AL BUIO IN UNA CAVERNA
Le istruzioni sono:
La scena si svolge in una caverna. Il protagonista, assieme ad altre persone, si ritrova improvvisamente al buio. Quali sono i suoi pensieri e le sue preoccupazioni? La grotta ha dei pericoli. Cosa succederà? Quale sarà la conclusione? Scrivere una storia così ambientata.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Effetto collaterale
Ero in una situazione tragica ma ignoravo come vi fossi finita. Non mi era possibile ricostruire gli eventi perché, atterrita com’ero, non avevo la lucidità necessaria per pensare e ricordare. Una cosa mi era chiara: ero con un gruppo di amici nella grotta di Montellalto ed ora mi trovavo, sola, in un anfratto roccioso umido e buio nell’assoluta impossibilità di muovermi e di capire cosa potessi fare per venire fuori da una condizione che mi pareva senza scampo.
Tastavo ripetutamente, con un accanimento disperato, il terreno intorno a me, in tutte le direzioni ma….niente... non mi ritornava nessuna sensazione che mi fornisse un’informazione o mi infondesse una speranza: solo un umore fangoso mi si attaccava alle dita che avvertivo appiccicose e maleodoranti, mentre dalla volta dell’angusta cavità in cui ero prigioniera cadevano, con una certa regolarità, gocce di acqua che mi bagnavano la fronte come sudore profuso.
Non c’era spazio per nessun altro pensiero: solo la certezza di essere prossima a morire occupava la mia mente. Alla morte avevo pensato spesso ma questa situazione era ben diversa dall’astrattezza delle riflessioni da me spese sulla nostra condizione di essere mortali, cioè “destinati” a finire. Qui, per me, l’evento si sarebbe consumato nella più grande solitudine e con modalità particolarmente tragiche: come fermare il battito impazzito del mio cuore, come vincere l’angoscia del terrore che invadeva ogni fibra del mio essere? Un tremito incontrollabile scuoteva il mio corpo mentre dalla gola, non governato dalla mia volontà, fuoriusciva un lamento flebile ma persistente.
Avevo immaginato o, meglio, paventato, tanti modi per uscire di scena: malattia incurabile, incidente automobilistico, assassinio, infarto, persino un’eruzione vulcanica ma questa fine non l’avevo mai considerata : terminare i miei giorni in un budello roccioso oscuro per aver inconsapevolmente smarrito la strada e perso i contatti con i miei compagni di gita…...e loro, che facevano loro mentre io mi dibattevo tra terrore ed orrore?..... Meglio concentrarsi su una preghiera che dare adito a risentimenti, per quanto giustificati…...certo, meglio pregare, chiedere perdono per il male commesso, sentirmi meritevole per quello ricevuto e perdonato, pentirsi per le parole non dette, rammaricarsi per quelle dette…….
Noooooooo…... gridare aiuto, aiuto, aiutoooooo...accasciarmi finalmente per sentire meno dolore, non opporre la resistenza dell’attaccamento alla vita per affrettare la fine, lasciarmi andare , rassegnarmi per non avere più paura, tendere le mani nella speranza impossibile che qualcuno le afferrasse…..anelare alla luce dopo tanta oscurità…….morire…. sì.…….morire…. ahhhhh…..morire……….
—Signora….…...stia tranquilla…….tenetele le mani…..non deve toccarsi gli occhi…….è agitata…...ma si sta già calmando………..è un incubo, sì, si tratta di un incubo, un possibile effetto dell’anestetico...
Sì, qualcuno mi reggeva con forza le mani…...mi aggrappavo ad esse fiduciosa ……..sentivo il respiro farsi più regolare, l’affanno placarsi……. c’era ancora buio intorno a me……ma finalmente sapevo dov’ero………….lo vedevo il chirurgo chino su di me ……….mi scrutava , mi osservava con insistenza………sembrava soddisfatto……….mi faceva domande, mi rassicurava: l’operazione riuscita mi restituiva la vista …………...ma io ero appena uscita da un inferno e mi sentivo ritornata alla vita……..come potevo spiegarlo?
Tastavo ripetutamente, con un accanimento disperato, il terreno intorno a me, in tutte le direzioni ma….niente... non mi ritornava nessuna sensazione che mi fornisse un’informazione o mi infondesse una speranza: solo un umore fangoso mi si attaccava alle dita che avvertivo appiccicose e maleodoranti, mentre dalla volta dell’angusta cavità in cui ero prigioniera cadevano, con una certa regolarità, gocce di acqua che mi bagnavano la fronte come sudore profuso.
Non c’era spazio per nessun altro pensiero: solo la certezza di essere prossima a morire occupava la mia mente. Alla morte avevo pensato spesso ma questa situazione era ben diversa dall’astrattezza delle riflessioni da me spese sulla nostra condizione di essere mortali, cioè “destinati” a finire. Qui, per me, l’evento si sarebbe consumato nella più grande solitudine e con modalità particolarmente tragiche: come fermare il battito impazzito del mio cuore, come vincere l’angoscia del terrore che invadeva ogni fibra del mio essere? Un tremito incontrollabile scuoteva il mio corpo mentre dalla gola, non governato dalla mia volontà, fuoriusciva un lamento flebile ma persistente.
Avevo immaginato o, meglio, paventato, tanti modi per uscire di scena: malattia incurabile, incidente automobilistico, assassinio, infarto, persino un’eruzione vulcanica ma questa fine non l’avevo mai considerata : terminare i miei giorni in un budello roccioso oscuro per aver inconsapevolmente smarrito la strada e perso i contatti con i miei compagni di gita…...e loro, che facevano loro mentre io mi dibattevo tra terrore ed orrore?..... Meglio concentrarsi su una preghiera che dare adito a risentimenti, per quanto giustificati…...certo, meglio pregare, chiedere perdono per il male commesso, sentirmi meritevole per quello ricevuto e perdonato, pentirsi per le parole non dette, rammaricarsi per quelle dette…….
Noooooooo…... gridare aiuto, aiuto, aiutoooooo...accasciarmi finalmente per sentire meno dolore, non opporre la resistenza dell’attaccamento alla vita per affrettare la fine, lasciarmi andare , rassegnarmi per non avere più paura, tendere le mani nella speranza impossibile che qualcuno le afferrasse…..anelare alla luce dopo tanta oscurità…….morire…. sì.…….morire…. ahhhhh…..morire……….
—Signora….…...stia tranquilla…….tenetele le mani…..non deve toccarsi gli occhi…….è agitata…...ma si sta già calmando………..è un incubo, sì, si tratta di un incubo, un possibile effetto dell’anestetico...
Sì, qualcuno mi reggeva con forza le mani…...mi aggrappavo ad esse fiduciosa ……..sentivo il respiro farsi più regolare, l’affanno placarsi……. c’era ancora buio intorno a me……ma finalmente sapevo dov’ero………….lo vedevo il chirurgo chino su di me ……….mi scrutava , mi osservava con insistenza………sembrava soddisfatto……….mi faceva domande, mi rassicurava: l’operazione riuscita mi restituiva la vista …………...ma io ero appena uscita da un inferno e mi sentivo ritornata alla vita……..come potevo spiegarlo?

Letta n.1392 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Al mio risveglio ho trovato il tuo commento; è stato un bel modo di cominciare la giornata. Un saluto e un grazie di cuore. Aurelia


--------------------------------------
Un bel racconto, dove l'inconscio si fa protagonista, e l'abilità narrativa sfrutta il pathos, denso e coinvolgente, fino all'epilogo..





--------------------------------------
Grazia e Margherita vi ringrazio per i vostri commenti garbati e generosi e che mi sono giunti particolarmente graditi. Non c’è che dire ,i vostri nomi vi rappresentano. La grazia è bellezza, semplicità,finezza e Grazia le riversa in tutto ciò che pensa e scrive, margherita è etimologicamente la perla e Margherita ne ha tutto l’incanto,la delicatezza, la purezza che trasferisce nei suoi comportamenti e nelle sue opere.Vi saluto augurandovi una serena notte.


--------------------------------------
Paura anzi terrore,arrivano a chi legge la tua scrittura;l'inspiegabile esiste che sia dentro o fuori di noi...
Complimenti Aurelia
Buona domenica

Complimenti Aurelia
Buona domenica



--------------------------------------
Un effetto collaterale che cattura per il tuo modo di saper raccontare, creando suspense ed emozione... alcune cose non si possono spiegare, accadono e basta!
Complimenti Aurelia e buona domenica

Complimenti Aurelia e buona domenica





--------------------------------------
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.