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Un suonatore

Ho passato la vita, la mia vita a suonare
a cantare per gente che non sapeva ascoltare.
Le sere passate accompagnato dal vino
e da un desiderio svanito di quando ero bambino:
avrei voluto suonare ad orecchie migliori
e poter campare grazie ai miei pensieri.


L'industria mi ha tolto, le membra di dosso,
ma ho ancora gli arti per gettare l'inchiostro:
e queste parole, risuonano in piazza,
tra la gente che distrattamente passa.


Nel traffico intenso, di mille persone,
una ragazza piange, le mie parole.
Nel traffico intenso, di mille persone,
ad una ragazza, le ho scaldato il cuore.


Ora sto sempre, sempre li in piazza,
ma con quel cuore, con quella ragazza.
Parole mute con i suoi occhi mi incide,
mentre l'industria, ancora uccide...
Parole mute mi incide nel cuore,
mentre l'industria, condanna voci a morire.



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Poesia scritta il 23/06/2017 - 12:56
Da David Cravagno
Letta n.1162 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Un talento non riconosciuto, come non riconosciuto è l'amore da parte della ragazza può rimanere inciso sul cuore. Bella davvero. Giulio Soro

Giulio Soro 23/06/2017 - 18:20

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Davvero tante verità in questi versi che condivido ed apprezzo er il contenuto e la forma che presentano. Un saluto!

Grazia Denaro 23/06/2017 - 15:48

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Mi associo al commento di Teresa! Il talento è spesso trascurato nell'indifferenza della gente che preferisce all'arte due calci a un pallone. Io invece ti faccio i miei complimenti, la poesia è scritta ad arte e rende bene il concetto!

Paolo Ciraolo 23/06/2017 - 13:59

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Questa è una storia vera.Non sempre il talento viene premiato, spesso si premia la mediocrità.... Dipende dal Businness.
Hai però trovato due occhi che su inteneriscono e due orecchi che apprezzano ciò che dici.
Ti auguro fortuna!

Teresa Peluso 23/06/2017 - 13:41

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