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Ad un amico

I passi lenti rimbombano all’ombra
della quiete degli sguardi spenti,
tante vite spezzate appese ad un muro,
mi sobbarcano il cuore di dolore.
Conosco questa sofferenza bene,
eppure ci ritorno ogni volta,
vorrei comprendere qualcosa della vita
dove essa regna per sempre muta.
Quale coraggio ti spinse a compiere
il fatale ultimo disperato gesto?
Non si è forse più coraggiosi nel continuare
a soffrire in vita ogni momento?
Quale orizzonte volevi nel fondo
di quello sguardo sempre azzurro?
Non è forse più affascinante continuare
a remare alla scoperta dell’ignoto?
Il vuoto che adesso lasci nel cuore mio,
chi potrà colmarlo? Rispondi Claudio?
Non è forse più eccezionale continuare
a vivere in una lacerante attesa?
Il tuo volto impresso sulla lapide,
mi strazia e mi strazia ancora il cuore,
riesco a vedere la mia stessa tristezza,
la certezza di una penetrante sofferenza.
Lacrime amare bagnano il freddo marmo,
poi però, la pioggia scende a lavare la tristezza,
ti prego di essere felice sempre, ti ringrazio,
senza la tua debolezza, io non sarei stato così forte.


Luigi Brambillaschi



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Poesia scritta il 07/11/2025 - 10:52
Da Luigi Brambillasch
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