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A DISTANZA (seconda parte)

INIZIO SECONDA PARTE -
Ci andò col suo vecchio compagno di scuola, quello che gli fece conoscere Dennis e Francesco. Ora era Pietro a fargli conoscere qualcuno di più importante. Partirono alla svolta di Milano, la sera di venerdì 28 giugno 2013, destinazione: Piazza Oberdan. Da anni Pietro voleva andare nella metropoli, non avendo mai avuto occasione e mai con nessuno. Giunti lì solo con lo scopo di localizzarlo, non prima di essersi persi più volte per la città, lo notarono bere birra dopo aver perso il suo discorso, essendone rappresentante della sezione giovani. Pietro si voleva presentare a lui, ed ebbe più volte occasione di avvicinarsi trovandolo solo – ma niente: complice la timidezza preferì rinunciare, promettendosi di rivederlo, ancora. Nel novembre delle stesso anno lo ricontattò in chat dove l'aveva conosciuto. Gli chiese se si ricordava e si ricordò... di non averlo visto. La svolta ci fu l'11 aprile 2014, sempre di venerdì, giorno del compleanno di Alberto. Nonostante non volesse ancora farsi vedere ne Conoscere, Pietro, andandosene più volte per poi ritornare, si fece avanti entrano nella sede del PD di via Tortona, quella sera invasa dal Fuori-Salone con un migliaio di persone ammassate per la via – peggio del carnevale di Rio! Alberto lo vide, già ubriaco per le solite birre, e gli si tuffò addosso, non prima di essere inciampato per una sedia di troppo che non aveva visto. Lo abbracciò e rimase abbracciato a Pietro per tutta sera, facendolo conoscere a tutti. Il 25 aprile, per la festa della Liberazione, la conclamazione, quando fu invitato al corteo, perso sempre fra l'immensa folla sul corso Venezia all'altezza del parco Indro Montanelli, fu pescato da Alberto che poi seguì per tutta la manifestazione fino al Duomo. Occupandosi di Musica e Arte, detestava il PD, la sinistra e tutta la politica, ma si sentì parte di qualcuno e qualche cosa. Il bello doveva ancora venire, perchè dopo l'annuale manifestazione vide molti ragazzi del PD montare sopra una camionetta aperta, così vedendo salire anche Alberto, non esitò a farsi tirare su per salirci assieme. E dal Duomo partirono alla sede di via Tortona per fare festa – quella privata. L'emozione di vedere tutta la piazza di Milano sopra un camioncino aperto sul retro dove erano seduti ben (s-)comodi sul pianale di carico come se fossero dei condottieri (-o dei deportati!), i capi dei capi. “Chissà se il Duce si fosse goduto un momento del genere in Duomo”, si domandò ironicamente Pietro, perchè strano a dirsi – si sentì proprio lui in quel preciso istante. Dopo la festa in sede, si spostarono per l'aperitivo in un piazzale di qualche chiesa sulla via Torino, oppure Corso Italia, chissà – i viali di Milano si somigliano tutti! Rimasero su dei gradini parlando del più e del meno. Alberto aveva una fissa per la Storia, i Greci poi Giulio Cesare – e quando Mussolini? Cenarono in un fast-food greco lungo i Navigli, dove rimasero tutta sera fino alle 2 – poi al Mèc di Porta Ticinese fino a girovagare per il Duomo alle 4 del mattino, passando per il Teatro la Scala avvolta in un immenso deserto. Ora la grande città dormiva per davvero. Ritornati al parco di Indro Montanelli dove aveva lasciato la macchina, Pietro accompagnò a casa Alberto presso la zona giornalisti dove aveva la residenza. Lo rivide a giugno per la sua festa di laurea, in filosofia, e per l'occasione Pietro gli regalò una stilografica della Waterman. Per festa della Statale, in novembre, si rincontrarono nuovamente – sempre di venerdì – fino alle 5 del mattino a tentare di ballare al ritmo del “tunz-tunz” in un posto che doveva essere un'università – almeno di giorno. Lo rivide un'ultima volta, questa volta nel giorno del suo di compleanno, in febbraio, nel 2017. Sabato 11 febbraio. Poi mai più.
Nel 2015 andando con la propria madre a vedere il teatro di “The Rocky Horror Picture Show”, consigliato da un amico di Alberto che dava e strappava i biglietti all'ingresso e ben conosciuto dalla mamma di Pietro che ne vide la Prima a Milano nel lontano 1980, conobbe in platea un gruppetto di musicisti e attori semi-professionisti. Leonardo, Pietro, un altro Pietro, Giovanni e Marco. Li aveva seduti davanti e per tutta sera non ricordò niente di quello gli disse mammà seduta da parte – la sua concentrazione era fissata manco per lo spettacolo che già conosceva (-comprò la videocassetta ai tempi delle elementari, sotto stretto consiglio di sua madre, mentre cercavano la vhs di “IT”. Coincidenza – l'attore protagonista Tim Curry!), ma per loro. Così nei giorni a venire li cercò con estrema facilità su Facebook, nella pagina dedicata alla serata del musical. Oltre l'impegno in Musica, Pietro era un ossessionato della Recitazione: fin da piccolo, dalle comiche di Stanlio & Ollio, avrebbe pensato di fare – l'attore – imitando chiunque vedesse davanti allo schermo, per poi imparare grazie all'uso della videocamera lo stare dietro e registrare qualsiasi cosa catturasse la sua attenzione. Capitava spesso nel periodo delle medie di registrare qualcosa inventato da lui stesso coi proprio compagni, in casa o in giro dove possibile. Con loro non ebbe alcuna relazione se non per qualche chiacchierata – via social – per Musica, conoscendo però di Persona alcuni loro amici con la quale poté condividere qualche serata in locali notturni gestiti da loro come il “Dacao”, che già il nome ricordava altro, festeggiando poi il capodanno 2015-2016 a casa di uno di questi, a Pregnana Milanese, non lontano da Legnano. Durante la festa, intorno alle 4, mentre era su di una poltrona addormentato-stanco, arrivò uno di loro che aveva conosciuto al “The Rocky” cui aveva tanto chiesto. Era uno dei 2 Pietro. Aprì gli occhi e se lo ritrovò piegato dritto davanti a sé. No, non stava sognando affatto – ce l'aveva dritto davanti a sé. Così parlarono del più e del meno per 1 oretta, chiedendo espressamente di tutti gli Altri della sua compagnia, senza intrattenerlo molto per non essere pesante. Pietro parlava così bene con la gente immaginando sempre di avere davanti a sé Dio in persona – era la sua forma massima di Rispetto. Nessun – quarto grado – ringraziando l'emozione e l'orario del tutto insolito per una inaspettata Conoscenza che lo fece veramente trattenere dalle troppe domande. A Pietro piaceva tanto Sapere, della gente. Con la Promessa di conoscerli tutti, lo lasciò al resto della compagnia. Pietro era 1 dei 5 che aveva in qualche modo Conosciuto, a distanza, al “The Rocky”. Loro altro non erano che una band di compagni di scuola che sarebbe presto diventata famosa in tutto il nord Italia, solo che in quel periodo facevano pochi concerti con pochissima pubblicità. Questo Pietro suonava il sax, anzi i sax – dal baritono al contralto – ma Pietro si confidava più, sempre virtualmente, con Giovanni, il chitarrista. Li conobbe tutti una sera per caso, nel settembre 2017 a Milano dietro la Scala, dopo aver assistito nel pomeriggio al concerto in Porta Ticinese di un altro chitarrista che non gli avrebbe mai stretto la mano – essendo ricco e troppo eccentrico. Mangiando solo al Mèc, intravide su Facebook il manifesto online del loro concerto e volò in direzione Duomo per non perderselo. Nel piazzale, un sacco di ragazzi occupavano ogni angolo, seduti o in piedi – era minimamente impossibile avvicinarsi al palco, neanche mettersi sul fianco. Era arrivato a concerto già inoltrato e aspettava la fine, che se ne andasse un po' di gente. La verità è che Pietro non voleva farsi vedere, ne avvicinarsi troppo se non quando stavano esibendosi – che di certo non lo avrebbero salutato ne potuto inseguirlo, ma solo visto. Pietro era fatto così, un'ombra buona che non voleva farsi avvicinare, non per chissà quale ragione – perchè timido. Aveva una gran paura del prossimo, sia di chi lo conosceva che no. Vedeva la gente come esseri di un altro pianeta – letteralmente degli Alieni. Fu però Giovanni a riconoscerlo a tipo una 50ina di metri, fra molti ragazzi. Questo essere veramente bravo alla chitarra ma buffo, tremendamente basso e simpatico, vestito anche lui con una camicia larga e hawaiana – astratta e tutta colorata, che lo faceva più assurdo di quello che era Pietro. Assomigliava di brutto a Joe Mantegna. Anche lui con l'affetto mediterraneo, gli venne incontro a Pietro stringendolo forte con un “Finalmente ci Conosciamo!”. Poi con un fischio, richiamò tutti gli altri per presentarlo. C'erano tutti, e anche gli altri con la quale Pietro festeggiò il capodanno. Li rivide un'ultima volta l'anno successivo, nel maggio 2018, in un locale a Seveso, ma non si intrattenne molto perchè altri ragazzi dalle sue parti chiedevano di lui: ormai la sua mente era altrove – per altre Amicizie.
Nel 2014, contemporaneamente alle Conoscenze milanesi, fece amicizia con un gruppo di ragazzi del Craxi – classe 1996, incontrati durante i concorsi canori e in musica per il gallaratese. Una cover band rockeggiante che eseguiva i brani degli Who da “The Kids are Alright” a “Baba O'riley”. Sempre in compagnia del suo vecchio compagno di scuola, li aggiunse poi a Facebook per congratularsi con loro. Anche qui, si legò più con il chitarrista, Andrea, con la quale si confidò molto sui progetti artistici che aveva fatto e che aveva in corso. Pietro era un solitario – socialmente e artisticamente – si affidava solo al proprio maestro di canto, e da quell'anno pure da un altro che gli impartì lezioni di tastiera. E la coincidenza è che questi si conoscevano già, per via dei matrimoni e cerimonie in chiesa per le festività. Il cantante, Mathieu, di origine francese, mantenne molto le distanze da Pietro, che quest'ultimo invece stravedeva per il registro tenore che possedeva il ragazzo, volendolo con sé per alcune canzoni che aveva scritto e che lui più volte rifiutò senza minimamente ripensarci, perchè lo considerava un ragazzo troppo – ambiguo – e che non piaceva a nessuno – senza futuro. E quale impresario incantato dai propri artisti non lo fosse? Lo invitavano ai propri concerti in zona, fra Legnano – Busto e Gallarate, ma nulla di più: faceva solo numero in platea, fra i loro Amici, compagni di scuola e conoscenti. Il chitarrista gli confessò più volte che non lo avrebbero invitato a uscite varie, grigliate e vacanze perchè giudicato – troppo strano – e gli consigliò vivamente un bravo psicologo per ragazzi. Così Pietro, offeso dignitosamente, troncò ogni comunicazione con la band. Li rivide 2 anni più tardi, a giugno 2016 in un pub di Castellanza, lungo il Sempione, a loro sorpresa per l'ennesimo concerto live, tuffandosi su Pietro seduto al banco per una birra alla spina. “Siamo contentissimi che sei venuto, del resto non c'è molta gente stasera...” gli confessò Mathieu. “Oh, ma io sono venuto sola-mente per farmi una birra!” esaltò Pietro, alzando il boccale che aveva in mano, in segno della salute, e sgolandosi la birra che aveva ordinato. Sorrisero interpretandola come una battuta – che battuta non era. Appena incominciarono a suonare, uscì senza dare nell'occhio dal locale semi-deserto e alzò la mano senza girarsi al batterista che, dalla vetrata del locale, lo seguiva con la coda dell'occhio mentre Pietro andava sui suoi passi per andarsene altrove. L'ultima volta li rivide a alla notte bianca di Samarate, nella frazione di Verghera, mentre suonavano nell'ampio giardino dell'oratorio, dopo cena. Ci fu in corso il classico temporale estivo che durò sino alla fine del concerto, e le luci così come tutto l'impianto andarono via per ben 3 volte durante la loro esibizione, dovendo per forza interrompere per qualche minuto per poi riprende. A fine serata, quando le stelle ricominciarono a risplendere nel cielo, Pietro si avvicinò al chitarrista Andrea che lo abbracciò non prima che gli avesse detto: “Ti ricordi di me, vero?”. Dopo quella sera non suonarono mai più, si sciolsero come band e ciascuno prese la propria strada, anche loro fra università, lavoro e relazioni varie.
Altre due conoscenze segnarono l'anno 2015 a Pietro, dalle sue parti. Lorenzo e Valery. Lorenzo è stato un reduce del Craxi – classe 1990. Era più grande di Pietro di 1 anno. Ecco perchè non l'aveva mai visto prima nell'Istituto: lui sarebbe uscito quando a settembre poi arrivò Pietro a lavorare in mensa. Eppure questo Lorenzo l'aveva già visto, quando a fine gennaio 2015 entrò la prima volta in un locale alla periferia di Legnano sotto invito di nessuno – era certo di averlo già visto e con qualcuno di molto più vicino. E la conferma arrivò giusto quando se lo continuava a domandare ossessivamente: Marco! Marco, un altro vecchio suo compagno di scuola. Ora ricordava le foto della disco (e del pre e post-serata!) in compagnia di questo Lorenzo, che serviva cocktail al banco di questa Disco “improvvisata” nella periferia legnanese. Venne a conoscenza dell'indirizzo di casa dal più vecchio schedario del Novecento – Pagine Bianche e, strano a dirsi, corrispondeva perfettamente all'indirizzo del suo vecchio compagno Marco, che quella sera non salutò, anzi, per la timidezza si nascose dietro un enorme vaso di palma nell'angolo del locale che faceva da “decoro” per il tema della serata – “Un'Estate al Mare”. Passò per la sua, cioè la Loro, residenza un venerdì di fine marzo, nella periferia di Gallarate. L'aria leggermente fresca, i ciliegi in fiore e una distesa di stelle in cielo che, oltre Venere e lo spicchio di Luna, gli fecero strada mentre ci passava a piedi con l'auto parcheggiata altrove. Un contatto diretto con Lorenzo lo ebbe la sera del 25 aprile 2015, sempre nello stesso locale dove serviva al banco. Ci andò col suo compagno di scuola, quello che gli presentò Dennis e Francesco, non prima di aver mangiato nello storico Mèc di Castellanza, da parte alla Standa. Trovarono a lavorarci un loro altro compagno di scuola residente a Busto Garolfo, vicino di Oniq – “Questo mondo è veramente piccolo!”. Così si fermarono più del previsto, ma poco importava perchè la serata sarebbe iniziata tardi. Si congedarono con l'ambigua esclamazione: “Ora dobbiamo andare – tra poco tocca a noi!” tipica dei ruoli sinistri per la quale Pietro adorava tanto interpretare, come gli assassini eleganti e tirati del Tenente Colombo. Per lui la vita era tutta una recita. E non si risparmiò neanche nel locale, ora in tema di “Baywatch”, che al momento buono si girò verso il compagno con quella faccia così soddisfatta per dirgli: “Guarda ora come mi riesce a fare la puttana.” dirigendosi poi al banco birre con l'unico scopo di farsi servire, fra i tanti ragazzi dietro il banco, da questo Lorenzo. Lo contattò più volte su Facebook, la prima per chiedere se fosse veramente lui dietro il banco delle birre – domanda retorica – e una volta avergli confermato, con un “Dimmi, avevi bisogno?”, Pietro gli rivelò: “Mi ero promesso che ti avrei cercato, ed eccoti qua!”. Le altre volte però, non gli rispose più. Silenzi continui. In una serata di fine primavera, sempre nel locale, si ritrovò solo lungo il corridoio esterno a tu per tu con Lorenzo, così da passargli salutandolo esattamente come Lance LeGault in Coma Profondo, quando fece la sua apparizione nei corridoi deserti della scuola medica, nel cuore della notte, camuffato da sorvegliante notturno – così si presentava Pietro, con un giubbino anonimo, snello, con l'espressione da beccamorto e quel sorrisino stretto o meglio – da schifato, passandogli di fianco e alzando lievemente la mano in segno di saluto. Un saluto che Lorenzo non ricambio, proseguendo sui propri passi – apatico. “Bel modo di ricambiare un saluto...”, ma Pietro difficilmente nascondeva il fatto di portarsi sempre dietro un qualcosa di “sinistro”, un – Mistero – che non interessava niente a nessuno. Passando all'attacco, lo stuzzicò e più volte tramite e pubblicamente su Facebook, rendendo visibili a tutti gli utenti i post. Pietro era un mattacchione, piaceva tanto divertirsi punzecchiando gli altri con quell'ironia all'inglese che effettivamente non piaceva a nessuno, tanto che molti preferirono allontanarsi da lui, perchè offesi. Già prima del quarto di secolo Pietro si ritrovò nel dimenticatoio senza manco accorgersene. A luglio, mentre Pietro sedeva sul muretto posto dietro la chiesa di San Magno, alla fine della zona pedonale della piazza, lo intravide nel parcheggio e venirgli incontro nella sua direzione – ora Pietro era proprio in paralisi, altro che ansia! Lorenzo oltrepassò il muretto di mezzo metro che delineava la zona pedonale a 2 metri da parte a lui, proseguendo per la piazza, fra la gente. Così Pietro lo seguì per poi perderlo nella folla – non aveva più l'età per praticare lo “stalking”. Una sera di fine estate 2015, ritornato dalle vacanze romane, Pietro si recò nella residenza del locale chiuso accessibile a tutti, intento a registrare la parte di Lance LeGaul nell'ospedale fra i corridoi deserti. A Pietro piaceva molto recitare. Non fece in tempo a montare la videocamera che arrivò Lorenzo, riconosciuto dalla macchina che possedeva. Fece a mala pena in tempo a nascondersi dietro un grosso cespuglio con tutta l'attrezzatura che si era portato restando per più di mezz'ora nascosto e sperando fosse venuto solo a recuperare un qualcosa. Invece ci rimase tutta sera facendosi raggiungere anche dagli altri dello staff. Attese il buio Pietro per potersela svignare senza essere visto. In novembre poi, durante la serata del sabato sera, da dietro i giardinetti adiacenti nascosto fra gli alberi e il buio, Pietro, vedendo Lorenzo fare rifornimento delle taniche di birra poste dietro il locale. Gli urlò mentre ritornava dentro: “Lorenzo! Lorenzo!!” ma niente – così cerco di avvicinarsi al locale uscendo dal parchetto e arrivando sul ciglio della strada che separava l'area del locale da lui. All'improvviso sbucò fuori: “Pietro, si può sapere cosa vuoi? Vieni qua!” e mentre scattò via, lo sentì echeggiare “Non scappare, dai!”. Non lo rivede più, manco su Facebook che sparì dalle proprie “amicizie”. Lo rivide un ultima volta durante le vacanze di Natale, dopo Santo Stefano, del 2018, mentre passeggiava in giro per il centro di Gallarate con dei nuovi Amici. Lo vide da lontano venirgli incontro. Così Pietro con entusiasmo lo salutò: “Ohi, Lorenzo – ciao!” - “Ciao Pietro”, salutandolo con un sorriso sincero che fece fermare Pietro, vedendolo avanzare per la sua strada, alla propria destinazione prefissa. Sacri gli incontri di questo genere, del tutto inaspettati e perlopiù mentre stai vivendo con e per Altri. Uno dei ragazzi con la quale era in compagnia lo fece ritornare lì invitandolo a proseguire per la strada, dove erano diretti.
Nel 2014 però conobbe, a certa distanza, anche Valery. Lo intravide l'ultima domenica di settembre vicino a casa sfrecciando in bici, in direzione Legnano. Così Pietro, già appassito per una delle tante – Domeniche inutili – gli ritornò la voglia di vivere ad alta velocità e, mettendo i motori al massimo – quelle delle gambe, con l'adrenalina a mille, partì anche lui... per l'inseguimento! Raggiunse prima il liceo scientifico per aspettare i propri amici per poi spostarsi in gruppo verso il parcheggio del tribunale, dove era in corso il ritrovo annuale dei Boy-Scout. Pietro li seguì a distanza per poi andarsene sulla propria strada, promettendosi di rivederlo – in qualche maniera. La settimana successiva, il 4 ottobre, sabato, intrattenuto a casa di Oniq a Busto Garolfo per uno speciale su Giuni Russo, alle mezzanotte, lo rivide mentre rincasava in bici, alla 1 e 19 del mattino. Sì, era proprio lui – e riuscì, seguendolo poco a poco con la sua macchina, dal Toselli di Legnano, vedere dove abitasse – nella frazione del proprio paese! Lo rivide poi durante le vacanze natalizie mentre Pietro rincasava dopo una passeggiata a piedi, appena uscito dalla chiesa dove spesso si ritirava per la preghiera personale. Sempre in bicicletta, all'altezza della palestra di pallacanestro, lungo la pista ciclabile. Lo seguì con lo sguardo, attonito – era ancora lui! “Stanco” (-più sorpreso!) di queste coincidenze apparentemente casuali, diede una svolta a questo – caso – iniziando col tirare giù i cognomi nei “giardini di una volta”, cioè nel cascinato dove abitava. L'indirizzo se lo ricordava bene, ed ora una serie di cognomi da ricercare nello schedario per eccellenza: Facebook! Lo fece nel Mèc di Olgiate mentre mangiava solo, prima di spostarsi a Gallarate, per la sua solita passeggiata solitaria per le vie del centro. Riuscì quindi a rintracciarlo e fece il tragico errore, al momento della presentazione, via-chat, di rivelare tutti gli spostamenti dei 3 incontri fatti finora. Certo non se la prese bene, e invece di essere oggetto di curiosità – nuovamente Pietro risultò agli occhi degli altri una persona molto, molto scomoda. Continuò a scusarsi, ma niente. Valery, seppur la Buona Fede e le purissime intenzioni di Pietro, rifiutò categoricamente di conoscerlo di Persona. Si sentirono di rado, solo per Pietro che tentava, invano, di iniziare le conversazioni con un “Ciao come va?” ma le risposte erano sempre secche e finivano con la sua unica risposta “Bene, grazie, ciao.” senza più continuare alle successive parole di Pietro. Lo vide svariate volte, e nonostante le clacsonate e i saluti da parte sua, Valery non gliene ricambiò manco uno...


FINE SECONDA PARTE.




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Opera scritta il 19/04/2020 - 12:40
Da Pietro Valli
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