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Auschwitz

Recluse ombre e rinsecchite spoglie
prive di linfa e colme di dolore
dentro un perimetro di filo spinato
dove un tempo verdeggiava il prato.


Il vento diaccio di maestro
trinciava il fumo delle ciminiere
acre di morte e di color ferrigno
che nel respiro aveva il suo ristagno.


Chetato il vento, venne altro vento
e sangue mendico a sabbia mescolò
sicchè la storia, di fatti travolgenti,
di nuovi passi abbisognò.


Il tabernacolo è rimasto vuoto
intorno al desco non c’è più nessuno
e se anche la pietà volge all’oblio
vagheggia appena la speranza in Dio.



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Poesia scritta il 12/04/2025 - 10:00
Da Francesco Scolaro
Letta n.209 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


toccante, complimenti

Mary L 17/04/2025 - 21:21

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sono sempre io finalmente dopo tanto tempo e tante peripezie sono riuscito ad entrare in oggi scrivo. Bene veniamo a noi uhmmm il tema che tratti è molto toccante e deve farci ripensare a tutto quanto accaduto affinché non si ripeta gli eccidi sanguinari ... ma l'uomo pare si scordi perché dimentica facilmente. voglio sperare che da oggi in poi non sia più così
comunque bella poesia!

francesco6 curro 17/04/2025 - 09:37

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Un tema davvero toccante e che brucia sulle coscienze dell'umanità. Complimenti per la bravura e per il coraggio. Un caro saluto.

santa scardino 14/04/2025 - 11:41

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Come nella ricorrenza si dice:
"per non dimenticare."

Maria Luisa Bandiera 12/04/2025 - 13:53

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