il legame che avevo
con il gigante del fuoco,
dalla sua bocca splendente
vi era un sole di unera
che finė per mano del gelo.
I miei occhi non erano
che spoglia di umane vite
perse per la furiosa guerra
dell'aldilā mancato,
ma una luce era sempre presente
nelle vecchie conoscenze
di un ricordo dambra.
Un abbraccio per il mondo
che finė nella fossa
ma che riuscė ad emergere
per mezzo del bambino d'oro,
opera millenaria
di un amorevole padre sapiente.
Queste generazioni
di fabbricanti di chiavi arrugginite,
tempi del ferro infuocato
e delle spade
fatte di sassi lucidi.
Le dubbiose provenienze
di un sospiro alato, sopra il mare
sospiri che evocavano
il vento salato
dell'addio primordiale.
Quanti ricordi nei loro gesti,
piccoli sguardi di pietre calcaree
uniti insieme dai rami
delle piante secolari.
Un tuffo nell'accecante oblio,
nell'oscuritā luccicante,
quando anche il respiro
viene rapito dal mattino.

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