Laura
Non aveva ricordi suoi di suo padre.
Morì quando era ancora piccola.
C'era una foto di lui in divisa da marinaio, con la "pizza" a trequarti, le mani in tasca, la sigaretta in un sorriso sorpreso, mentre guardava da un'altra parte.
Un rapporto contraddittorio con le fotografie.
A suo padre non gli piacevano, dove ci fosse lui, ovviamente.
Non potevano mancare, però, le foto del matrimonio.
Tre per l'esattezza, ma il fotografo doveva essere alquanto scadente o improvvisato e nella migliore lo ritraeva in posa con mamma, ma abbagliati dal sole. Lei con vestito bianco e cappello a tesa larga che gli copriva parte del viso. Elegante con un garofano bianco all'occhiello, la cingeva con il braccio sinistro.
Apriva la vetrinetta, spostava con cura la Kodak e sfilava l'album delle fotografie.
Ogni tanto, quando si sentiva sola cercava conforto in quelle istantanee.
Suo padre, per tutto il tempo che poté e per quasi ogni giorno, le aveva scattato una foto.
Nessuna posa, solo istanti di lei che cresceva.
Centinaia di fotografie che conosceva a memoria e, provvista di lente d'ingrandimento, cercava d'individuare in quei fotogrammi piccole tracce di lui.
Nel riflesso di una finestra l'intravedeva ancora in pigiama e con i cappelli spettinati.
Nella luce spenta dello schermo della tv, con una mano alzata a richiamare la sua attenzione e la bocca aperta a formulare una a.
In un primo piano, riflesso nell'iride dei suoi occhi, lo vedeva proteso verso di lei, pronto ad abbracciarla.
Morì quando era ancora piccola.
C'era una foto di lui in divisa da marinaio, con la "pizza" a trequarti, le mani in tasca, la sigaretta in un sorriso sorpreso, mentre guardava da un'altra parte.
Un rapporto contraddittorio con le fotografie.
A suo padre non gli piacevano, dove ci fosse lui, ovviamente.
Non potevano mancare, però, le foto del matrimonio.
Tre per l'esattezza, ma il fotografo doveva essere alquanto scadente o improvvisato e nella migliore lo ritraeva in posa con mamma, ma abbagliati dal sole. Lei con vestito bianco e cappello a tesa larga che gli copriva parte del viso. Elegante con un garofano bianco all'occhiello, la cingeva con il braccio sinistro.
Apriva la vetrinetta, spostava con cura la Kodak e sfilava l'album delle fotografie.
Ogni tanto, quando si sentiva sola cercava conforto in quelle istantanee.
Suo padre, per tutto il tempo che poté e per quasi ogni giorno, le aveva scattato una foto.
Nessuna posa, solo istanti di lei che cresceva.
Centinaia di fotografie che conosceva a memoria e, provvista di lente d'ingrandimento, cercava d'individuare in quei fotogrammi piccole tracce di lui.
Nel riflesso di una finestra l'intravedeva ancora in pigiama e con i cappelli spettinati.
Nella luce spenta dello schermo della tv, con una mano alzata a richiamare la sua attenzione e la bocca aperta a formulare una a.
In un primo piano, riflesso nell'iride dei suoi occhi, lo vedeva proteso verso di lei, pronto ad abbracciarla.

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Commenti
Grazie tante Maria Luisa! Una figura magari sfuggente, ma insostituibile.




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Un bel racconto.
E' certo che quando viene a mancare una delle figure più importanti, si rimane nella costante ricerca di quella figura che fa parte delle proprie radici.

E' certo che quando viene a mancare una delle figure più importanti, si rimane nella costante ricerca di quella figura che fa parte delle proprie radici.



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Grazie tante Grazia! È un vuoto con cui convive che ne lenisce il dolore.




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Ci sono tempi sospesi in questo testo, riesci molto bene a rendere rarefatto il ricordo che Laura tenta di ricostruire per colmare un vuoto.
Bravissimo
Bravissimo



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Grazie tante Barbara!





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La ricerca affannosa di quella figura paterna così tanto desiderata...dettagli descritti in modo coinvolgente!! Bellissimo Moreno


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Grazie tante Anna Maria, Aurelio e Giuseppe!..Non saprei che aggiungere.




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Moreno, mi hai colpito perchè tra le varie cose questo componimento si distacca totalmente dalle tue precedenti pubblicazioni dimostrando che riesci a destreggiarti in opere di ben altra tipologia.
Flash e flashback, un connubio funzionale, una scrittura fluida che circola nell'animo dei lettori. Quasi un collage narrativo.
I ricordi non sono soggetti a alcuna prescrizione, con le foto poi è un modo di riscoprirli o comunque di "adattarli" e di conseguenza mettono in moto i meccanismi più intimi della memoria e della nostalgia.
Fra le righe del componimento ci si va a ritroso coniugando con l'amore filiale, la lettura praticamente è un crescendo che scava come la goccia nella roccia... dei sentimenti.
Bravo Mo', alla proxima!

Flash e flashback, un connubio funzionale, una scrittura fluida che circola nell'animo dei lettori. Quasi un collage narrativo.
I ricordi non sono soggetti a alcuna prescrizione, con le foto poi è un modo di riscoprirli o comunque di "adattarli" e di conseguenza mettono in moto i meccanismi più intimi della memoria e della nostalgia.
Fra le righe del componimento ci si va a ritroso coniugando con l'amore filiale, la lettura praticamente è un crescendo che scava come la goccia nella roccia... dei sentimenti.
Bravo Mo', alla proxima!





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Un sofferto quanto tenero tentativo di ricerca affettiva pur nella poca disponibilità di mezzi. Un racconto nel quale ci si può identificare quando certe assenze vorremmo tornassero nitide, vive nelle nostre vite. Grazie!


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Scritto molto bene, racconta della tormentata ricerca della figura paterna, attraverso vecchi scatti che sembrano trasudare tutto il dolore per quella mancanza. Complimenti! 



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