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E guardo lo spazio da un oblò

Da circa dieci mesi, stiamo attraversando la Via Lattea alla ricerca di nuovi pianeti da esplorare a bordo dell'Entertreck NW-01, una nave stellare composta da un equipaggio di 2700 persone, tra civili e militari dello Space Army.
Io, in qualità di tenente a due "stelle", mi occupo dell'armeria e della gestione delle quattro torrette laser collocate vicino gli alettoni di destra.
Credo nel mio lavoro e mi ritengo fiero della divisa che indosso, sebbene ammetto di avere una tremenda nostalgia della Terra. Mi manca sentire il vento sulla faccia, mi manca la brezza marina e l'odore di salsedine ma soprattutto mi mancano i temporali, poichè trovavo tonificanti le gocce d'acqua a contatto sulla mia pelle. 
Sì, amo da morire la pioggia. Qui al massimo è possibile imbattersi in una "pioggia" di meteore e, pur non negando che sia un bellissimo spettacolo, preferisco comunque ben altra precipitazione, accontentandomi adesso come adesso di quella generata dal getto scrosciante del soffione.
«Michael, quanto ci metti?»
È Billy, il mio compagno di alloggio oltre che parigrado, appena rientrato dal poligono di tiro.
«Un attimo!» esclamo irritato e, girandomi di scatto, imposto le manopole su Off.
Una volta fuori dal box doccia, mi asciugo, mi vesto ed esco dalla camerata per avviarmi nel corridoio in direzione del distributore di bevande per pigliarmi qualcosa di energetico. Nell'attesa che dal vano erogatore esca un bicchiere di tè caldo alle erbe rosse di Marte, sospiro e appoggio la fronte su uno dei tantissimi finestrini dalla caratteristica forma circolare. 
E guardo lo spazio da un oblò.



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Opera scritta il 14/03/2020 - 18:25
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.1003 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


Giacomo, Maria Luisa, Santa e Anna Maria un universo di... grazie, grazie per i vostri bei commenti mirati. Il titolo di questo racconto Sci-fi come è facilmente intuibile si rifà sulle note di una canzone di Gianni Togni che fa "E guardo il mondo da un oblò."
Il genere umano con quel desiderio di colonizzare o comunque di scoprire nuovi mondi è risaputo per poi magari c'è sempre quel qualcuno che si accorge di quanto in realtà la nostra amata/odiata Terra ha già moltissimo da offrire.

Giuseppe Scilipoti 15/03/2020 - 08:45

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Condivido i bei commenti precedenti e aggiungo:quanto manca anche a me la pioggia,dove abito io è da tanti mesi che non piove!Inoltre il tuo bel racconto mi fa pensare questo:riusciremo a non distruggere il nostro bel pianeta?

Anna Maria Foglia 15/03/2020 - 08:35

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E' bello sentire la giovinezza dello scrittore, in relazione degli argomenti scelti nella narrazione. Anche nell'immaginazione del futuro, dal sapore di fumetto, emerge l'uomo con le sue nostalgie e con i suoi sentimenti, quel sentire la pioggia, quelle gocce lungo la schiena che danno emozione.Bravissimo, Giuseppe.

santa scardino 14/03/2020 - 21:16

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Simpaticamente bella nelle sue nostalgie delle cose terrene. Mi piacciono i film di fantascienza e quindi anche i racconti.

Maria Luisa Bandiera 14/03/2020 - 20:27

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bello...piaciuta la descrizione della sensazione terrestre che manca a un cibernauta...la pioggia, la salsedine...quanto è bella la terra, il mare, che manca molto anche a me, pur essendo un semplice nonno...ciaociao.

Giacomo C. Collins 14/03/2020 - 19:45

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