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rv 6:32

Son poche le
palpebre alzate
imbrigliate
nei viaggi
quasi tutti uguali
dei pendolari.
Piuttosto appisolate da un rumore scandito che nel fare fruga
la mente
e porta
al suono sommesso dall'ascensore.
Ma Il vagone ha
anche teste basse rapite e riflesse da piccoli
visori
che riavvolgono
il film della medesima sera.
E già mi fermo
e mi penso:
vita di
tempo,
chi ruba il tempo
ruba la vita.
Poi, eppure invece ancor prima,
ho visto te
che tenevi mani al cielo e rosario tra le dita.
Con fare così difforme
in quell'angolo di finestrino
pregavi non so Chi e non so per cosa.
E guardai te
così nitido
che
la follia pareva
arrancare nell'aria dietro
a rimasugli di
sogni o di festa.
Di questo
questa sera almeno di Te
ho
ricordo.
E
nel racconto
mi fermo a raccogliere
stracci,
volati
dai finestrini sigillati,
"del 6:32", regionale veloce.


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Poesia scritta il 18/10/2025 - 09:47
Da Piccolo Fiore
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