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L'ansia di avere l'ansia

Quando dico di soffrire di un disturbo d'ansia le persone si limitano a sorridermi e a ripetermi quella terribile formula "ma dai, non hai niente, andrà tutto bene". E apparentemente forse è vero: il cuore mi batte all'impazzata, ma da fuori il mio petto non fa il minimo movimento; la testa mi gira senza sosta, ma in realtà è sempre ferma al suo posto; la mia vista è appannata, ma nessuno se ne rende conto; e le mie gambe tremano, ma io non perdo la capacità di camminare; per non parlare del freddo, poi del caldo, poi di nuovo freddo.. e di quella soffocante voglia di vomitare tutto il male che mi corrode e mi consuma. Ma per il mondo esterno io non ho nulla, giusto? E' proprio questo il problema dell'ansia: da fuori sembriamo a posto. Per qualche strano motivo se non hai un dolore fisico, allora sei in gran forma. Ma la verità è che un sorriso non aiuta un problema psicologico. Lo alimenta e ci fa male, perché è come se nessuno prendesse sul serio il nostro disagio. Più volte quando ero in coda al pronto soccorso per una crisi d'ansia ho pregado Dio, affinché mi diagnosticassero un malore fisico curabile e non questa bestia che mi divora dall'interno. "I suoi esami del sangue sono perfetti. Le consigliamo un percorso terapeutico" dicevano. Come se io non fossi la prima a credere nella terapia del dialogo, nell'essere aiutati da un esperto che non ti giudichi. Ma nonostante questo ogni giorno mi sembra di non progredire. O meglio: ad ogni passo avanti ne corrisponde uno indietro. Ci sono mattine in cui mi sveglio e ho la forza di affrontare lo studio, il lavoro, quell'amica con la quale avevo discusso, i miei genitori che mi richiamano.. E in quei momenti mi sento davvero invincibile e soprattutto sollevata. "Forse mi ha lasciata andare" penso. Ma poi ritorna, come se si divertisse ad illudermi di essere guarita. Appena apro gli occhi sento già un peso enorme sul petto, che mi schiaccia e mi impedisce di respirare. Tutto ciò che il giorno prima mi sembrava facile, ora lo trovo difficile. Come guidare nel traffico, andare al cinema, in un locale affollato, fare un viaggio, vivere. Non riesco più a pensare lucidamente, come se fossi rinchiusa in una stanza di pochi metri quadrati, senza porte e senza finestre. Ma la parte più terribile è che sono completamente sola in quella stanza, in quanto prigioniera di me stessa. L'ansia non mi lascia scampo, mi fa pensare al peggio ogni volta. Mi fa pensare alla morte. Ogni giorno desidero di non essere fatta così, di poter sorridere e di non vivere sempre con la minaccia di quella affilatissima spada di Damocle. Per non parlare poi delle relazioni sociali: con questo problema avere fiducia in qualcuno diventa sempre più impossibile. E quando vorrei aprirmi perché finalmente non ho l'ansia, mi viene l'ansia di avere l'ansia (non ha senso e lo so bene). Il mio psicoterapeuta però dice sempre che avere paura della paura è umano. Ma questo non mi conforta per niente.
Quando dico di soffrire di un disturbo d'ansia è un avvertimento, è un mettere le mani avanti; ma al tempo stesso un ringraziamento per tutti quelli che mi hanno scelta comunque.



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Opera scritta il 30/01/2017 - 14:25
Da Enapia .
Letta n.1748 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Scrivere aiuta a lasciare le emozioni sulla carta e a liberare la mente continua a scrivere sarà terapeutico! Un bacione
P.S. racconto molto ben scritto 5*

Francesca B 31/01/2017 - 13:00

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Il tema trattato purtroppo è molto diffuso in una società frenetica e convulsa come la nostra.So bene di cosa parli e della sensazione orrenda di sentirsi quasi paralizzati nel vivere nel quotidiano.Purtroppo bisogna imparare a conviverci cercando di non permettere che ci condizioni in modo totale.Scrivere può essere un modo per attutirla.Ciao e alla prossima.

Anna Rossi 31/01/2017 - 06:17

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Scrivi bene, sorprendi l'ansia impegnandoti in qualcosa che ti piace fare, che richieda tutta la tua attenzione...concentrati a scrivere un libro...Insomma, raggira l'ostacolo!
Racconto ben esposto, con cognizione di causa.Auguri!!!

Teresa Peluso 30/01/2017 - 22:18

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Un racconto è un racconto e non necessariamente deve essere autobiografico. Certo che gli accurati dettagli e la precisione con cui tu descrivi le sensazioni lo fanno pensare. Non ci sono consigli da dare
, non me la sento. Posso capire però dato il mio carattere migliorato con l'età. Brava per come hai raccontato.

Giulia Bellucci 30/01/2017 - 17:56

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Mi permetti un consiglio che ti sembrerà scontato, ma, credimi, non lo è.
Quando l'ansia ti assale, tu ignorala, ignora i disturbi ( sai già che non è niente di fisico) e mettiti a fare altro, anche se non ti va!
Non affidarti troppo agli altri: la vera forza sta dentro di te, fidati!!
Scrivi molto bene... ciao

Mimmi Due 30/01/2017 - 16:50

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