetti “tecnici”.


Se usiamo cookie “analitici” o “di profilazione” la cosa si complica, perché dobbiamo dare la possibilità al nostro visitatore di rifiutare l’installazione dei cookie, ed in questa eventualità dobbiamo impedire che quegli stramaledetti biscottini di cui finora ignoravamo persino l’esistenza si scarichino sul PC del malcapitato utente (già, il “malcapitato” sarebbe lui), o addirittura notificare al Garante l'operazione che stiamo effettuando. Notifica non semplice e tutt'altro che a costo zero.


Sarà quindi necessario andare oltre le nostre modeste (o inesistenti) conoscenze di HTML e/o di javascript, php e chissà che altro, e gestire adeguatamente la cosa. Una cosa che richiederebbe tempo, impegno, e l’apprendimento di argomenti di cui non avremmo mai pensato di doverci occupare. E se, come nel mio caso, non è proprio il momento, e non si ha tanto tempo da perdere (né voglia), si può scegliere fra lo sborsare un po’ di soldi e farsi sistemare il sito da qualche specialista, dicendo addio all'originale gratuità del servizio, o ricorrere alla soluzione adottata da me nel caso dei due siti su Freeservers.com: cancellare, e in fretta.


Quest'ultima opzione è fortemente consigliata a tutti coloro che in passato avevano messo su qualche pagina ora abbandonata: è vero che smaltire rifiuti è un'operazione costosa, ma le cifre in ballo in questo caso se si evita di provvedere sono decisamente sproporzionate.


Oh, intendiamoci, se si vuole, si può anche rimanere candidati al titolo di “generosi contribuenti” delle finanze italiane. Chi ci governa saprà benissimo come spendere tutti quei soldi.




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Opera scritta il 06/01/2016 - 12:22
Da Giuseppe Bauleo
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