Parole in libertà
RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
Il suono dei miei ingranaggi Che cosa pensi? Me lo hai chiesto col sole, di pomeriggio. Sento troppo, mi hai detto. Dentro, dove è stato facile a volte ferirmi. Lo hanno fatto l’invidia, e la vita. Ma continuo a credere alle persone, e a te… sono così.
Io credo che tu la tua parte di poesia l’abbia già scritta o pensata, e forse ci siamo conosciuti per questo… anche se i poeti sono umani con tutte le loro imperfezioni, anche se non posso garantire di non farti soffrire sarò qui per te. Sono un ottimo ascoltatore, sai? Solo… amo più pensare che parlare. Raramente mi annoio da solo. Mia moglie, mi piacerebbe un giorno vi conosceste, dice che interiorizzo molto. A dirla tutta, forse troppo. Spesso le parole sono un compromesso… così non ne userò molte. La scrittura credo mi abbia scelto per raccontare delle storie, quella della nostra amicizia per esempio. Vengo da quei giardini dove è più facile contare le foglie che cadono piuttosto che i fiori. Anch’io vorrei invecchiare con i tuoi pensieri, i miei li troverai... (continua) Mirko D. Mastro 10/05/2020 - 08:24 commenti 12 - Numero letture:865
Ecco fare il suo ingresso Mario L’ottusità, sapete, non mi crea fastidio. Dopotutto non è che un’accozzaglia di suoni con poca risonanza. Ciò che mi indispone è la malacreanza.
Stavamo nel giardino del padrone di casa tra alberi “diamantati di brina (…) vestiti a festa (…) col sole”, solo poche ore prima “superbi nel grigiore dell’alba ignorando il destino e carezzando il sogno”, a verseggiare “talvolta catturar le parole e con esse giocare per descrivere sogni o verità sommerse”. Il padrone di casa Adriano, una specie di Saba versione “ginocchia sempre sbucciate” e “i calzoni corti non come ora che i bambini nascono con i pantaloni lunghi”, ci invita ad entrare nel suo salotto letterario in cui noi amanti della poesia e dei racconti ci troviamo quasi sempre a nostro agio. Un poeta conservatore, in quanto a mio pensare la poesia a suo giudizio richiede strutture tradizionali e un linguaggio onesto capace di descrivere la realtà che viene presentata. Ad ogni modo… all’interno continuiamo a poetare “con un verbo solt... (continua) Mirko D. Mastro 12/05/2020 - 16:30 commenti 6 - Numero letture:798
Sei come la musica addosso (più di qualcuno…) (…guardò in alto)
In questo stesso sabato pomeriggio (Lei, 2/3)... (continua) Mirko D. Mastro 21/07/2020 - 18:36 commenti 11 - Numero letture:870
Celeste -Di mirtilli e biancospino Celeste, quella della scrittura Milano sotto il paltò, era tornata.
Svanì dal finestrone della cucina una mattina di nebbia. Ora era lì di fuori. I capelli bagnati dalla pioggia come i miei baffi dal caffè, con le ali inzuppate lungo i fianchi. Io sono quello di un altro racconto, con la stessa sensazione di completezza e di appagamento senza ragione nel rivederla. Tutti quei desideri taciuti in quell’attimo mi fecero le fusa appena sotto il cuore. Gonfiai lo sguardo oltre la pioggia, e mi parve fosse proprio lei in un nuovo capoverso della fiaba, nel mio sussurrare buongiorno attraverso il vetro. Annuii. Mani affusolate, capaci di parlare al petto, tanto belle non si scordano. Quanti segreti, invece, hai tenuto per te Celeste… sempre che questo sia il tuo nome. Non ho mai conosciuto davvero la tua vita, fatta forse di spazi rubati al tempo. Spazi i miei che hai riempito, per poi restituirmi vuoti. Lì fuori ora mi apparivi così estremamente fragile. Aprendo la porta, come inchio... (continua) Mirko D. Mastro 14/05/2020 - 16:34 commenti 8 - Numero letture:660
Celeste- Dolce bacca su rami spinosi Da quell’alba nebbiosa di maggio in cui Celeste era riapparsa dallo specchio segreto del finestrone della cucina, i tempi tra le nuvole di un caffè macchiato e un nuovo modo per raggiungerci tra le lenzuola erano sempre più brevi. Ci provavamo ad inspirare il soffio della primavera che iniziava a colorare le strade, ma quello delle nostre anime ci riportava in pochi minuti ai suoi fianchi gocciolanti di rugiada, vestita solo delle mie carezze, ai baci.
Lei si era trasferita a Milano e stava da me con quel suo computer, faceva smart working diceva, e io chiesi l’aspettativa dal lavoro. Ogni scusa, ogni occasione era quella giusta per fare l’amore. Cominciavo a convivere con i mostri sotto il letto, e credo non potessi fare più a meno delle notti che si divertivano a disegnarmi le occhiaie. Quella mattina Celeste dormiva, quando iniziarono a girarmi nella testa pensieri come foglie sul marciapiede, su se stessi… un mese prima era stato il suo compleanno. Volevo regalarle qualcosa che s... (continua) Mirko D. Mastro 16/05/2020 - 16:46 commenti 11 - Numero letture:795
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