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Tu

Tu che chiedi alle brezze dove stia la verità
e porti in mano il pianto della condanna
ferisci ogni poro del mio pensiero
con suoni troppo aspri e coronari misteriosi
ti consumi tra le sentenze di un amore guerriero
che apre alle solitudini ai cocenti abissi del nulla
eppure muoveva verso di noi quel labile sorriso di una dea
che ci voleva ancora creature di un Olimpo nascosto agli avi
e danzavano sulle cene fredde i dialetti dei barbari
che depravavano le brutte chiese con cori blasfemi
e poi giunse lo squarcio di nubi che del re diede le sue rovine
ci portò sui rami degli alberi proibiti
lasciando ansie a ricamar ferite
ed erano feritoie le veloci insurrezioni dei tempi
che resero sangue alle nostre sfortune
mi chiedesti del mondo
delle sue mansuete bugie
ti diedi il suono di una conchiglia per spazzare la paura
ora mia donna cresciuta nelle gerarchie della morte
scavi ogni mio pensiero
con il sorriso di un inguine che tutto rischiara



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Opera scritta il 14/09/2014 - 04:09
Da LUCA SANTO
Letta n.1209 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Volevo scrivere forgiare, non forgaiare. Scusami.
Aurelio

Aurelio Zucchi 15/09/2014 - 16:34

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Apprezzabile l'impegno verso dopo verso per un testo dal tono classicheggiante, gradevole e pur tuttavia piuttosto complesso ad una prima lettura. Ti ho già letto altre volte su altri siti e so della tua capacità di forgaiare versi. Miglioro il voto proprio per questo.
Ciao
Aurelio

Aurelio Zucchi 15/09/2014 - 16:33

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