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Tutti i santi giorni

Mi guardo. Senza specchio. Faccio scorrere gli occhi su tutto ciò che di me vedo. A tratti mi amo, mi coccolo e mi accarezzo. C'è voluto tempo, non poco. Non mi vergogno a dire che qualcuno mi ha aiutato, sono stati lo sguardo, la bocca e le mani di chi mi ha amato. Lì mi sono riflessa. Laghi specchiati dove soffiando ho mischiato le nuvole rosa e i temporali estivi, la nebbia ha reso gli occhi limpidi e i sassi tirati, tra i cerchi si sono persi.
Peccato che tu esisti ancora. Non so dove sei. Qui nel mio letto, a un chilometro da me o in una città lontana. Tu e il tuo fiato sul collo. Se sapessi a quale sottoinsieme di razza appartieni, ti metterei in vitro e lì ti lascerei. Senza ossigeno, senza luce. Perché tu non sintetizzi né l'uno né l'altro e hai bisogno di respirare l'alba e il tramonto altrui. Mi sei stato addosso. Nelle notti e nei pomeriggi afosi nascosto nella cicuta di un sospiro d'amore. I figli che ti do possono diventare per te una non sostenibile testimonianza di amore. È sopraffazione fisica, da sempre, da quando nasci un attimo prima o dopo di me. E le scale si colorano di rosso, quando ti do le spalle per andarmene con o senza un motivo per te valido.
Le scarpe rosse le tengo nella scarpiera e in una sera a primavera il tango di un violino chiama me e la luna a rivivere una passione e nella nuova stagione un nido chiude le ali per proteggersi dalla notte.
I segni rossi sul viso li faccio da bambina con la terra dei mattoni, gioco agli apache e lo faccio ancora, passo le dita intinte nei colori sugli spazi intorno a me, dipingo la fatica e il dolore col sorriso.
Il rosso lo tengo in un libro tra le pagine macchiate da una rosa regalata, lo sento su di me quando lascio che il tramonto risalga la mia pelle nuda, quando prima di un bacio devo fermarmi a guardare il bordo, oltre il quale so che mi lascerò andare.
Conosco gli uomini.
Accanto a me posso dare loro la mia mano, a volte si fermano a un passo da me
e mi cullano in un pensiero, a volte non mi vedono. Hanno la bellezza tra le mani, e carezze per le madri e storie da raccontare ai figli. Gli uomini a te dovrebbero parlare di quanta anima c'è nel viversi e nel lasciarsi, spiegarti che oltre il dolore c'è ancora amore.
Ma tu non cambi, non vuoi cambiare, da secoli un vuoto a perdere da relegare in un girone che non esiste. Digiuno di bellezza riesci solo a mangiare la mia, solo così potrai pensare che non esiste.
Fin quando tu sarai libero io non sarò mai davvero libera.
Noi non saremo liberi finché tu sporcherai coi passi il nostro stesso suolo.


Ho preso il titolo in prestito dal film di Paolo Virzì.




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Racconto scritto il 25/11/2020 - 12:51
Da Grazia Giuliani
Letta n.754 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Un bellissimo racconto scritto molto bene. Brava. 5*.

Alberto Berrone 14/12/2020 - 21:35

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Sai trovare immagini efficaci per rendere abbominevole la violenza sulle donne e calcarne il disprezzo.

mare blu 28/11/2020 - 22:09

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Correzione
ce la farà

Ernesto D’Onise 27/11/2020 - 10:00

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Molto belli gli interventi.
Ma siete sicuri che abbiano una efficacia sulla soluzione del problema che è EDUCARE al RISPETTO?
C’è gente che ogni giorno fa qualcosa per la parità e c’è la farà prima o poi. Quando, cioè, tutti capiranno che LIBERTÀ NON SIGNIFICA STARE SOPRA UN ALBERO a cagare su coloro che passano sotto. Meglio gli arrabbiati che scuotono l’albero, credetemi. Cominciate ad incazzarvi con chi vedete offendere un essere umano, uomo o donna che sia. Non festeggiate per la festa della donna: incazzatevi. Altrettanto il 25 novembre il 26, il 27...28...29... .........e ancora, e ancora..,

Ernesto D’Onise 27/11/2020 - 09:58

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Anche se non li firmi riconoscerei i tuoi scritti fra mille per l'intensità e la bellezza nella scrittura ed anche per come affronti temi così delicati.

Antonio Girardi 26/11/2020 - 09:10

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Ogni anno evidenziamo questo terribile tema, e scriviamo .... il tuo, Grazia, l'ho trovato un testo veramente interessante, è un po'come una lettera aperta verso coloro - i violenti - che continuano ad essere liberi quasi subito.
Nel tuo racconto hai evidenziato gli aspetti e le ferite che rimangono invece impresse nella mente e nel cuore di queste donne violate!
Grazie, è meglio di qualsiasi dibattito! Brava.

Maria Luisa Bandiera 26/11/2020 - 08:50

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Un racconto particolare che è una sorta di confessione ed un bilancio di vita, in cui il filo della storia si intreccia con la tematica generale della violenza fisica e psicologica sulle donne, sulla simbologia ad essa legata e sull'anelito di libertà a cui ciascuna donna dovrebbe aspirare

Afrodite T 26/11/2020 - 07:39

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Gentile Grazia, chiedo scusa per aver commentato il contenuto sul quale molti sono i punti di vista e non la parte puramente letteraria del testo che, come sempre, è per me impeccabile e non ho voluto ripetermi. Certo! Questa non è la sede per un dibattito.
Uno Ciao grande, grande...

Ernesto D’Onise 26/11/2020 - 03:03

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Ciao Grazia hai scritto un testo di grande spessore.Il femminicidio è un fenomeno drammatico che ha come unici responsabili gli uomini e la cultura che li sorregge!Bravissima Grazia

barbara tascone 25/11/2020 - 22:36

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Sovente capita che il femminicidio venga effettuato su donne che hanno già lasciato il fidanzato o il marito. I responsabili sono coloro che effettuano le violenze, non le donne che le subiscono. Pongo all’attenzione un altro spunto di riflessione:come mai ai tanti uomini che fanno violenza sulle donne non corrispondono altrettante donne che usano violenza nel confronti degli uomini? Beninteso sarebbe bello che la partita finisse 0a0

Anna Maria Foglia 25/11/2020 - 21:43

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Non intendo aprire qui un dibattito, altre sono le sedi dove si dovrebbe seriamente dibattere, solo chiarisco. ma già mi sembra chiaro che anche quando le donne denunciano, anche quando le donne se ne vanno, anche quando e poi anche quando e ancora e ancora...

Grazia Giuliani 25/11/2020 - 20:31

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Dicevo del coraggio. Per esempio di denunciare...di andarsene o, come scrive Ada:
“ e canto il mio dolore d’esser fuggita al dolore
per la menzogna di vita
per via della poesia.”
Star ferma a subire...NO

Ernesto D’Onise 25/11/2020 - 20:15

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Credo ci si debba tornare sul tema...
Comincio con il dire che la libertà non si debba aspettare che arrivi da altri. Non è cosa che si possa donare.
È probabile che una delle strade sia quella del coraggio.
Di cosa direte?
Beh, ognuno sceglierà la tipologia più appropriata sostenuta dalla “forza” del coraggio che ha + l’aiuto che si ha la fortuna di ricevere.
La libertà vera è una condizione umana assai complessa.
Ci vorrebbe un approfondimento di un saggio. Ma il saggio è libero?

Ernesto D’Onise 25/11/2020 - 18:14

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Il tema su cui oggi si riflette, la violenza sulle donne, è trattato con tua notevole sensibilità e con la tua grande capacità narrativa. Bravissima Grazia!

Anna Maria Foglia 25/11/2020 - 17:52

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Ehm, dunque... tempo fa iniziai così un commento, ci risiamo.
Iniziamo dal titolo: Guido e Antonia rendono una forza la loro diversità...
..."È il tuo dono vedere la bellezza e l’orrore delle cose di tutti i giorni. Non sei pazza per questo, soltanto diversa. E non c’è niente di male a essere diversi (Cassandra Clare).
Veniamo poi al testo: livello di scrittura altissimo per un tema difficile trattato con la bellezza di frasi pennellate qua e là, e l'orrore in immagini a dir poco poetiche.
Guido nel film era un portiere di notte: non posso che dire a tutte le donne che ciò che meriterebbero dagli uomini è...
"Ma la porterò via/Non l'abbandonerò/
La renderò partecipe/Di tutto ciò che ho/La porterò lontano/Per non lasciarla mai/E mi dirà, "Ti voglio/Per quello che mi dai/E insieme, dentro al buio che ci inghiotte/Non sarò più il portiere della notte" (E.Ruggeri)

Mirko D. Mastro(Poeta) 25/11/2020 - 17:50

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