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CAPRI

Sfuma l'arancio sul mare
tra onde lontane:
è la morte di un sole
che ha vinto tempeste,
è l'inizio di una notte
che viene dal mare;
lentamente un gabbiano
si posa su una musica
poco ortodossa:
quasi un silenzio
mosso da vibrazioni
pulsanti nell'aria;
psichedeliche follie
di anime che girano
su una giostra senza sosta.
La vita lì,
in quei luoghi
procede e fugge via,
come battiti di un tempo
che corre, e non ce n'è!


Tra la gente, questa sera
solo non procederò!
Mille occhi lì a guardarmi:
non me ne interesserò!
E la luna da lassù
a sorridermi sorniona,
con occhiali da Blues Brothers
e un'autentica pazzia.


I gabbiani girano in cielo
...cantano per non morire...
...cantano per annunciare le stelle
e disegnare le traiettorie della luna.


Nella piazza del paese,
tanta gente a rimirare
i profumi di una notte:
gelsomini e fantasia.
Una luce all'orizzonte,
un'onda che rosseggia,
un telo steso, blu:
e due piedi sovrapposti.


Capelli che risuonano
e nuvole insabbiate,
risate prorompenti
e lucciole da strada.
Benvenuta, era ora!
Una canna pescatrice
a metà tra di un viaggio
e una stasi infinita.


Sorrisi incerti, spontanei,
a volte forzati
colorano
una grigia quotidianetà.




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Opera scritta il 30/11/2010 - 18:09
Da Manuel Miranda
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