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DOMANI È UN ALTRO GIORNO

I messaggini arrivarono quasi contemporaneamente.
Silvia si rilassava cucinando e l’aroma di basilico e pomodoro rendevano il suo appartamento molto casa.
Nadia, invece, non aveva voglia di cucinare e dopo una giornata di lavoro riposava leggendo l’ultimo romanzo di Ken Follett, in compagnia delle montagne innevate di fresco che si vedevano dalla finestra...
“Ci vediamo al bar Dante, in centro, ore 19.30. E’ importante.”
Strano, pensava Silvia, non l’aveva mai portata in centro, né tantomeno in quel bar.
Strano, pensava Nadia, non l’aveva mai portata in centro, né tantomeno in quel bar.
Silvia, come al solito, si preparò con cura, un trucco leggero stava bene sul suo viso acqua e sapone.
Nadia, per una volta, volle vestirsi più da donna mettendo quelle scarpe nuove col tacco alto che non aveva mai calzato e che un po’ le dolevano.
Silvia si avviò a piedi per il centro, il profumo dell’aria invernale e le luci dei negozi la mettevano di buon umore, ricordandole il Natale.
Nadia accese la sua vettura ed ascoltando distrattamente la radio si accodò con le la altre macchine arrivando in poco tempo a destinazione.
Strano, Biagio rispondeva sempre alle chiamate, almeno prima di un appuntamento.
Il bar a quell’ora non era molto pieno; Silvia si sedette ad un tavolino rotondo, era un po’ in anticipo ed ordino un caffè, ma solo per poter leggere il giornale senza sentirsi a disagio.
Nadia arrivo poco dopo, anche lei in anticipo; per un po’ attese sull’uscio del bar, ma il freddo la convinse ad entrare e ad avvicinarsi al bancone.
Entrambe erano abituate, piu’ che alle sorprese, alla imprevedibilità di Biagio. Ma oggi era un po’ troppo.
Silvia era avversa da mille pensieri, si sentiva pronta ad una nuova vita a due e, perché no, ad un piccolo nuovo inquilino.
Nadia non voleva pensare, voleva solo vivere la vita tutti i giorni condividendo le proprie emozioni con qualcuno che forse amava.
Biagio fece fatica a vestirsi ed ogni passo che faceva verso la fatidica ora pesava quanto un macigno.
Arrivò al bar, ma non entrò subito.
Doveva ripassare la lezione. Doveva ripetersi il discorso che da tempo, forse troppi anni, si era preparato; un discorso non verosimile ma vero. Finalmente.
Ma il cuore batteva troppo forte, era troppo presto per entrare.
Biagio si defilò dietro una colonna del porticato; dalla vetrina del bar riusciva a scorgerle entrambe; aveva subito notato il trucco di Silvia e le scarpe nuove di Nadia.
Intanto il tempo passava.
Silvia guardava due bambini alle prese col loro capriccio quotidiano subito sedato dalla mamma. Nadia osservava invece le persone fantasticando sulle loro vite, giocando con la fantasia che spesso era la sua migliore compagnia.
Intanto il tempo passava. Era tardi. Biagio non riusciva a muoversi. Non le aveva mai viste assieme, e la cosa gli faceva una strana sensazione che andava dall’orgoglio all’insicurezza che non aveva mai voluto mostrare.
Intanto il tempo passava. Nel bar erano rimaste solo loro due.
Finalmente entrò qualcuno. Ma era solo un venditore di rose ambulante.
Si avvicinò prima a Nadia, poi a Silvia; ad entrambe porse una rosa bianca:
“Da parte di una persona che vi vuole bene”
Il tempo si fermò e tutto fu subito chiaro.
Parlarono per cinque minuti, dieci minuti, per un’ora, difficile saperlo. Una lacrima solcava il viso di Silvia. Nadia aveva gli occhi lucidi.
Il trucco acqua e sapone di Silvia non c’era più e a Nadia le scarpe nuove non facevano più male.
Non lo sapevano ancora, o forse sì. Biagio aveva fatto loro l’ultimo regalo, il più bello che potessero ricevere: la loro grande amicizia che sarebbe durata per sempre.
Uscirono dal bar a braccetto, un timido sorriso ora dipingeva i loro visi.


Domani è un altro giorno.




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Opera scritta il 28/08/2017 - 16:28
Da daniele nobili
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