Scrittura Creativa

     
 

La scrittura creativa è una palestra di allenamento per chi ama scrivere e vuole sviluppare il "muscolo" della fantasia.
Per dare uno stimolo abbiamo ideato una simpatica competizione. Mensilmente proporremo un tema diverso fornendo le opportune istruzioni.
Questo mese l'argomento è:

..fanne la descrizione fisica, e non solo

Le istruzioni sono:

Immagina di incontrare, all’improvviso, una persona o ritrovarti in un luogo che non ti aspettavi...


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Il miglior racconto sarà premiato con la pubblicazione nella prima pagina del sito per un mese con l'indicazione del vincitore.


 
     



RICERCA

     
 
INCIPIT (un personaggio entra in azione)

Le istruzioni sono:

Prosegui la narrazione partendo da questo incipit: "Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine."



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Opera non ancora approvata!

01/01/1970 - 01:00
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GIOVENTU' DIMENTICATA

Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine." Cris questo era il suo nome, una piccola orfana
che ogni mattino dopo aver ingoiato l'amaro caffè,come sempre si allontanava dal suo quartiere lo faceva tutti i giorni anche se pioveva. Lei cosi minuta,aveva una strana bellezza e un carattere ribelle, i suoi capelli un nido di vespe d'un nero corvino, un make up pesante per nascondere la... (continua)

mirella narducci 06/07/2016 - 14:04
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I colori di Sabrina

Non bastò la pioggia a lavare via quella sensazione, anzi, il grigiore di quella mattina fece sì che in lei quella tristezza si ambientasse e prendesse sempre più spazio. Sabrina non sapeva che nome darle, in ufficio, i progetti su cui stava lavorando rimasero esattamente dove li aveva lasciati il giorno prima: quel giorno non esistevano colori, avrebbe lasciato le mura di quella casa spoglie, pensava, come la sua anima grigia e vuota che forse aspettava solo di essere risvegliata.
Pensava di avere tutto: una casa, un marito che la amava, il lavoro dei suoi sogni, eppure sentiva che le mancava qualcosa, un'emozione che la scuotesse da quella statica perfezione. Marco se n'era accorto, lei era convinta di nascondere bene quel vuoto dietro ai soliti sorrisi, alle coccole sul divano davanti ad un film, alle uscite a cena con gli amici, eppure lui lo aveva percepito ed avevano la stessa grande e fottuta paura di guardarci dentro.
Quella sera Marco aveva invitato a cena una ragazza che av... (continua)

Denise Villa 13/07/2016 - 20:14
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Il giorno dell'ultima volta

Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, s’infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine.

Era il giorno dell’ultima volta, l’ultima di tante mattine cominciate molti anni prima.
Sul bus si ricordò il suo primo, surreale giorno di lavoro, in un piccolo ufficio decentrato. Si era presentata in perfetto orario, anzi con qualche minuto di anticipo, ma al suo arrivo aveva trovato tutto sprangato. All’interno non c’era nessuno, gli ... (continua)


Glauco Ballantini 06/07/2016 - 13:11
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Il nuovo mondo

Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso. Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, s'infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine…
e l’autobus, con la sua anima di ferro, sembrava l’unico vero protagonista della giornata.

Il bisonte corazzato si tuffava nelle pozzanghere, rovesciando valanghe d’acqua sporca sulle auto, le quali agitavano i tergicristalli... nella vana ricerca un mondo più pulito.
Il caos della strada faceva cornice per la confusione che ronzava nei... (continua)


Francesco Gentile 16/07/2016 - 19:46
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Opera non ancora approvata!

01/01/1970 - 01:00
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Opera non ancora approvata!

01/01/1970 - 01:00
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Il Tabarro

Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine.
Stanca e immalinconita, salì i gradini dell’autobus, si sedette al solito posto. Era tra le prime la mattina a salire sul mezzo e lo trovava sempre libero, le sembrava insieme al caffè bollente, un piccolo dono che il giorno le offriva, come un abbraccio di benvenuto .
Si sedette, osservando dal finestrino i passanti camminare a passo svel... (continua)

Carla Davì 28/07/2016 - 13:19
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L'autobus dei sogni

"Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso. Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine." Sembrava una giornata come mille altre, ma purtroppo non lo era, perché ben presto sarebbe accaduto qualcosa che le avrebbe cambiato la vita. Intanto l'autobus arrivava sempre con qualche minuto di ritardo, era vecchio e fatiscente, ma per lei era qualcosa di speciale; lo prendeva alle sette e venti, impiegava cinquanta minuti per c... (continua)

Savino Spina 07/07/2016 - 09:59
commenti 2 - Numero letture:1515

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su 3 votanti


La fine

Una tristezza indefinita la prese, una sorta di malinconia che per alcuni lunghissimi istanti la rese cieca e sorda, togliendole le forze ed il respiro. Appoggiò la fronte sul vetro freddo e chiuse gli occhi. Il vapore formatosi sulla finestra esaltò l’aroma del caffè. Guardò la tazza che racchiudeva fra le mani e le lacrime si sciolsero nel liquido denso.
Si scosse quindi da quello smarrimento improvviso, mandò giù il caffè in un sorso, si infilò la mantella scura sul vestito morbido, si passò la borsa a tracolla e, con il cappuccio calato sulla testa per ripararsi dalla pioggia, si diresse agile alla fermata dell’autobus come tutte le mattine.
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Agile e disperata.
I ricordi si accavallavano nella sua mente. Si erano conosciuti a Livorno, sulla magnifica Terrazza Mascagni. Lei, Laura, era in ferie e girellava per la Toscana, che amava tanto. Stava ammirando il mare, mosso e impetuoso, appoggiata alla balaust... (continua)

Marilla Tramonto 06/07/2016 - 16:00
commenti 13 - Numero letture:1337

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