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Favara

Dignitosa e altera si adagia
la cupola grande sul colle della città,
e tu Favara appari simile
a una potente, regina normanna
che attende l’arrivo del suo
generoso maragià.


Il grande campanile indica da lontano,
come un dito proteso nel cielo,
la direzione dell’anima,
che dimora proprio lì
ad un palmo dalla tua mano.


Poche volte t’ho visitato
e tu mia hai regalato
le magie, gli incantesimi infiniti d’affetto,
quelli che hanno popolato
e gioito la mente, l’animo
in ogni piccolo mio battito.


Sei nata in quel posto protetta,
perché dal giardino del paradiso
è caduto un pezzo di quel firmamento,
che apparteneva alla maestà sovrana,
quella che è padrona
della vita, della gioia di ogni momento.

Così tu sei entrata ora nel mio petto,
come una freccia d’amore trafitto,
semplicemente come fa
un piacevole raggio di sole
che dà allegria al mio focolare,
acceso ed esteso dalla tua terra
sino al mio placido mare.


(L’immagine ad acquerello allegata, così pure le altre che accompagnano i precedenti brani, sono dipinti dello stesso autore)




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Opera scritta il 05/10/2017 - 11:48
Da Vincenzo Scuderi
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